di Francesco De Luca
Il Comune di Ponza ha sottoscritto un atto con l’ Azienda Acqualatina affinché sull’isola operi un dissalatore, a supporto dell’acqua potabile che si riceve tramite le bettoline. Questo è un atto a cui bisogna dare seguito fattivo, pena un contenzioso infinito e dall’esito incerto.
Quell’ atto fu scellerato e compiuto da una amministrazione locale chiusa ai bisogni dell’isola e degli isolani, e tesa a liberarsi (non a risolvere) di criticità gestionali, ataviche per Ponza, ossia la questione dell’approvvigionamento idrico e della gestione della rete idrica.
Inutile è ora soffermarsi sulle ragioni del passato. Importante è affrontare la realtà odierna.
La realtà attuale vede Acqualatina presentare progetti che tendono a rendere l’opera (l’installazione del dissalatore) meno invasiva per l’impatto ambientale, e dunque accettabile nella sua dimensione strutturale. In più si dice pronta a opere collaterali all’impianto stesso. Insomma la sua proposta appare conciliante e collaborativa. Il che dimostra come Acqualatina sia cosciente dello stravolgimento insito nell’installazione e nel funzionamento dell’opera, altrimenti avrebbe una posizione più rigida in virtù della necessità dell’opera, del tutto opinabile (la necessità).
Tutto questo per una ragione tanto evidente quanto taciuta: il micro sistema ecologico in cui Ponza vive è fragilissimo. Ogni minimo mutamento si riverbera nel sistema danneggiandolo. Senza rimedio. Soltanto danneggiandolo irreversibilmente.
Ora, poiché Ponza si sostiene sull’economia turistica, occorre che l’aspetto naturalistico venga NON modificato ma semplicemente e unicamente protetto.
In questa ottica il dissalatore, per quanto presenti garanzie dal punto di vista paesaggistico, non può, e lo sottolineo, non può garantire che non si stravolga l’ecosistema naturale dell’isola. E questo non se lo può permettere Cala dell’ Acqua, non i Fornesi, né i Ponzesi tutti.
Il dissalatore, anche nei suoi modelli ultimi più sofisticati, si deve servire di mezzi chimici per rendere potabile l’acqua del mare e, nel farlo, dovrà produrre materiale di scarto. Da smaltirsi. In qualsiasi modo si faccia ciò avverrà a detrimento dell’ecosistema che rende le isole ponziane fascinose e appetibili turisticamente.
Ove le condizioni ambientali lo permettono, nel mondo, i dissalatori sono ritenuti provvidenziali. E ciò non è messo in discussione, né vale l’argomento: ma questo significa negare il percorso verso il futuro. Lo stiamo già vedendo ora: il cammino verso il futuro sta avvilendo il territorio e il suo intreccio ecologico. Senza un controllo sul flusso turistico, sulle presenze dei natanti in ormeggio, sulle fonde dei natanti nelle cale, l’isola e la sua caratteristica naturale si deteriora, il borgo collassa senza contraccolpi per una residenzialità più stabile.
Del dissalatore non si ha bisogno. La quantità d’acqua potabile per ora non richiede aumenti. Per il futuro vanno cercate soluzioni nella storia: potenziamento e ripristino delle piscine esistenti (familiari e di quartiere).
Che non si alteri l’equilibrio ecologico dell’isola: l’unica ragione che ancora permette alla comunità residente di opporsi alla fuga invernale!
E il contenzioso? Non si vive col timore del futuro. Esso va affrontato con intelligenza e determinazione. Il futuro si scrive oggi.