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Molte volte compare la qualifica di ‘intellettuale’. Con disprezzo invidioso degli ignoranti, dei praticoni, di quelli che s’approcciano ai problemi senza la decenza di una stracciata conoscenza, per cui tutto è riferito al becero interesse ‘di pancia’. Per loro l’intellettuale “sta ’ncopp’a luna”, non dentro le logiche delle parti… perciò abbaia alle stelle… mentre i fatti (gli affari) si compiono.
Si parla di ignoranza e pertanto questo giudizio ingloba quasi tutti coloro che pensano all’economia come motore della storia. Gli intrallazzatori, i sapientoni a tanto al chilo.
I politici da parte loro invece non mancano di basi dottrinarie ma sono asserviti all’ accomodamento, alla spartizione consociata. E anche per loro l’intellettuale è un vanesio, un esaltato e perciò inconcludente.
Di politici in verità a Ponza non se ne incontrano. Piuttosto ci si imbatte in gente che si inventa politico. Quelli si’, tanti. Alcuni boriosi, altri imbranati, altri attenti, ma nessuno che abbia nella mente e nel cuore l’interesse comune. Soltanto. Sempre accompagnato con un altro interesse: quello partitico, quello della propria consorteria, quello personale. Più interessi insieme, e perciò con un occhio all’isola e uno allo specchio di mare, con un occhio alla contrada e uno al benessere generale, con un occhio alla propria ambizione e uno agli affari generali.
L’intellettuale è ritenuto moralista perché tiene d’occhio alla coerenza fra il dire e il fare, e perciò tenuto lontano; è ritenuto fantasioso perché vuole ragionare di futuro, e perciò inadatto a districarsi fra le incombenze pratiche dell’oggi; è inavvicinabile perché non cambia pelle con le stagioni amministrative, e perciò inaffidabile.
C’è un criterio consolidato per distinguere l’intellettuale: la solitudine, o meglio, l’apparente solitudine. Giacché’ non frequenta crocchi, non le cene d’affari, non le amicizie interessate. L’intellettuale sta da solo. “Nella sua torre d’avorio’, si dice, sbertucciandolo. No, non è una torre perché è fatta di parere storici, di letture, di compagnie letterarie. E’ carta straccia, non pietra basaltica. E non è elitaria perché le sue riflessioni le desume dalla gente che incontra sulle banchine, nell’attesa per entrare al Conad.
L’intellettuale trova i compagni nelle condizioni sociali e non nell’opportunismo di dare ragione a tutti. Questo sì, è causato dalla mancanza di coerenza, dall’incapacità di ammettere che ci si è sbagliati, di guardare alla realtà con occhi nuovi. E già… questa è la scommessa intellettuale di questo tempo pandemico. La realtà isolana va ripensata. Come? Un interrogativo (per non infierire), uno solo per tutti: come rendere l’isola, la sua vivibilità e la sua sostenibilità economica più vicine ai dettami ecologici?
È una domanda? No, non è soltanto una domanda, piuttosto un programma di vita. È un modo di affrontare la realtà in modo intelligente e adeguato alla realtà che ci sommergerà a breve.
Chi può rispondere a questa sfida? Tutti, tutti noi, ognuno col suo contributo di conoscenza e di esperienza.
A che vale se no essere intellettuale?
Emilio Iodice
25 Giugno 2020 at 17:25
I miei complimenti Franco. I tuoi scritti ci fanno sempre pensare. Sì, anche riguardo all’essere un “intellettuale”. Comprendere questo tipo di pensiero è essenziale per la vita stessa. Alcune citazioni di alcuni intellettuali giganti completano ciò che hai proposto:
“Un intellettuale? Sì. E non negarlo mai. Un intellettuale è qualcuno la cui mente si guarda da sola. Mi piace questo, perché sono felice di essere entrambe le metà, l’osservatore e l’osservato. ‘Possono essere riuniti?’ Questa è una domanda pratica. Dobbiamo andare fino in fondo. ‘Disprezzo l’intelligenza’ significa davvero: ‘Non posso sopportare i miei dubbi.’ “Albert Camus
“Che cos’è un intellettuale? In generale, qualcuno si dedica seriamente a quella che veniva chiamata la “vita della mente”: il pensiero perseguito non strumentalmente, per il bene degli obiettivi pratici, ma semplicemente per il gusto di conoscere e comprendere “.
Gary Gutting
“L’uomo d’azione ha il presente, ma il pensatore controlla il futuro”.
Oliver Wendell Holmes
Emilio Iodice
25 Giugno 2020 at 17:52
Caro Franco: permettimi un altro commento con una storia. Anni fa, ho avuto il privilegio di fare colazione a Parigi con un gigante della tecnologia americana. Aveva un problema. La sua azienda aveva bisogno di fare un grande salto dal fornire nuovi gadget alla creazione di cose che avrebbero rivoluzionato il modo in cui pensiamo, agiamo e comunichiamo. Aveva bisogno di trovare un nuovo vicepresidente della tecnologia. Abbiamo parlato a lungo di idee e profili delle persone.
Si stava concentrando su un tecnico per il ruolo, che comprendeva gli elementi degli interni dei prodotti. Ho suggerito, invece, di concentrarsi sull'”intelletto”. Di tecnici che potevano fabbricare nuovi computer ce n’erano molti, a disposizione. Le persone con idee, che sfidano il modo in cui pensiamo e facciamo le cose sono ciò di cui abbiamo bisogno per fare il salto per l’umanità in una nuova era che cambia il mondo. Decise, dopo la nostra discussione, di selezionare una donna che aveva una laurea in letteratura inglese e poco sapeva di tecnologia. Questa “intellettuale” alla fine ha contribuito a creare l’IPOD, l’IPAD e l’IPHONE.
La persona con cui ho fatto colazione quel giorno si chiamava Steve Jobs.