di Francesco De Luca
.
Ieri mi sono incontrato con zi’ ’Ntunino. La giornata era di una gradevolezza appagante. La natura è munifica con Ponza in quanto a profumi, a dolcezza dell’aria, a paesaggi. Tutte sensazioni già conosciute ma il godimento fa apparire tutto nuovo, esaltante. E’ la vera ricchezza di Ponza: la bellezza della natura!
Il viottolo si insinua fra poderi divisi da parracine. La vite vi è coltivata con solerzia. Nel sentiero compare un contadino. Lo conosciamo perciò ci soffermiamo nei saluti e nei convenevoli soliti. L’età è quella di chi ha dismesso da tempo il mestiere e ora passa il tempo a dialogare con un giardino. Per sentirsi vivo, per trovare motivi per imprecare o per inorgoglirsi. Gli abiti sono quelli da lavoro e la persona, nell’insieme, non è curata.
Notiamo qualcosa io e ’Ntunino e, dopo averlo salutato ed esserci allontanati, ne discutiamo.
Nei pantaloni, sotto le brache, era evidente una colatura bagnata. Segno che l’uomo non aveva ben trattenuto l’urina, e si notava.
La vecchiaia fa di questi scherzi! Perché il corpo non è più padrone delle sue funzioni. L’organismo ha delle carenze, delle cadute… e lo evidenzia.
Zi’ ’Ntunino mi guarda fitto. La smorfia del suo viso è interrogativa. Ma qual è la domanda? Lui tace e io non riesco a interpretarla. Alla fine sbotto e gli chiedo: “Cosa vuoi dire?”
Zi’ ’Ntunino muove la testa, avvilito e sconsolato, gli occhi sgranati e le braccia si aprano. “Ma insomma… cosa vuoi dire?”
“Accussì simmo iute a fenì… ce pisciammo sotto e nun ce n’ accurgimmo”.
Rimango interdetto. Le allusioni che mi si accendono sono tante, e di natura diversa. C’è una pluralità di significati da decifrare. Zi’ ’Ntunino… è un diavolo… il silenzio unito al linguaggio del corpo suggeriscono ma non asseriscono. Qualcosa potrei rivelare ma… toglierei a voi il piacere di fantasticare relazioni, connessioni, insinuazioni…
Togliervi il piacere… Questo non me lo perdonerei mai!