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Questa settimana la canzone della domenica farà viaggiare nello spazio e nel tempo; tornare a quando il “nostro’ mondo era giovane e tutto doveva ancora succedere, nel bene e nel male.
“Nostro” forse non è esatto; forse parlo solo del “mio” mondo.
“Storia” è in un certo senso un’astrazione teorica… Certo, conosciamo l’epoca degli egizi, i popoli della Mesopotamia, anche il Medioevo e il Settecento… potrei continuare… Ma dire “figli del Novecento” (*) significherà pure qualcosa! A tutti gli effetti, io abito il Novecento e il Novecento abita me!
Insomma, consideratela pure una fantasticheria domenicale, che vale solo per me – anzi, se qualcuno è di diverso avviso provi a spiegare come e perché – ma il mio immaginario di “passato” comincia a fine Ottocento.
…E questa ne è la colonna sonora (mi sono aiutato “alla grande” per l’elaborazione con Wikipedia).
Il ragtime (talvolta scritto rag-time o rag time) è un genere musicale, nato come musica da ballo nei quartieri a luci rosse di alcune città statunitensi (Saint Louis e New Orleans). Raggiunse la massima notorietà tra la fine dell’800 e i primi due decenni del ’900.
La parola ragtime, in inglese, significa “tempo stracciato”, “a brandelli”.
Il ragtime proviene dalla musica afroamericana di fine Ottocento, come discendente diretto delle marce e dai balli suonati dalle bande musicali nere. All’inizio del ventesimo secolo era ormai diventato ampiamente popolare in America del Nord ed era ascoltato e ballato, suonato e scritto da gente di molte culture differenti. Stile musicale prettamente americano, il ragtime può essere considerato una sintesi di sincope africana e di musica classica europea.
Il ragtime ha rappresentato una delle influenze principali sullo sviluppo iniziale del jazz (insieme al blues).
La comparsa di un ragtime maturo è datata solitamente al 1897, anno in cui furono pubblicati parecchi importanti rag.
Nel 1899 fu pubblicata Maple Leaf Rag di Scott Joplin che si rivelò un grande successo e dimostrò maggior profondità e sofisticatezza rispetto ai primi ragtime.
Scott Joplin [Texarkana (Texas), 1868 – New York, 1917] è stato un musicista e compositore e statunitense, il più famoso del genere ragtime; è stato colui che ha definito questo tipo di musica, meritandosi così il soprannome di “King of Ragtime”.
Altri artisti del tempo, come Jelly Roll Morton (**), hanno suonato sia ragtime che jazz durante il periodo in cui i due generi hanno convissuto.
Il jazz sorpassò di gran lunga il ragtime in popolarità all’inizio degli anni venti, anche se le composizioni ragtime continuano ad essere scritte anche oggi e rinascite di interesse popolare per il ragtime si sono presentate negli anni cinquanta e negli anni settanta (del ’900).
Nei primi anni settanta, un brano di Scott Joplin, The Entertainer, conobbe improvvisamente un grande successo. La composizione, adattata da Marvin Hamlisch, era stata utilizzata, insieme ad altri ragtime di Scott Joplin come Pineapple Rag, Solace, Gladiolus Rag, come colonna sonora del film premio Oscar La stangata (1973), anche se la vicenda era ambientata a metà degli anni trenta, epoca in cui dominava lo swing e il ragtime era stato abbandonato ormai da oltre un decennio.
The Entertainer entrò nel cuore di tutti, il che è bizzarro se si pensa che fino ad allora il brano non era stato tenuto in particolare considerazione.
(**) Ferdinand Joseph LaMothe, noto anche con lo pseudonimo di “Jelly Roll” Morton (New Orleans, 1890 – Los Angeles, 1941), è stato un pianista e compositore statunitense durante il periodo di transizione dal ragtime agli albori del jazz. Grande musicista, ma dai modi altezzosi e sprezzanti, vestiva elegantissimo, con gran sfoggio di gemme e preziosi, ostentando oro e banconote. Prima di un’esibizione si avvicinava al piano con fare regale, toglieva il soprabito e lo riponeva con cura sullo strumento; poi con un fazzoletto raffinato ripuliva lo sgabello, si sedeva e attaccava un ragtime veloce, per stupire il pubblico.
La figura di Jelly Roll Morton, pionieristica nel campo del jazz dei primi momenti, è stata proposta in vari film.
Ne La leggenda del pianista sull’oceano (1998) di Tornatore [tratto da Novecento (1994) di Baricco] viene messa in scena la disfida – ovviamente immaginaria – tra Morton (interpretato da Clarence Williams III, nipote del grande compositore jazz Clarence Williams) e Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, con la famosa trovata della sigaretta accesa sulle corde arroventate del pianoforte.
(*) – Anche Paolo Conte, credo, è un figlio del Novecento. Leggi e ascolta qui una delle primissime “Canzoni della domenica“: significherà qualcosa!
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