segnalato da Alex Balzano (da ‘la Repubblica’)
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Il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato diventerà museo, parte l’esproprio
La Regione avvia l’iter per acquisire il casolare in cui la mafia assassinò nel 1978 il militante di Democrazia proletaria e il terreno circostante, mentre la Città metropolitana procederà al recupero del bene per la sua fruizione
di Claudio Reale
Adesso si fa sul serio. Il dipartimento regionale dei Beni culturali ha pubblicato il decreto del dirigente generale Sergio Alessandro che avvia la procedura per l’esproprio del casolare in cui fu trovato morto Peppino Impastato. La decisione era arrivata a settembre con un accordo fra Regione ed ex Provincia: Palazzo d’Orléans esproprierà il casolare in cui la mafia assassinò nel 1978 il militante di Democrazia proletaria e il terreno circostante, mentre la Città metropolitana procederà al recupero del bene per la sua fruizione.
Gli immobili saranno destinati a diventare luoghi della memoria, dedicati al giornalista assassinato dalla mafia, “per promuoverne – come si legge in una nota di Palazzo d’Orléans – la più ampia valorizzazione e fruizione pubblica. La Soprintendenza di Palermo è stata incaricata di curare l’attuazione del piano di esproprio”.
A disposizione ci sono circa seicentomila euro. Centomila euro, già stanziati dalla giunta regionale, serviranno per acquisire l’immobile – dichiarato cinque anni fa di “interesse culturale” – in cui fu consumato il sacrificio dell’attivista. La stima del valore è stata effettuata dal dipartimento delle Infrastrutture, mentre al dipartimento dei Beni culturali è stata affidata la procedura espropriativa del bene di proprietà privata. Gli altri cinquecentomila euro verranno assegnati dalla Regione all’ex Provincia di Palermo per poter procedere al restauro.
Nell’edificio rurale, che si trova in una stradina interna nei pressi dell’aeroporto Falcone e Borsellino, il fondatore di Radio Aut venne trascinato e ucciso dagli uomini della mafia prima di essere adagiato sui binari della vicina ferrovia per simulare un’esplosione accidentale nel corso di un fallito attentato.
[Da la Repubblica del 25 gennaio 2020]
Peppino Impastato A cura della Redazione (sintesi da Wikipedia che contiene una voce molto ricca al riguardo)
Peppino Impastato nacque a Cinisi, nella provincia di Palermo, 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia del paese, ucciso in un agguato nel 1963.
Il ragazzo rompe presto i rapporti con il padre, che lo caccia di casa, e avvia un’attività politico-culturale di sinistra ed antimafia. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea Socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi partecipa col ruolo di dirigente alle attività delle nuove formazioni comuniste, come il manifesto e, in particolare, Lotta Continua. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma non fa in tempo a sapere l’esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Col suo cadavere venne inscenato un attentato, per distruggerne anche l’immagine, in cui la stessa vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo gli elettori di Cinisi votano comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale.
La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, da Umberto Santino e dalla moglie Anna Puglisi, grazie anche ai compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo che viene fondato a Palermo nel 1977, è intitolato proprio a Giuseppe Impastato dal 1980.
Alla vita di Peppino è dedicato il film I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000), con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Impastato. “I cento passi” è anche il titolo della canzone che a Giuseppe “Peppino” Impastato – che nel 1978 aveva solo trent’anni – hanno dedicato nel 2004 i Modena City Ramblers. Un omaggio alla sua memoria con cui il gruppo emiliano scandisce i passi del giovane verso la casa del boss Badalamenti, come si vede nel film di Giordana, da cui la canzone riprende alcune frasi di Impastato
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