proposto e tradotto da Silverio Lamonica
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William Shakespeare, com’è noto, è autore di tragedie quali Romeo e Giulietta, Re Lear, Amleto e altre in cui evidenzia, in tutti i suoi particolari, il dramma umano. Ma è anche autore di commedie: Le allegre comari di Windsor, Molto rumore per nulla, tanto per citarne alcune, in cui mette in risalto, col suo magistrale senso dell’humor, tipicamente anglosassone, il lato comico e spesso farsesco della vita. Lo stesso accade coi suoi sonetti. Infatti in “Winter” descrive nei dettagli gli aspetti della natura e le azioni umane nel rigido inverno, concludendo le due strofe con una “merry note”, una nota festosa.
Winter
by William Shakespeare
When icicles hang by the wall
And Dick the shepherd blows his nail
And Tom bears logs into the hall,
And milk comes frozen home in pail,
When Blood is nipped and ways be foul,
Then nightly sings the staring owl,
Tu-who;
Tu-whit, tu-who: a merry note,
While greasy Joan doth keel the pot.
When all aloud the wind doth blow,
And coughing drowns the parson’s saw,
And birds sit brooding in the snow,
And Marian’s nose looks red and raw
When roasted crabs hiss in the bowl,
Then nightly sings the staring owl,
Tu-who;
Tu-whit, tu-who: a merry note,
While greasy Joan doth keel the pot.
Inverno
di William Shakespeare
Quando i ghiaccioli stanno penzolando
e il pastor Dick l’ unghie sta a soffiare
e Tom i tronchi in sala va recando
e nel secchio in casa il latte sta a gelare,
in vena il sangue pizzica incrostando,
allor di notte il gufo va cantando,
tu-hu… tu-uìd, tu-hu: le note in festa,
e Gianna la grassa nel paiolo rimesta.
Quando senti forte il vento sibilare,
la tosse al curato la gola segare,
e gli uccelli nella neve covare
e il naso di Marianna rubicondo ,
e i granchi a sibilar nell’olio biondo
che in padella stanno a bollire,
allor di notte il gufo fa sentire
tu-hu … tu-uìd, tu-hu: le note in festa,
e Gianna la grassa nel paiolo rimesta.
Tradurre versi dall’inglese in italiano non è semplice, specie se anche in italiano si vuol conservare la rima, come nel caso in questione, ma con un artificio (ponendo il verbo alla fine del verso all’infinito o al gerundio ecc.) ci si può riuscire.
Inoltre c’è stata un’ altra perplessità, solo iniziale, di fronte al verso del gufo che Shakespeare così riporta “ tu-who, tu-with, tu-who” che, traducendo letteralmente in italiano, suonerebbe così: “tu-chi, tu-con, tu-chi”. Ma dal momento che “tu” come vocabolo vero e proprio in inglese non esiste, se non come suono onomatopeico, allora pure “who” e “with”, uniti con una lineetta alla parola “tu”, sono da considerarsi tali anche in inglese e quindi ho riportato in italiano il suono della pronuncia “hu”(who) e “uìd” (with). Del resto il verso del gufo, a tutte le latitudini, è unico.