di Francesco De Luca
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A chi mi riferisco quando parlo di coloro che esaltano la ricorrenza dell’8 dicembre? Tempo addietro li chiamai i giuvene d’a ’Mmaculata! Oggi sembrerebbe una presa in giro. Sono vecchiarelli, malfermi sulle gambe, e radi di numero. Resistono però e ci tengono a che ogni aspetto della festa abbia il giusto rilievo.
E così curano l’esposizione della statua in chiesa, preparano i canti, collaborano col parroco don Ramon per le pratiche devozionali. Attestando con l’esempio la loro fede.
Sembra che il tutto passi inosservato, che non si colgano i segni di un’attrazione viva, di un entusiasmo sentito. Eppure… il mattino dell’otto dicembre si avvererà l’evento di vedere la chiesa invasa da tanti uomini. Con l’animo aperto a partecipare ad un sentimento corale, paesano, canoro e carnale. Tutti lì a fare da corona ad una effigie muta e immobile, eppure attraente.
Grande è il bisogno di socialità. Ne è sintomo il compulsare frenetico per connettersi coi social. Altrettanto forte è il bisogno di identità. Ne sono segnali gli isterici appelli alla nazione, alla religione, al colore della pelle.
L’otto di dicembre, quella statua, muove il nostro animo a sentirci fratelli. Tutti figlie ’i ’sta terra.
E qui non posso non ricordare il contributo di memoria offerto da Tonino Esposito (leggi qui). La sua partecipazione alla coralità dell’Immacolata lo avvicina allo sparuto manipolo d’i giuvene d’a Mmaculata più di prima. Lo ringrazio. E faccio notare che tutto quanto si presenti in forma musicale attinente alla nostra devozione mariana è stata filtrata nell’armonia da Tonino Esposito. Come il ‘canto mattutino’ che allego.
Allego infine foto che riguardano l’addobbo dell’Immacolata di quest’anno.
Il canto è quello della sveglia mattutina: