Il commento di ieri e l’articolo cui è stato collegato – I terrazzamenti, ovvero “i parracine” – mi hanno portato a ripensare a come era la nostra isola prima dello sviluppo turistico dagli anni sessanta in poi.
Prima di tale periodo Ponza era quasi tutta coltivata, soprattutto a vigneti, per la produzione di vini tipici del luogo.
Poi, avendo preso l’economia un’altra direzione, la coltivazione della terra, come anche la pesca, non sono state più redditizie.
Per il territorio isolano la cosa non è stata senza conseguenze. Un territorio scosceso come il nostro è fortemente soggetto a danni per piogge intense; il terreno viene dilavato e ’u lavo si riversa a mare, trascinandosi dietro terra, sassi e piante (qualche volta anche animali e persone). Negli anni molti terreni sono stati abbandonati, ma soprattutto è venuta meno la capillare manutenzione delle parracine e dei canali di scolo e di raccolta dell’acqua.
Qualche timido segnale di speranza viene dal recupero di estese zone a vigneto soprattutto in località “Scotti” e “Fieno” (con qualche propaggine “sopra-Giancos”), per una certa ripresa dell’interesse dei giovani per la terra o per l’entusiasmo di imprenditori isolani che hanno creduto nello sviluppo del settore vinicolo di qualità.
Anche a Le Forna ci sono giovani (e meno giovani) che per hobby coltivano la vigna, soprattutto in località punta Incenso.
Nella direzione di un recupero su nuove basi andava una iniziativa della Regione Lazio dibattuta in un Convegno a Ponza (settembre 2017), ma ricadute pratiche finora non ce ne sono state, malgrado la partecipazione ai lavori con parole alate (il saluto del sindaco Ferraiuolo; la relazione dell’assessore alla tutela e sviluppo del territorio, Califano (vedi sotto il relativo articolo).
Pare a questo punto evidente il disinteresse che i nostri Amministratori nutrono per questo tipo di sviluppo. Va da sé che il disinteresse include anche la tutela del territorio, perché è ovvio che un recupero di terreni alla viticoltura avrebbe portato al ripristino delle parracine abbandonate da anni e una maggiore attenzione alla regimentazione delle acque.
Qui di seguito gli articoli dedicati al tema dal sito Ponzaracconta.
A Ponza un Convegno sulla biancolella, segnalato dalla Redazione, del 6.09.2017;
La biancolella di Ponza, di Franco De Luca, del 3.10.2017;
Il Convegno sulla Biancolella di Ponza, di Mimma Califano, del 6.10.2017.
In mancanza di conforto (e fiducia) del potere locale e su richiesta della Regione Lazio, abbiamo costituito una “Associazione Biancolella”; abbiamo persino aperto il fascicolo aziendale, catalogato i vitigni autoctoni, fatto anche una manifestazione su prodotti tipici locali, con grande successo, al campo sportivo (settembre 2018). Ma poi queste volenterose iniziative sono state messe in secondo piano e lasciate spegnere, tanto che una seconda manifestazione non ha avuto luogo, pur essendo stata organizzata e proposta.
Sul sito leggi qui:
L’agricoltura eroica ponzese, di Biagio Vitiello, del 14.08.2018;
Festa contadina ponzese, di Biagio Vitiello, del 4.09.2018;
In conclusione, vorrei esternare la mia profonda delusione nei confronti di quelle persone che fanno chiacchiere a vuoto, si riempiono la bocca di “ecologia” e “difesa del territorio” e al momento di sostenere delle iniziative dal basso dismettono l’interesse, l’appoggio e l’entusiasmo che è oltraggioso far mancare a quella che da più parti è stata chiamata “agricoltura eroica”.