di Francesco De Luca
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Vedo plastica galleggiare in una caletta riparata. Proprio perché riparata le onde col loro andare lento ma continuo ammucchiano cassette di polistirolo, quelle bianche e leggere, pezzetti di plastica smangiata ed altro. Nel fondale, quattro-cinque metri, anche lì le correnti, in questo ottobre calmo e caldo, hanno trasportato oggetti di plastica di ogni genere.
I subacquei ponzesi raccontano di queste porcherie viste nei fondali, anche in prossimità della costa, lì dove ci sono pozze naturali, scavate dal mare, o nelle fessure fra scoglio e scoglio affioranti. Ponzaracconta negli anni ha riportato i pareri di Nino Baglio e di Domenico Musco, tutti avviliti per lo stato del mare circostante Ponza, pieno di rifiuti che andrebbero tolti.
Ma qui si apre un grosso problema. Non pratico bensì burocratico. Le leggi sono tante e competono a più settori del potere statale. L’istanza per l’asportazione dei rifiuti a mare va presentata all’organo competente che però deve consultare il ministero dell’Ambiente, in concerto col ministero dell’Agricoltura, in sintonia con i dettami della Regione.
Un ginepraio di norme.
Oggi c’è in discussione un decreto legge, chiamato ‘legge salvamare’, che vuole imporre nuove norme e nuove procedure. Ad esempio individua nei ‘pescatori’ i soggetti che possono contribuire alla pulizia del mare. Come? Non costringendoli a ributtare a mare la robaccia trovata nelle reti, ma portandola a terra e premiandoli per questo.
Questa nuova legge è stata esaminata anche da Gianfranco Amendola, che ha trascorso la sua vita professionale a combattere in difesa dell’ambiente. Fra l’altro egli auspica uno snellimento delle procedure.
Questa rinnovata sensibilità ecologica potrebbe essere colta dall’Amministrazione di Ponza per deliberare provvedimenti a favore della pulizia del suo mare. Darebbe lustro all’isola, agli isolani e all’Amministrazione che li guida.