segnalato dalla redazione
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COMMENTI
La lettera
A un ragazzo che odia Carola
di Luigi Manconi
Caro giovane odiatore di Carola. Mi rivolgo a te perché nel furore dei commenti on line trovo anche le tue parole, tra una emoticon con un dito medio alzato e due manine gialle che applaudono. «Cialtrona» la chiami. Oppure: «Fottuta pirata straniera», «Cessa troia», «Riccona comunista». In qualche caso invochi lo stupro, in altri il carcere, sempre ti auguri che venga punita per aver commesso un crimine intollerabile: quello di soccorrere in mare delle vite che non ti somigliano per nulla.
E tu, cara giovane odiatrice che scrivi «Ma i vestiti non se li cambia mai?», «La ceretta questa sconosciuta», «Faccia da culo». Frugando tra i profili Facebook di quella estesissima fascia di linciatori verbali di Rackete, si rintracciano i dati biografici di tanti giovani e giovanissimi che considerano la comandante della Sea–Watch 3 un nemico da odiare.
Le loro parole non sono diverse da quelle utilizzate dagli adulti e dagli anziani (numerosissimi), ma emerge una peculiarità anagrafica: gli insulti e ciò che si intravede delle loro motivazioni tradiscono un’aggressività molto personale, fortemente soggettiva e meno partecipe degli umori dell’ostilità collettiva. Per questo, viene voglia di approfondirle, quelle motivazioni, e di trovare uno spiraglio dove insinuarsi per opporre loro qualche diversa argomentazione.
Dunque, cari giovani odiatori: parliamone. Detesto qualsiasi forma di retorica giovanilista e, di conseguenza, preferisco, invece che blandirvi, proporre una qualche verità non contestabile.
Dico subito che tanto astio minaccia di rivelarsi un serio pericolo per il vostro futuro. E penso che, alla base del disprezzo per chi soccorre e chi viene soccorso, ci sia la negazione di un dato di realtà molto semplice: i flussi migratori non si possono fermare. Non lo dico io, ma la storia del mondo. La gonfia declamazione di Matteo Salvini sostiene che i migranti mettono in pericolo i vostri futuri posti di lavoro, la vostra sicurezza e la vostra stessa identità di italiani. La risposta sovranista è quella in apparenza più logica: chiudere i porti, serrare i confini, presidiare i valichi attraverso i quali passerebbero gli invasori. Semplice, vero?
Sì. Lo è. Semplice e sciocco quasi quanto credere che la chiusura degli Sprar (e il conseguente abbandono in strada di migliaia di persone) e l’azzeramento dei fondi per i corsi di italiano e di educazione civica, possano contribuire a proteggere la sicurezza nazionale. Semplice e sciocco come pensare che l’economia di un Paese che invecchia e regredisce, non abbia bisogno di forza lavoro manuale e intellettuale straniera, da tutelare sotto il profilo sociale e sindacale e da incrementare anno dopo anno. Ma i vostri genitori e i vostri nonni non vi hanno parlato di un dato che Tito Boeri e Vittorio Emiliani, inascoltati, si adoperano per far conoscere? Ovvero che, ad esempio, la sola Lombardia avrà bisogno nel prossimo decennio di altri 73.000 tra badanti e colf; e che attualmente, in questo settore del mercato del lavoro gli stranieri rappresentano l’82,9% degli occupati regolari.
Senza di loro, chi assisterà i nostri vecchi (noi vecchi) e i pochi, pochissimi neonati? Insomma, non si può ignorare che l’ufficio studi della Confindustria parla di un fabbisogno annuo di manodopera straniera di almeno 170.000 unità.
Mentre qualcuno cancella questi dati, voi disprezzate Carola perché la sua immagine sembra costruita ad arte — i capelli rasta, l’abbigliamento dimesso, il tratto spigoloso — per negare il vostro desiderio di normalità.
Certo è anche colpa di quegli adulti che, dopo aver celebrato la retorica del Risorgimento, della Resistenza e del Sessantotto, ora sono dediti ad allestire una mitologia dei diritti umani: quasi non potessero fare a meno di una ricorrente epopea e delle sue icone. E questo inesauribile bisogno di eroi e di santi può indurre, per reazione, l’irresistibile desiderio di abbatterli, magari partendo proprio da un taglio radicale. Quello dei capelli rasta di Carola. Ma voi che, con naturalezza, oltrepassate le frontiere, che riuscite a parlare una lingua comune con i coetanei di gran parte del mondo e che siete abituati a mangiare il kebab a Edimburgo e il cous cous a Varsavia, potete immaginare il ritorno dei confini inaccessibili e delle comunità dalle porte sbarrate? Se avrete la voglia di curiosare su Google scoprirete che i brevetti ideati nelle migliori università americane si devono, per tre quarti, a ricercatori immigrati; e che oltre la metà delle nuove imprese della Silicon Valley è il frutto della cooperazione tra autoctoni e stranieri e che un aumento dell’1% della quota di immigrati tende a far incrementare il reddito pro capite.
Dunque, se non per amore dell’umanità (quando c’è la parola amore, è forte il rischio di una truffa), se non per solidarietà verso 53 naufraghi, smettete di odiare Carola — o cercata di odiarla un po’ meno — per voi stessi e per quello che immaginate come il vostro futuro.
(Da la Repubblica di domenica 7 luglio 2019)
Vignetta di Ellekappa da la Repubblica del 9 luglio
Adriano Madonna
11 Luglio 2019 at 11:04
Non voglio spezzare una lancia in favore di Carola ma scrivo solo per amore di verità. Ho visto il video trasmesso dalla Rai sull’accostamento della nave comandata da Carola alla banchina. Ho visto la motovedetta frapposta tra nave e molo e mi sono detto: “Perché ostacola la nave in manovra di attracco?”
Questo, infatti, è avvenuto ed è scorretto. Come si può pretendere che una grande nave possa frenare un abbrivio laterale di un metro e non battere contro la barca delle forze dell’ordine? Poi ho sentito parlare più volte di speronamento, ma faccio notare che una nave sperona quando va dritta, di prua, contro un’altra unità. Non si è trattato, quindi, di
speronamento, ma solo di un contatto laterale senza neppure danni, tant’è che la motovedetta ha messo in moto ed è andata via.
Vuoi ostacolare la nave? La fai ormeggiare e poi arresti il comandante, ma non le rendi la vita difficile mettendole paletti nell’attracco.
Poi sento di resistenza e aggressione a una nave da guerra, quella della Guardia di Finanza e continuo a meravigliarmi. Mi viene da considerare che capitare nella bocca di giornalisti incompetenti e “incattiviti” è una disgrazia.
Scrivo tutto questo solo per amore di verità.
Enzo Di Giovanni
11 Luglio 2019 at 15:45
Senza entrare nel merito dell’ottimo articolo riportato, anche perchè c’è ben poco da aggiungere, mi limito a constatare che in questi primi giorni di luglio sono ufficialmente 386 i migranti sbarcati sulle nostre coste, a fronte dello sbarco della Sea-wacht e dei suoi 40 migranti su cui tanto si è romanzato e speculato, come fosse un caso che minasse la sovranità nazionale.
Basta questo dato a fornire il termine di paragone tra uno Stato serio ed un paese di guitti e saltimbanchi come il nostro.