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L’Orchestra Italiana riempiva di suoni il cavo del porto borbonico ed evidenziava la voce di Renzo Arbore che snocciolava melodie napoletane.
In questo quadro incorniciato dalle luminarie multicolori la barchetta s’allontanava, scompaginando i colori delle luci riflesse sulle acque calme.
Sera d’estate… e che sera… quella del 20 giugno 2019!
Sulla barchetta un ragazzo ed una ragazza. Lei era di Milano. Capitata a Ponza per caso. Aveva scelto quella meta per la vacanza col solo criterio di andare su di un’isola. L’Agenzia le aveva proposto un suggerimento tratto dall’ultima BIT di Milano dove la Regione Lazio pubblicizzava i suoi lidi turistici. Ponza
Senonché qui all’arrivo aveva trovato un paese in festa. Lustrato a nuovo, invitante. Il 20 giugno cade la ricorrenza del Santo patrono. Il sacro della devozione religiosa si combina con la gioia degli isolani affinché l’estate sia abbondante di turisti, sia amabile per il tempo meteorologico, sia fruttifero per la pesca. Alé… i pescatori in fervore per i pescespada, le alici, le aragoste, gli operatori turistici gasati per accogliere al meglio i vacanzieri e la natura… quella dell’isola… profumata di ginestra. Eppoi la banda a scandire le benedizioni delle novene e i mortaretti a rammentare che è festa… non ci si può distrarre. La sera poi… tutto l’arco del porto borbonico col relativo passeggio è illuminato a giorno e qua e là un’orchestrina manda canzoni senza tempo.
Daniela, questo il nome della ragazza, fu abbacinata dall’atmosfera festevole, e incuriosita. Tutto troppo marcato, troppo avvolgente. E lei si lasciò avvolgere. “ Vuoi assistere alla processione… in modo straordinario?” Glielo chiese Giuseppe, un giovane che l’aveva notata per quell’aria svagata e stupita. “Sì” – rispose d’impulso. Presero accordi e il giorno 20 Giuseppe la portò in barca per la processione del Santo per mare.
Quante barche… quanti fischi di sirene, e i botti… innumerevoli e assordanti. Giuseppe zigzagava fra i natanti, evitava le onde grosse, si portava lontano, e poi si avvicinava alla barca col Santo. Daniela era frastornata e ammirata. Sorrideva, diventava seria, rispondeva ai saluti degli sconosciuti dalle altre barche. Guardava Giuseppe e lo sguardo si placava.
Anche ora lo guardava. La barca scivolava sul mare, aveva lasciato il frastuono e tendeva al silenzio. Avvolto di buio, fuori dallo scintillìo, verso il tenue della luna. Calante la luna, ma pur sempre viva.
La voce del cantante portata dal vento diceva: “… stanotte, ammore e Ddio songo una cosa …”. Giuseppe governava la barca verso ‘u scoglio russo’, verso una meta. Gli occhi di Daniela erano la sua meta. E lei vi approdava. Stanotte, ammore e Ddio songo una cosa (*).
(*) – Il verso è di Di Giacomo nella canzone Mandulinata a Napule (E. Murolo – Tagliaferri) – nell’interpretazione di Eddy Napoli – Live at Madison Square Garden – 1994, presentato da Renzo Arbore:
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