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Non conosco la data esatta dell’apertura in Piazza Pisacane a Ponza del bar Welcome’s di Luciana Migliaccio e Ernesto Prudente, ma deve essere stato negli anni ’60. Prima c’era il negozio in cui zia Carmelina – ‘mammina’ per la stessa Luciana e la sorella Maria, nonché nonna di Umberto e Denny Prudente – vendeva caramelle, mentine, lecca lecca, confetti e liquirizie. L’esercizio era a piano terra, nel primo grande locale che affaccia sulla piazza: il resto dell’edificio era abitazione, con cucina, bagno e soggiorno, mentre al primo piano (quello che affaccia arète ‘u Commannante) c’erano le camere da letto. Del resto fino a tutti gli anni ’50 i negozi della piazza (e forse non solo) erano così: la prima stanza utilizzata per la vendita al pubblico, il resto della casa per viverci. Lo so bene, visto che era così anche l’osteria di Via Roma “Il rifugio dei naviganti” gestito da mia nonna Fortunata e mia zia Concettina: la casa in cui mia madre è nata.
Per motivi di parentela, amicizia e logistica, io e mio fratello Silverio, e successivamente Margherita e Ciro, figli di Maria Migliaccio e di mio cugino Giuseppe Conte, nonché gli amici d’infanzia Franco Zecca, Sandro Russo e Fausto Capozzi… godevamo del dono dell’ubiquità, nel senso che condividevamo entrambe quelle case/esercizi commerciali. Perciò sono proprio cresciuta negli spazi che sarebbero diventati il Welcome’s: un punto di ritrovo e di riferimento per i migliori frequentatori dell’isola, soprattutto politici, giornalisti, scrittori e vip, che hanno sempre trovato in Ernesto, ‘u professore, un arguto, entusiasta e generoso anfitrione.
Ora, da qualche mese, lo storico bar di Piazza Pisacane non appartiene più ai suoi proprietari, per vicende che non è il caso neanche di citare in questa sede, ma che a Ponza e non solo conoscono tutti, ed è stato chiuso. Personalmente, a parte l’affetto e un altro pezzo di cuore che se ne va, penso a solo come stanno le cose ora, mentre una vocina sempre più flebile mi dice “chissà che non tutto sia perduto…”. Proprio al Welcome’s tra l’altro, con Silverio e Fausto abbiamo condiviso l’esperienza di cassieri, quando eravamo poco più che adolescenti: si faceva tutto alla buona all’epoca, in famiglia. Spesso Ernesto infatti, magari per chiacchierare più liberamente con amici e conoscenti, fumando una sigaretta in santa pace, ci cedeva ‘il posto del comando’: e noi ci divertivamo in mezzo a tutta quella gente, seppure con grande serietà, sempre ligi al dovere, e spesso ‘più realisti del re’. Accadeva spesso infatti che richiamassimo con una certa premura i clienti che avevano già consumato ma non erano ancora passati alla cassa: e lui, Ernesto, è capace che ci dava un’occhiataccia, come se gli avessimo fatto fare brutta figura.
Tra qualche giorno sarà San Silverio, e quell’assenza, quel vuoto, sarà una voragine: metà piazza, proprio quella centrale, considerando che anche il ristorante Ippocampo di Santina è chiuso da tre anni, brillerà… per il suo squallore. Una situazione anche sotto il profilo turistico a dir poco intollerabile. Per non parlare delle vecchie belle abitudini e dei ricordi.