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Per le puntate precedenti leggi qui e qui
Come è andata a finire, vi chiederete?
Doveva andare proprio così, con educazione e buonsenso e rispetto delle leggi e delle regole.
Al mio ritorno a Ponza la settimana dopo, nei giorni feriali (di lavoro), i rumori degli operai sono iniziati alle 08.30, puntuali. Per legge di fisica i rumori si trasmettono più rapidamente nei mezzi “solidi” come i muri, rispetto all’acqua o all’aria. E così, sembrava proprio che un inesperto dentista si volesse cimentare con trapani desueti e fuori norma.
Uscendo di casa, ho ricordato al Mastro delle promesse della settimana prima e così è stato: i rumori più forti e fastidiosi sono stati dilazionati alle ore più tarde della mattinata e i giorni successivi mi sono risvegliato senza grossi scossoni.
Ma era ancora stagione di lavori “invernali” e bisognava pertanto portarli avanti; successivamente non si sarebbero potuti più eseguire e pertanto questi rumori e questi disagi bisognava accettarli e tollerarli.
Diversa, invece, sarà purtroppo la condizione della musica ad alto volume, delle urla e schiamazzi notturni della “movida” estiva o del rumore delle ruote dei trolley sui vasoli del corso nel silenzio effimero delle albe dell’estate.
Lì ci vorrà la presenza costante dell’autorità costituita per far funzionare le regole e le leggi esistenti che non solo non vengono rispettate, ma costantemente ignorate.
Per quanto riguarda il mio soggiorno sull’amato scoglio, dal 30 aprile al 3 maggio, niente favori e niente cordialità o disponibilità condite da metodi ambigui o “mafiosi”, ma solo buonsenso e civiltà.
Si può ancora fare ed io l’ho provato.
Per non cadere nell’errore di quei due fidanzati che si erano lasciati perché avevano preso l’abitudine di non parlare più tra loro.