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Era previsto per oggi un altro pezzo, come “canzone per la domenica”, ma… era troppo lungo da preparare e poi gli anniversari (specie quelli dei cinquant’anni ) non scappano.
Così ne propongo uno diverso, ripescato da quel formidabile / sconosciuto / imprevedibile serbatoio della memoria che fa comparire dal nulla, dopo anni di oblio, un volto, un motivo, un’emozione…
Anche per ricordare un personaggio (“cantautore, disc-jockey, poeta, scrittore, scultore, pittore, e attore italiano” – Wikipedia) come Herbert Pagani, scomparso giovane per una leucemia acuta.
Quando anch’io ero giovanissimo lo seguivo regolarmente su radio Montecarlo (ne era conduttore e disc-jockey) da dove proponeva canzoni inglesi e americane. Anche prima di quell’altra trasmissione cult, Bandiera Gialla, di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore (dal ’65 al ’70), sul secondo programma della radio nazionale… (cui fece seguito Per voi giovani – ’66-’76).
Non passò inosservata, in quei miei anni ancora acerbi – acerbe le orecchie e la conoscenza del mondo – la canzone che qui presento: Albergo a ore.
Solo più tardi seppi che era una canzone di Edih Piaf (del 1956!) che lui tradusse e portò al successo, malgrado il boicottaggio della radio nazionale che allora – in piena epoca democristiana -, non passava i testi scabrosi (!?).
Quindi conobbi prima Herbert Pagani e poi Edith Piaf; ma qualcuno dovrebbe ricordare come si diffondeva la conoscenza, allora, prima dei telefonini e del web: solo radio; noi ragazzi non leggevamo i giornali e la televisione era appena entrata nelle case.
Non sapevo neanche cos’erano gli alberghi a ore… figuriamoci! Fu sentendo la canzone che lo capii (…era facile!).
Poi a quei tempi si era anche tenerelli e per niente cinici, per cui mi colpì molto la morte di qui due ragazzi, in una stanza di un albergo a ore, e dopo aver fatto l’amore.
Continuavo a chiedermi come e perché… ancora oggi me lo chiedo!
Herbert Pagani. Albergo a ore
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Les amants d’un jour di Edith Piaf (video con testo francese) – di Georges Courquin / Edith Delecluse / Marguerite Monnot / Michelle Senlis:
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