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E dunque, sebbene spossati dalla litigiosità giornaliera dei due ‘contrattisti’ al governo, non bisogna arrivare alle elezioni del prossimo 26 maggio con l’animo esacerbato. Indignati sì, per la delusione di vedere un cambiamento asfittico e traballante.
Eppure la ‘combine’ giallo-verde ha portato a galla tanta lordura, che rimaneva nascosta. La ‘sicurezza’ di cui si parlava in ambito elettorale, nascondeva il ‘razzismo’; il ‘prima gli italiani’ nascondeva forme di ‘antidemocrazia’; l’ordine di cui si lamentava l’assenza si sta manifestando con attacchi alla magistratura; la riforma delle ‘regole europee’ si connota come inosservanza dei trattati comunitari liberamente sottoscritti.
Questa ‘lordura’, in tempo elettorale allusa, oggi è evidente. E dunque se ieri potevamo essere possibilisti e attendisti, oggi mi pare evidente che la marea antidemocratica e anticostituzionale vada fermata.
Non si tratta di una lotta interna, soltanto italiana, bensì di una battaglia che associa l’Italia all’Europa.
L’Unione Europea vive oggi una condizione di libertà politica esemplare, di una floridità economica di tutto rispetto, di un tasso di cultura elevato. Una combinazione di positività invidiabili. Ecco perché si ambisce risiedervi. La Cina e l’India avranno tassi economici di produttività più elevati ma i cittadini godono diritti risicati e la libertà politica è calpestata.
Votare per l’Europa equivale dunque a impegnarsi anche sul fronte politico del proprio paese. I popoli europei, o meglio, gli Stati europei con l’adesione all’Unione ottengono un valore aggiunto. E dunque.
Primo: si va a votare con la convinzione che si tratta del nostro futuro;
Secondo: si va a votare per arginare lo sfaldamento dell’ Europa;
Terzo: si va a votare per rinsaldare i vincoli che si sono dati gli Stati democratici europei. Contrastando le lusinghe egemoniche, totalitarie;
Quarto: perciò vanno tenuti lontano gli attivisti che predicano la priorità nazionale, perché essa non ha senso in un contesto (l’Europa) strutturato su base democratica;
Quinto: la scelta la suggerisce la nostra Costituzione: si è cittadini con diritti; le leggi vanno rispettate da tutti, la democrazia è il metodo che regola il nostro ordinamento statale.
Detto così sembra un vademecum di un indottrinato. E la cosa non mi va. Non rispetta il mio sentire e nemmeno l’animo del Sito. Sul quale si possono esprimere pareri personali, non dettare ricette.
Per cui, per la forma eccessivamente assertiva, i cinque punti valgono per me. Sono l’espressione del mio convincimento. Che non chiede consensi perché ognuno fa bene a seguire le sue convinzioni.
L’invito della massima ponzese messa come titolo penso però che abbia una valenza condivisibile…
pecché i pertose so’ ’ntussecose,
portano malatie,
e chelle
hanna sta’ luntano,
arrassa sie !