Proposto da Sandro Russo
Scrivevo in due precedenti articoli sulle cisterne – leggi qui e qui – che noi con l’imprinting ponzese abbiamo una strana compulsione a guardare/cercare certe cose e non altre, quando siamo in giro per il mondo… Oltre alla comparazione della trasparenza e i colori del mare – su cui vinciamo a mani basse – ci sono i fari… Poi vengono le cisterne.
Ancora non mi rassegno ad uno sciagurato viaggio in Turchia, negli anni ’90, con amici. Successe che dovevo partecipare ad un Congresso medico a Istanbul (neanche ricordo più su che tema) e pensammo di organizzare un viaggio in Turchia con il seguente programma: mentre io mi facevo i tre giorni del Congresso, loro (gli amici) si vedevano Istanbul; poi ci saremmo riuniti la sera; ma soprattutto, finito il mio impegno, avremmo preso una macchina (eravamo in cinque) per proseguire la visita fino alla costa (Antaliya, Pamukkale e altro).
Solo che loro videro – e mi raccontarono – una quantità di cose meravigliose che io mi ero perso in città, tra cui la basilica di Santa Sofia (ora Museo), la Moschea Blu e la famosa cisterna romana di Istanbul…
Cisterna di Istanbul (in turcoYerebatan Sarnıcı, “cisterna sommersa”, o Yerebatan Sarayı, “palazzo sommerso”). Scoperta sul finire del XIX secolo, la cisterna fu costruita sotto il regno Giustiniano I (527-565), il periodo più prospero dell’Impero romano d’Oriente, nel 532. Oggi si presenta come un enorme spazio sotterraneo di circa 140 metri per 70, in cui trovano spazio dodici file di 28 colonne alte 9 metri e distanziate l’una dall’altra di 4,90 m. (da Wikipedia)
Per compensare (in parte) l’insanabile smacco di Instanbul, avevo da tempo in programma di andare a vedere la Piscina mirabilis di Bacoli. E l’occasione è venuta in un recente viaggio nel napoletano.
Superate grazie al navigatore le difficoltà per arrivarci, si prende accordo telefonico con la signora che funge da custode: gentile e precisa.
La cisterna è notevole, per dimensioni e stato di conservazione. Interamente scavata nel tufo (a sottrarre),nella collina prospiciente il porto, a 8 metri sul livello del mare. A pianta rettangolare, è alta 15 metri, lunga 70 e larga 25, con una capacità di 12.000 metri cubi. È sormontata da un soffitto con volte a botte, sorretto da 48 pilastri a sezione cruciforme, disposti su quattro file da 12 (notizie di base da Wikipedia e dal tabellone illustrativo all’ingresso).
Aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla flotta stanziata (ormeggio e rifornimenti) nel porto di Miseno. Il nome attuale – Piscina mirabilis – le fu attribuito nel tardo Seicento.
L’acquedotto del Serino è una delle più grandi opere architettoniche dell’intero Impero Romano. Il percorso della grandiosa opera partiva dalla sorgente del Serino, la Fontis Augustei a 376 m s.l.m.sull’altopiano carsico irpino nei pressi del monte Terminio, per giungere fino alla Piscina mirabilis, a Miseno, dopo 96 chilometri. Era una vera e propria rete regionale, che riforniva otto città e svariate villae: su dieci diramazioni, sette rifornivano i nuclei urbani importanti (Nola, Pompeii, Acerra, Atella, Napoli, Pozzuoli, Baia, Cuma Miseno) e tre portavano l’acqua alle villae. Comprese le diramazioni, la lunghezza totale dell’acquedotto era di circa 145 km, il che lo rende il più lungo acquedotto romano costruito fino al V secolo d.C. (fonte: Wikipedia).
L’acqua veniva prelevata attraverso i pozzetti realizzati sulla terrazza che sovrasta le volte con macchine idrauliche, e da qui canalizzata verso il porto. La struttura muraria è realizzata in opus reticulatum e, così come i pilastri, è rivestita di materiale impermeabilizzante. Una serie di finestre lungo la sommità delle pareti laterali e gli stessi pozzetti superiori provvedevano all’illuminazione e all’aerazione dell’ambiente. Sul fondo, nella navata centrale, si trova una piscina limaria (cfr. in pianta nel tabellone) di 20 metri per 5, profonda 1,10 metri, che veniva utilizzata come vasca di decantazione e di scarico per la pulizia e lo svuotamento periodico della cisterna.
Seguono alcune immagini prese durante la visita:
Contrafforti esterni dalla Piscina
Primo colpo d’occhio alla discesa
Interno, con figure umane, per avere un’idea delle dimensioni
Interno: altra scala per le ispezioni; in primo piano la piscina limaria
Muratura. Rivestimento impermeabilizzante dell’interno in gran parte staccato
Anche sui piloni di sostegno l’intonaco idraulico è parzialmente staccato; sono evidenti le prese di luce sul soffitto
Salita con la scala di servizio (in metallo) sovrapposta alla scala originale
A differenza di alcune delle più importanti cisterne romane di Ponza, la mirabilis non ha un bacino imbrifero di raccolta e incanalamento delle acque piovane, ma costituiva il serbatoio terminale di uno dei principali acquedotti romani, l’acquedotto augusteo, che portava l’acqua dalle sorgenti di Serino, a 100 chilometri di distanza, fino a Napoli e ai Campi Flegrei.
In conclusione: la Piscina mirabilis merita una visita; il monumento è in discrete condizioni e aperto al pubblico. La conservazione non è al massimo; è evidente che da molti anni non vi si fanno interventi. Non sembra sia predisposta una illuminazione per le visite notturne.