di Francesco De Luca
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Sono iniziati i lavori sulla banchina Di Fazio. Me ne sono accorto perché giù al Mamozio mi ha bloccato un divieto di circolazione con l’auto.
Dovevo recarmi a Giancos e percorrendo a piedi il tratto ho appurato, parlando anche con gli operai, che i lavori tendono a mettere in sicurezza lo specchio di mare. In sicurezza da inquinamenti, provenienti da alcuni scoli d’ acqua fognaria che si gettano direttamente a mare.
La cosa non riguarda soltanto i negozi allocati sulla banchina ma anche gli appartamenti del sovrastante Corso Pisacane.
E’ una questione di salute pubblica, e infatti non di rado a gestire il traffico ci sono i Carabinieri e la Guardia Costiera.
Non entro nei particolari dei lavori perché non sono interessato a spulciare i progetti, le intenzioni, le colpe e i malumori. Guardo la cosa dal punto di vista della qualità della vita.
Ponza ha vissuto gran parte della sua storia con i problemi della sussistenza. E perciò abusivismi, illecite perforazioni, allargamenti inopportuni, dimenticanze sospette. La qualità della vita degli isolani, nella totalità complessa della sua comunità, è stata ritenuta irrilevante.
Questa opera, sebbene in questa fase di lavorazione porti danno al traffico con e nel centro storico, alle attività commerciali sulla banchina, mette al sicuro il Centro Storico da attività nocive per la salute, e dunque va tollerata e compresa.
La propensione al disfattismo degli isolani ha fatto emergere critiche sui tempi di lavorazione, sulla sua durata, e dicerie varie, con un dispendio di chiacchiere che lascio immaginare.
Molto più utilmente penso che tutte le decisioni possano essere criticate, tutte possano trovare soluzioni migliori ma lo spirito che deve muovere i pensieri debba essere di solidarietà con i compaesani. Altrimenti si intrometterà sempre chi non ha nulla di condiviso con noi isolani e metterà gli uni contro gli altri.
La qualità della vita, che dell’isola è un tesoro (turistico e no), deve trovare tutela. Ponza migliora la salubrità delle sue acque, razionalizza un segmento della rete fognaria: questo potrebbe (dovrebbe) dare soddisfazione a tutti.
Biagio Vitiello
20 Aprile 2019 at 11:21
Franco De Luca, scrivendo molti articoli su Ponzaracconta, dimentica sempre qualcosa, e qualcosa d’importante l’ha dimenticata anche stavolta.
Vorrei rammentargli che nel cosiddetto Centro Storico ci sono due studi di Medici di Famiglia, che hanno in assistenza oltre 2000 persone.
Queste persone non sono tutte perfettamente deambulanti, per recarsi a visita nei suddetti ambulatori. Come la mettiamo? Se poi le forze di Polizia qualcuno lo fanno passare non sempre è un paziente, questo è possibile accertarlo dalle telecamere poste sul Porto! Anche io ho incontrato molte difficoltà a recarmi a Le Forna per servizio.
Quando si è fatta l’ordinanza di chiusura del traffico, bisognava tener conto che nel centro storico vi sono due studi medici, e trovare una soluzione per alleviare il disagio ai malati.
Se gli Amministratori attuali mi avessero interpellato, avrei proposto di fare (in emergenza) l’ambulatorio medico (provvisorio e per poche ore) dove Vigorelli non ha mai voluto: il centro diurno Il Veliero a Le Forna.
Ma questo non è avvenuto, come non è stato chiesto il nostro coinvolgimento nei vari convegni di Telemedicina e Ludopatie (pur essendo, il collega Feola ed io, ideatori dello screening che si sta facendo a Ponza che sta avendo dei grandi risultati).
Per non dire – ad aumentare i disagi – che al Porto c’é anche una Farmacia, e spesso è l’unica aperta!
isidorofeola
20 Aprile 2019 at 21:55
Vorrei fare un’altra considerazione.
Gli scarichi non a norma, oggetto dei lavori, sono le fogne fatte all’epoca dei Borboni, quindi hanno più di qualche secolo di vita e da allora hanno sempre fatto il loro lavoro nel modo in cui furono progettate.
Circa venti anni fa sono state fatte le fogne nuove per cui fu necessario smantellare tutta la Banchina Di Fazio ed i lavori (con i relativi disagi per i cittadini) durarono svariati mesi. Solo che le cloache borboniche si trovavano sotto quelle nuove e, quindi, conseguentemente, non sono state “intercettate”.
Agli inizi del 2019 qualcuno ha improvvisamente scoperto che le fogne borboniche scaricavano in mare allo stesso modo di quando sono state concepite e realizzate: quindi bisognava SUBITO renderle a norma, altrimenti una task force militare avrebbe dichiarato inagibili le case e le attività servite da tali condotte di scarico con CHIUSURA IMMEDIATA delle stesse; e sempre con tali minacce NON SI E’ VOLUTO aspettare settembre per fare tali lavori (dato che si avvicinava la stagione turistica-lavorativa): BISOGNA SCAVARE SUBITO LA BANCHINA fino ad andare al di sotto del livello delle fogne borboniche.
Non c’è stato verso di trovare SOLUZIONI ALTERNATIVE: la più gettonata, veloce, economica e razionale (suggerita da tecnici del settore e non certo da me) era quella di fare una condotta a mare, parallelamente al “dente” della Banchina Di Fazio, che, posta al di sotto del livello delle fogne borboniche ne avrebbe drenato i liquami; questa soluzione avrebbe permesso anche di “rinforzare” la banchina stessa e non di indebolirla, come invece sta avvenendo, dato che si è tagliato tutto lo sperone di roccia su cui poggiava il basolato.
Ma no, non si può fare, perché Acqualatina ha deciso così e così sia, guai a dissentire.
E tra le cose che non quadrano c’è l’assoluta mancanza, sul cantiere, del cartello, tra l’altro obbligatorio per legge, su cui siano indicati:
– titolo (descrizione) dell’opera
– committente
– progettista
– direttore dei lavori
– addetto alla sicurezza
– responsabile del collaudo
– importo dell’opera
– ditta esecutrice con DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva)
– data di inizio lavori
– data di fine lavori
Non c’è niente di tutto ciò: solo gli operai della ditta, qualche operaio di Acqualatina che ogni tanto passa, uomini in divisa… Boh!