di Paolo Iannuccelli
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“Andare per i luoghi di confino” è il titolo del libro presentato da Anna Foa alla libreria Feltrinelli di Latina, per i tipi della prestigiosa Società Editrice Il Mulino di Bologna, in un interessante incontro organizzato da Floriana Giancotti e Mario Leone del Movimento Federalista Europeo.
L’autrice, storica apprezzata ed insegnante universitaria, è figlia di Vittorio Foa, esponente di primo piano del mondo sindacale italiano, senatore, uomo di grande cultura che ha vissuto di persona gli anni del confino e del carcere. E’ considerato un padre nobile della sinistra italiana. Il libro racconta storie inedite di un mondo poco conosciuto ma che merita di essere approfondito e studiato con attenzione.
Tra il 1926 e il 1943 l’Italia è piena di luoghi di confino: isole, da cui fuggire è più difficile, ma anche piccoli borghi nell’Abruzzo-Molise, in Lucania e nel Sud, dove il regime fascista invia gli oppositori e successivamente anche gli ebrei. Luoghi abitati da contadini spesso analfabeti, stupefatti all’arrivo di gente ammanettata.
Oggi le isole di Ponza, Ventotene, Lipari, Lampedusa, e le Tremiti, così come i paesini di montagna, sono rinomate e frequentate mete turistiche. Eppure, sulla ricostruzione politica e sulla vita morale del nostro paese nel dopoguerra quelle esperienze di confino hanno contato molto.
Uomini e donne – molti di estrazione borghese – si erano accostati a un mondo umile ma autentico, mentre la popolazione aveva potuto incontrare persone alle quali il privilegio non aveva impedito uno sguardo partecipe e affettuoso, come quello di Carlo Levi, l’autore di “Cristo si è fermato a Eboli”.