proposto da Francesco De Luca
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Articolo VI — Ministeri della Religione
Un parroco e tre Preti erano i Ministri della religione destinati dal Governo per la Colonia di Ventotene. Questi erano tutti stipendiati dal Tesoro Reale. Il primo con ducati dodici al mese, gli altri con ducati otto. Tutti abitavano all’Ospizio eretto a fianco della Chiesa Parrocchiale (la sola che esista nell’isola) sotto il titolo S.ta Candida. Dippiù il Governo pensionava il Sagrestano con ducati due al mese, e dava ducati centoventi per cera ed olio, rimanendo a danno del Fisco le riparazioni della fabbrica e degli arredi sacri.
Articolo VII— Contribuzioni e gabelle che si pagavano al Governo.
Oltre il Censo o canone, che i Coloni pagavano al Fisco e del dazio sul pesce che si estraeva, detto quinterìa, nulla di più si pagava al Fisco da quegli abitanti
Articolo VIII – Relazione dell’isola di Ventotene col Continente e con le isole vicine
L’isola di Ventotene non ha veruna relazione col Continente. E’ ben debole quella che ha con Ponza., riducendosi quasi alla sola corrispondenza delle Autorità Militari ed Amministrative. Non è però lo stesso dell’isola di Ischia. Questa può chiamarsi realmente la Patria madre di Ventotene.
Le barche di Ischia esportano da Ventotene in tutte le stagioni il superfluo dei suoi prodotti e vi importano tutto ciò che manca. Dippiù Ischia in ogni anno spedisce in Ventotene una colonia assai numerosa di pescatori che consumano in parte i prodotti dell’isola ed in cambio danno pesce e del denaro. Per queste ragioni e molto più per la prossimità delle due isole crederei, Sig. Intendente che Ventotene debba assolutamente aggregarsi al Circondario di Ischia.
Articolo IX – Isola di S. Stefano
Alla distanza di mezzo miglio dal Porto ed a Levante di Ventotene esiste la piccola isola di S. Stefano. Questa è di forma quasi rotonda, gira un miglio e mezzo circa nella sua circonferenza, e si eleva abbastanza dalle acque del mare. Non ha né rada né porto: ma è circondata dappertutto dalle acque. Non è affatto abitata né da uomini né da animali di sorte alcuna., ed è perfettamente incolta. Quasi nel suo centro il passato Governo vi aveva fatto erigere un vasto edificio in forma di rotonda, detto Ergastolo, da servire di luogo di detenzione a più centinaia di condannati. Questo edificio, perché abbandonato da due anni e perché mal costruito, è crollato in parte nel suo interno, ma con pochissima spesa potrebbe riattarsi. Nel suo mezzo esiste una piccola Cappella costruita in modo che tutti i detenuti dalle loro stanze possano ascoltarvi la Messa. Per il servizio di Chiesetta vi erano addetti due Preti con ducati dodici al mese per ognuno, e questi oggi si trovano rifugiati in Ventotene. Nell’ingresso dell’Ergastolo ed appoggiata a questo esiste un edificio quadrangolare destinato per l’ abitazione del Comandante del Distaccamento dei Preti ecc.
Il terreno dell’isola di S. Stefano è, a creder mio, della stessa natura di quello di Ventotene, cioè ottimo alla coltura e, siccome ho fatto sopra vedere che i terreni di Ventotene sono di piccolissima estensione e già insufficienti agli attuali abitanti, così sarei del parere che i terreni di S. Stefano dovessero essere divisi ai Coloni di Ventotene, tanto più che questi mi hanno assicurato che parecchi dei loro figli, per non avere terre da coltivare, sono stati obbligati ad espatriare, ed ingaggiarsi sopra bastimenti di traffico o da guerra.
In conseguenza di quanto ho avuto l’onore di esporre alla S.V. Ill.ma, vede bene, che per la forma dell’Amministrazione da stabilirsi nell’isola di Ventotene non saprei proporle ciò che ho proposto per l’isola di Ponza.
Sono con profondo rispetto di V.M.Ill.ma
Tommaso Montaruli
[Il Memoriale di Montaruli. Ventotene e Santo Stefano (3) – Continua]