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Articolo III – Porto, torre o castello ed abitazioni dell’isola.
Il così detto Porto di Ventotene non è che un piccolo seno incavato naturalmente nel tufo calcare dall’azione delle acque del mare. E’ situato a Levante dell’isola, ed il suo ingresso è così stretto che appena offre libero il passaggio alle piccole barche da pesca. E’ difeso a Ponente dall’isola, e da Levante e Tramontana da un debole e basso muro che naturalmente vi ha formato il tufo incavato dall’acqua, e perciò in ogni anno si assottiglia davvantaggio, e si trova già logoro in vari punti.
Nelle vicinanze del porto esistono parecchie case, e grotte, e più in là montando vi è il Castello, che è un edificio in forma quadrangolare difeso da un debole fossato, e da pochi piccoli cannoni, e che serve di alloggio al Comandante dell’Isola, ed alla Truppa, che ne forma la piccola guarnigione.
Da tre lati e nelle vicinanze vi sono molte abitazioni quasi tutte donate dal Governo ai Coloni, e vi esiste ben anche la Chiesa Parrocchiale con un piccolo Ospizio per i preti. Vi è anche la casa dell’Amministratore dell’Isola, che oggi trovasi vuota. In mezzo ai campi si trovano poche altre abitazioni.
Articolo IV – Occupazioni degli abitanti di Ventotene. Carattere morale che li distingue. Spirito pubblico.
Tutti gli abitanti di Ventotene sono coltivatori di campagne. Non vi sono né artieri, né gente di città; molto meno veruno che sappia leggere o scrivere. Non esistono neppure pescatori. Non per questo si manca di pesce giacché in quasi tutti i mesi dell’anno vi soggiorna una piccola colonia di pescatori di Ischia che delle volte arriva sino a cento individui; tutti esercitano colà il mestiere della pesca ed il frutto di questa passa quasi tutto nella Capitale.
Il carattere morale di quegli Isolani non ha potuto da me definirsi. Diversissimi di origine e di Patri gli uni dagli altri, l’azzardo o il bisogno li ha riuniti in una famiglia che si risente ancora della primitiva differenza, ed il tempo solo potrà assimilarli in modo da acquistare un carattere morale che si distingua. Sono però infinitamente sobri, e tutti dediti alla coltura delle terre, e lo stato ridente di quelle campagne prova bene il di loro amore per il travaglio.
Per lo spirito pubblico mi rimetto interamente a ciò che ho detto degli abitanti di Ponza.
Articolo V – Impiegati nell’isola in tempo di Ferdinando. Soccorsi che si davano dal Governo alle famiglie bisognose.
Oltre il Comandante Militare, che aveva anche le attribuzioni di Governatore Politico in quell’isola, vi era altresì un Amministratore incaricato d’incassare i censi, che si pagavano sulle terre; ed il dazio, che si esigeva sul pesce, che si esportava dall’isola, ed infine di distribuire i soccorsi che il Governo accordava alle famiglie indigenti, e di corrispondere il soldo mensile a tutti gli impiegati. Costui (il Governatore Politico) era anche Deputato di salute ed aveva sotto i suoi ordini un attuario, o cancelliere, e due Guardiani tutti stipendiati dal Governo. Oltre questi impiegati Ferdinando IV stipendiava mensilmente un medico e chirurgo, che faceva anche da speziale; una levatrice, un venditore di viveri di Regio conto.
Indipendentemente da tutti questi vantaggi offerti ai Coloni di Ventotene il Governo in ogni anno dimandava l’elenco delle famiglie bisognose, e dietro il rapporto del Governatore dell’Isola e dell’Amministratore accordava dei competenti sussidi che ammontavano a ducati settanta circa al mese. Infine per i maritaggi alle donne povere erano accordati ducati sessanta annui.
[Il Memoriale di Montaruli. Ventotene (2) – Continua]