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La gita del lunedì dell’Angelo (Pasquetta, o meglio Pascone) era un’altra occasione per poter tendere agguati alle nostre prede di innamoramento.
Si tornava sull’amato scoglio per le vacanze di Pasqua e anche se allora si doveva ritornare a scuola il martedì (poi sempre il mercoledì perché il martedì mattina all’alba ore 04.30 si partiva con il Mergellina direzione Formia), la gita di Pasquetta era sacrosanta e bisognava onorarla con tutti gli annessi e connessi.
Una super mangiata faceva parte del protocollo, così come pure i giochi che facevano seguito alla abbondante libagione correlata al pranzo “fuori porta”.
I giochi erano l’occasione per “toccarsi” e trasmetterci emozioni e sentimenti, anche perché i giochi erano rigorosamente “misti”, nel senso che si stava vicini e insieme, maschi e femmine, ed insieme si giocava.
Pudicamente, perché si era all’aperto e non c’era occasione per spingersi oltre. Ma a noi bastava così, al massimo si poteva poi andare a ballare a casa di qualcuno dopo la gita, con un giradischi, a strofinarsi un po’ con un “lento” (ballo della “mattonella”).
Già qualcuno portava con sé una macchina fotografica e con quella si immortalavano quei momenti spensierati.
Quelle foto, talora “rubate”, potevano anche servire a lenire i desideri invernali e magari a mostrarle ai compagni di scuola, raccontando immaginate storie d’amore.
E “I Bertas” cantavano: “Fatalità aver trovato te, te che sei come me…”:
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https://www.youtube.com/watch?v=_EdCPGe4pgI
(cliccare sul link per aprire il video)
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Nota
Foto dell’Autore con ‘uastaccetti (…non si vede, ma assicura che c’è!)