di Emilio Iodice (traduzione dall’inglese di Silverio Lamonica)
.
L’ottava puntata (tradotta dall’inglese) dell’ottimo saggio di Emilio Iodice su Mussolini, pubblicato sulla rivista americana The Journal of Values Based Leadership (Il giornale della Leadership basata sui valori), attualissimo (luglio 2018).
La Redazione
.
L’affare Vanderbilt, una questione di carattere
A volte è un incidente a svelare il vero carattere di una persona. Tale fu il caso per Mussolini, in un tragico evento che accadde nel luglio del 1927.
In un articolo del New York Post del 28 luglio 1943, Cornelius Vanderbilt jr. raccontò la storia del suo sfortunato giro in auto nella Campagna Romana col Duce, il 27 luglio del 1927. Vanderbilt si trovava a Roma per intervistare Mussolini, quando il dittatore lo invitò a salire sulla sua Alfa Romeo.
Mussolini al volante della sua Alfa Romeo, con Cornelius Vanderbilt, 23 luglio 1927
Il Duce prese il volante. Secondo Vanderbilt, guidava incautamente. Dopo aver mancato un muro per un pelo, la macchina entrò in una curva a gomito a circa cento miglia all’ora. Alcuni bambini erano sul ciglio della strada, sventolando delle bandierine. Una bambina si fermò in mezzo alla strada, Mussolini le corse contro senza fermarsi. Vanderbilt rimase scioccato. Chiese a Mussolini di tornare indietro. Invece il Duce rispose – Mai guardare indietro, Vanderbilt, guardare solo avanti.
L’episodio del “colpisci e scappa” che costò la vita ad una bimba di tre anni, fu raccontato molte volte e divenne un incidente internazionale. Mussolini negò che quel fatto fosse mai accaduto. Vanderbilt si soffermò sui particolari di quella faccenda fino alla sua morte nel 1974 (*).
L’evento mostrò quanto fossero smisurati l’egocentrismo e l’arroganza di Mussolini. Non fu mai ritenuto responsabile della morte di quella bambina che faceva parte di un gruppo di ragazzini che erano là per dargli il benvenuto. Il senso smisurato della boriosa presunzione di Mussolini, lo avrebbe poi trascinato a commettere errori fatali che avrebbero avuto un effetto calamitoso e di lunga durata sulla vita degli italiani e lo avrebbe portato ad una ignobile fine.
Nota
Vanderbilt Cornelius (28 luglio 1943) Mai Guardare Indietro, Disse Benito ( Di Una Piccola Vita) Ed Ora? New York Post e Le Scuse Degli Stati Uniti All’Italia Riguardanti Mussolini, Per la Nota Del Generale Butler, New York Times 30 gennaio 1931. Il generale Smedley Butler sostenne che un amico, il quale era anche lui sull’auto con Vanderbilt, sentì Mussolini dire: “Amico mio, era solo una vita. Cos’è una vita negli affari di Stato? Butler fu deferito alla Corte Marziale per la sua dichiarazione che aveva causato un incidente diplomatico con l’Italia. Nel 2015 P. A. Mode ha scritto L’Affare Montebello ( Createpace Editore), basato sulla storia di Vanderbilt, ridotta in romanzo.
Le guerre di Mussolini: l’inizio della fine
“Solo la guerra porta tutte le umane energie alla loro tensione più alta ed impone il marchio della nobiltà sui popoli che hanno il coraggio di farla. La pace è assurda; il fascismo non crede in lei.”
“La guerra è per l’uomo ciò che la maternità è per la donna.”
“C’è la lotta, grande, silenziosa, continua: la lotta tra lo Stato e l’individuo, lo Stato che chiede e l’individuo che prova ad evadere tali richieste. Perché l’individuo, abbandonato a se stesso, a meno che si tratti di un santo o di un eroe, rifiuta sempre di pagare le tasse, di ubbidire alla legge e di andare in guerra.”
“Un istante sul campo di battaglia, vale mille anni di pace.”
(Benito Mussolini)
“Il pio desiderio, la megalomania e l’ideologia fascista travolsero gradualmente il buon senso di Mussolini. Egli interpretò le vittorie diplomatiche sulla Bretagna e la Francia durante le guerre d’Etiopia e di Spagna (1935 – 1939) come prova del suo genio militare.
Poiché la vita dei suoi genitori e del fratello maggiore fu breve, Mussolini si aspettava di morire giovane, ma si considerava capace, in modo univoco, di portare l’Italia alla grandezza. Quindi percepì una fugace opportunità storica per uno spettacolare ingrandimento dell’Italia (1935 – 1945 ) contrapponendo il potere nazifascista contro la decadenza franco-britannica.
Mussolini decise di scommettere su in impero afro-mediterraneo attraverso la guerra con l’occidente. Aggiudicandosi la gloria di Cesare, avrebbe ottenuto il prestigio necessario per abolire la monarchia e creare uno stato veramente totalitario”
(La Storia di Benito Mussolini http://www.history.com/topics/world-war-ii/benito-mussolini).
Mussolini con le truppe in Etiopia
La conquista d’Etiopia
Dal 1930 Mussolini lanciò l’immagine di leader forte e di successo, che portava l’Italia nel XX Secolo. La violenza e l’oppressione del fascismo furono spesso tralasciati a fronte dei giganteschi progetti di opere pubbliche che creavano migliaia di posti di lavoro, lottando i danni della grande depressione. Era enormemente popolare e aveva esibito risultati positivi, riguardanti l’occupazione, i programmi sociali, la legge e l’ordine.
Il decennio degli anni trenta, avrebbe rivelato di più di Mussolini e della sua visione di grandeur. Il mondo avrebbe cominciato a perdere l’ammirazione per il Duce quando trascinava l’Italia in una guerra dopo l’altra.
Mussolini promise di rendere l’Italia di nuovo grande e ristabilire la gloria dell’impero romano. Ciò richiedeva conquiste e spargimento di sangue.
Nel 1935 l’Italia invase l’Etiopia. Gli etiopi erano scarsamente armati, disponevano di poche mitragliatrici, le loro truppe erano dotate principalmente di spade e lance. Avendo accumulato per un decennio gas venefico in Africa Orientale, Mussolini diede al generale Badoglio, che era a capo dell’invasione, l’autorità di usare quest’arma assassina. Mussolini era perfino preparato a ricorrere alla guerra batteriologica, fino a quando questi metodi sarebbero stati tollerati (Smith, Mack [1983], pp. 231–232).
Furono commesse atrocità in un paese che in gran parte era privo di difese. Nessuno poté essere ritenuto responsabile per le migliaia di civili innocenti uccisi dagli italiani e dalle forze fasciste in Europa. Una volta che il paese cadde, il Duce vantò che l’Italia aveva di nuovo un impero.
Per la sua conquista in Africa, l’Italia pagò un prezzo alto: 12.000 italiani morirono e il costo materiale fu maggiore di quanto il Duce aveva pianificato. I costi economici furono un colpo impressionante per il bilancio italiano e ridussero la sua capacità di aggiornare le forze armate, gli affari, con i problemi domestici vitali.
Le sanzioni imposte dalla Lega delle Nazioni, portarono ancora di più l’Italia nell’orbita economica e militare di Adolf Hitler, il quale venne in soccorso dell’economia italiana (Sullivan Barrey, “Più di quanto sembri, la guerra d’Etiopia e le origini della seconda guerra mondiale” pp 178 – 203 da Le Origini della Seconda Guerra Mondiale, Riconsiderate: A. J. P. Taylor e gli Storici, Londra: Loutledge 1999 pp 187 – 188).
Francobollo commemorativo delle Poste Italiane: l’alleanza con la Germania
Nel 1936 Mussolini siglò un’alleanza con Hitler e, quattro anni dopo, firmò l’accordo per l’asse Roma-Berlino-Tokio, un trattato che fu un “patto d’acciaio” come lo descrisse, l’accordo sigillò il destino dell’Italia, della Germania nazista e dell’impero giapponese.
La guerra civile spagnola
FOTO Mussolini sulla copertina della rivista Life )
Nonostante gli effetti paralizzanti dell’avventura etiopica sull’Italia, Mussolini decise di impegnare la sua nazione in un altro conflitto straniero. Dal 1936 al 1939 l’Italia fornì mezzi e assistenza alle forze nazionaliste del generale Franco.
“Durante la guerra civile spagnola, l’Italia mandò 80.000 uomini, di cui almeno seimila facevano parte dell’Aeronautica Militare Italiana, 45.000 dell’Esercito e 29.000 della Milizia Fascista. L’Italia fornì pure 1.800 cannoni, 1400 mortai, 3.400 mitragliatrici, 6.800 automezzi, 157 carri armati, 213 bombardieri, 44 aerei d’assalto e 414 combattenti” (L’Italia e la Guerra Civile Spagnola http://spartacus-educational.com/SPitaly.htm).
Il Duce si rivolge ai fascisti
Il fardello sull’Italia dei conflitti di Mussolini fu impressionante.
“Dal 1935 al 1939 le guerre di Mussolini costarono l’equivalente di 500 miliardi di dollari USA, nella valuta del 1999, una somma che in proporzione rappresentò un peso perfino più grande, considerando che l’Italia era una nazione talmente povera”. (Ibid. Sullivan , p.87 ). Le enormi spese privarono il paese della capacità di ammodernare le sue forze armate, come avevano fatto la Francia e la Gran Bretagna, specie da quando si profilava all’orizzonte lo spettro di un’altra grande guerra europea, che avrebbe eclissato l’angoscia della prima guerra mondiale.
La seconda guerra mondiale sarebbe stata l’avventura più brutale e disastrosa della storia d’Italia; il costo e la sofferenza, in vite umane, sarebbe stato inimmaginabile. I sacrifici che gli italiani avrebbero affrontato in sangue, perdita di beni e dolore, sarebbero stati mille volte più grandi di ciò che sperimentarono nei conflitti sostenuti dall’inizio del XX secolo. Alla fine avrebbero perduto non solo il loro “impero” ma anche il rispetto di se stessi.
Le leggi razziali
Gli ebrei residenti a Roma, 1943 da Oro Macht Frei
Nel 1938 Mussolini riconobbe ad Hitler l’annessione dell’Austria. I legami con la Germania divennero più forti.
Nello stesso anno fu scritto il capitolo più nero della storia d’Italia. Mussolini promulgò una serie di leggi razziali avendo di mira i diritti degli ebrei, vietando i loro libri, escludendoli dai pubblici uffici e dall’istruzione superiore, oltre alla confisca dei loro patrimoni, limitando i loro spostamenti e provvedendo a sottoporli ad una eventuale fase preparatoria di trattamento, sulla falsariga dei prigionieri politici (Hollander, Ethan J. Il Fascismo Italiano e gli Ebrei [ PDF ] Università California ISBN 0-8039-4648-1)
Molti personaggi italiani importanti avevano già lasciato l’Italia per protesta contro l’oppressione del Duce e la soppressione della libertà. Il maestro Arturo Toscanini ed il fisico Enrico Fermi, famosi a livello mondiale, furono tra loro. Molti altri sarebbero partiti sulla scia delle leggi razziali.
“Nonostante gli sforzi di Mussolini di sbarazzare l’Italia dagli ebrei, singoli italiani non solo diedero una mano a proteggere le loro proprietà, ma li sottrassero anche da morte certa, ad opera di chi aveva pianificato il loro sterminio, offrendo loro un rifugio. Alcuni italiani decisero di proteggere gli ebrei loro amici o vicini di casa per un fatto di coscienza. Come risultato, circa l’80% degli ebrei italiani sopravvisse all’olocausto”. ( Le Leggi Razziali Italiane, l’Italia e la Fondazione dell’Olocausto http://www.italyandtheholocaust.org/italian-racial-laws.aspx).
Nota
(*) – Vanderbilt Cornelius (28 luglio 1943) “Mai guardare indietro, disse Benito (Di una piccola vita). E ora? New York Post e Le scuse degli Stati Uniti all’Italia riguardanti Mussolini, per la nota del generale Butler, New York Times 30 gennaio 1931. Il generale Smedley Butler sostenne che un amico, il quale era anche lui sull’auto con Vanderbilt, sentì Mussolini dire: “Amico mio, era solo una vita. Cos’è una vita negli affari di Stato? Butler fu deferito alla Corte Marziale per la sua dichiarazione che aveva causato un incidente diplomatico con l’Italia. Nel 2015 P. A. Mode ha scritto L’Affare Montebello (Createpace Editore), basato sulla storia di Vanderbilt, ridotta in romanzo.
.
Qui la prima puntata
Qui la seconda puntata
Qui la terza puntata
Qui la quarta puntata
Qui la quinta puntata
Qui la sesta puntata
Qui la settima puntata
Qui la presentazione generale con il file .pdf nell’originale inglese
Iodice. Lezioni dalla Storia (8) – Continua
silverio lamonica1
23 Agosto 2018 at 17:04
Il disprezzo della vita (degli altri, s’intende) così ben illustrato da “L’affare Wanderbildt”, caratterizzò non solo il Duce ma anche i suoi accoliti.
Un tragico esempio lo avemmo anche qui a Ponza, purtroppo, il 20 settembre 1932 quando un milite di guardia al Bagno Vecchio uccise il dodicenne Salvatore Scotti perché si era rifiutato di prendergli dell’uva dalla vigna del padre. “Il cadavere fu portato immediatamente dai militi fascisti al cimitero; ai genitori fu impedito di vedere il corpo del ragazzo; essi furono minacciosamente invitati a non presentare denuncia all’autorità giudiziaria. Il padre, Carlo Scotti, fu obbligato, cinque giorni dopo, a denunciare la morte del figlio per… “cause naturali”. Alcuni giorni dopo questo gravissimo episodio, sui muri dell’isola apparve la scritta: “Chi tocca la milizia avrà del piombo” (Corvisieri, All’Isola di Ponza – Ed. Il Mare 1985 pag. 277).
L’episodio è stato pubblicato anche su questo sito, con accenti delicati ed accorati insieme, da Ilenia Picicco: http://www.ponzaracconta.it/2012/03/03/io-non-ho-paura-1-2/
In occasione del rinnovo della toponomastica, è opportuno ricordare la triste vicenda di questo sfortunato giovane concittadino con una lapide o una targa, com’è stato più volte segnalato su questo giornale on-line.