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…e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo.
Come lacrime nella pioggia.
E’ tempo… di morire
[Blade Runner – Epilogue;1982 by Ridley Scott]
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Blade Runner è un film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott e interpretato da Harrison Ford, Rutger Hauer e altri…
La sceneggiatura è liberamente ispirata al romanzo del 1968 Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep? – Forse gli androidi sognano pecore elettriche?) di Philip K. Dick.
Il film mette in scena un mondo futuro (una Los Angeles del 2019… quasi ci siamo!).
Un mondo buio, inquinato e sovraffollato dove la nebbia prodotta dall’inquinamento offusca il Sole e produce una pioggia continua. La vita animale e vegetale è pressoché scomparsa: quasi tutti gli animali in circolazione sono sintetici, ed è proibito uccidere quelli veri sopravvissuti.
I moderni grattacieli e le industrie sorgono accanto ai palazzi più antichi, fatiscenti e adattati alle “nuove tecnologie” facendo passare le tubazioni sulle facciate esterne. L’assenza totale del bello, insieme all’oscurità e alla pioggia trasmettono allo spettatore una sensazione di claustrofobia.
In questo mondo la tecnologia ha permesso la creazione di esseri artificiali simili agli umani, detti “replicanti”, adibiti ai lavori pesanti nelle colonie extra-mondo, dotati di capacità intellettuali e forza fisica superiori agli uomini, ma con una durata di vita limitata.
La minaccia del momento – i clandestini e i migranti attuali – sono appunto i “replicanti”, che per successivi miglioramenti sono arrivati a diventare “quasi” umani (…troppo umani!). Tanto che non accettano di essere “terminati” alla scadenza del contratto e si ribellano.
Il film è la storia di un cacciatore di androidi (Harrison Ford) in questa terra futura, appunto, sempre buia, dove piove sempre; dove la gente non sembra tanto felice.
Del film esistono fondamentalmente tre versioni.
– La versione originale, uscita nelle sale nel 1982, con scarso successo di pubblico (mentre fu apprezzato dalla critica); negli anni successivi il film è stato rivalutato al punto da essere considerato il miglior film di fantascienza mai prodotto.
– La prima modifica sostanziale al film risale al Director’s Cut del 1992, una versione del regista rieditata sotto la supervisione di Michael Arick e più fedele alla prima versione di lavoro della pellicola. Venne rimossa la voce narrante fuori campo così come il lieto fine della fuga di Deckard e Rachael
– Il Final Cut, uscito al cinema nel 2007, è considerato la versione definitiva della pellicola e l’unica in cui a Scott è stata concessa totale libertà artistica.
Questo è il love theme del film, brano composto, arrangiato e eseguito da Vangelis, con Dick Morrissey al sassofono solista.
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Vangelis (pseudonimo di Evangelos Odysseas Papathanassiou (1943), è un compositore e polistrumentista greco.
Durante la rivolta studentesca del 1968 si trasferisce a Parigi e fonda il gruppo di rock progressivo Aphrodite’s Child con Demis Roussos (sul sito leggi qui) e Loukas Sideras.
Fra le sue opere più acclamate compaiono alcune colonne sonore (come quelle per i film Momenti di gloria, Blade Runner, Antarctica, Missing – Scomparso, 1492 – La conquista del paradiso, Alexander, Luna di fiele). Inoltre ha composto l’inno per i Mondiali di calcio Giappone-Corea del Sud 2002 (Ibidem, da Wikipedia).
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Ancora da YouTube, la scena clou, dopo un combattimento di estrema violenza, a mani nude, sulla sommità di un grattacielo, tra Deckart (il cacciatore di androidi, Harrison Ford) e Roy (Rutger Hauer, il capo dei replicanti ammutinati), dove Roy impedisce che Deckart, appeso nel vuoto sul bordo della costruzione, muoia.
E’ Roy che parla:
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Roy: I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the sholder of Orion. I watched sea beams glitter in the darkness at Tan Hauser Gate. All those moments will be lost in time like tears in rain. Time to die.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire…
La scena prosegue così:
Deckard (voice-over): I don’t know why he saved my life. Maybe in those last moments he loved life more than he ever had before. Not just his life, anybody’s life, my life. All he’d wanted were the same answers the rest of us want. Where did I come from? Where am I going? How long have I got? All I could do was sit there and watch him die.
Deckard (voce fuori campo): non so perché mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto avesse mai fatto. Non la sua vita, intendo: la vita di chiunque, la mia vita. Quelle che aveva cercato erano le stesse risposte che ciascuno di noi cerca. Da dove vengo, dove vado? Per quanto tempo starò qui?
Tutto quello che potetti fare fu sedere lì e guardarlo morire.