di Emilio Iodice (traduzione dall’inglese di Silverio Lamonica)
.
La quarta puntata (tradotta dall’inglese) dell’ottimo saggio di Emilio Iodice su Mussolini, pubblicato sulla rivista americana The Journal of Values Based Leadership (Il giornale della Leadership basata sui valori), attualissimo (luglio 2018).
La Redazione
Primo Ministro d’Italia
Le elezioni del 1924
Talvolta si dice che non ci si può fidare del governo di se stessi. Ci si può fidare allora del governo degli altri? Oppure abbiamo trovato degli angeli nelle vesti di sovrani per governarlo? Lasciamo alla storia la risposta di queste domande.
(Thomas Jefferson)
Se la gente non può avere fiducia che il proprio governo faccia il lavoro per cui esiste: proteggerla e promuovere il benessere comune, tutto il resto è perduto.
(Barack Obama).
Non discutiamo con chi è in disaccordo con noi. Noi lo distruggiamo.
(Benito Mussolini)
Nell’aprile del 1924 si svolsero le elezioni parlamentari. Le votazioni avvennero in un clima di violenza, di brogli elettorali e intimidazioni, nonostante gli appelli di Mussolini al suo partito di comportarsi diversamente. ( Ibid. De Felice pp. 406-407, 440-44, 481, 584). Nello stesso tempo incoraggiava di uscire dal voto con una vigorosa campagna elettorale e con manifestazioni da parte dei fascisti, per ottenere il sostegno popolare. Il risultato finale andò oltre le sue aspettative. (Ibid. De Felice p. 563). Il Partito Nazionale Fascista e i suoi alleati vinsero 275 seggi su 375, dando a Mussolini una solida maggioranza. Con la nuova legge elettorale, aveva il 65% dei voti nel nuovo Parlamento.
Un parlamentare, il socialista Giacomo Matteotti denunciò Mussolini e il suo partito per le ostilità e le illegalità commesse durante la campagna elettorale. Il 30 maggio Matteotti si alzò coraggiosamente in Parlamento per pronunciare il suo discorso. Tra minacciose grida e fischi da parte dei fascisti, elencò i crimini di Mussolini e dei suoi lealisti, contro la democrazia e la Costituzione Italiana, compresa la gestione delle elezioni, la corruzione e l’aver terrorizzato l’elettorato. Accusò anche Mussolini di aver venduto ad una compagnia petrolifera straniera, i diritti di trivellazione lungo la costa italiana. Matteotti chiese che le elezioni fossero annullate.
Egli gridò: – Uccidete me, ma non le idee che sono in me… Il mio discorso è finito. Ora preparate il vostro discorso per il mio funerale” (Beppe Giulietti, Giacomo Matteotti: ‘Uccidete me, non le idee che sono in me,’ 10 giugno 2014 – https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/10/giacomo-matteotti-uccidete-me-non-ucciderete-le-idee-che-sono-in-me/102 1581/).
Matteotti sapeva che il suo destino era segnato.
Nemmeno un mese dopo, Giacomo Matteotti fu rapito e ucciso. Tre militanti fascisti furono arrestati, processati e condannai a sei anni di prigione. Mussolini non era implicato, ma fu accusato dall’opposizione di aver architettato il crimine (Ibid. De Felice pag. 620 ).
Pur non avendo ordinato l’omicidio, era chiaro che Mussolini e i suoi scagnozzi avevano creato un’atmosfera di fanatismo e di violenza che portò ad una tale conseguenza.
Funerale di Giacomo Matteotti, giugno 1924
Nelle settimane che seguirono l’assassinio di Matteotti, molti membri del Partito Fascista rinunciarono alla loro appartenenza e alcuni chiesero le dimissioni di Mussolini. Gli contestarono l’abilità di governare e il controllo degli eventi. La vita politica di Mussolini era al limite. Come reazione, il Duce affrontò i suoi accusatori nel partito e li assicurò sulla sua devozione ai principi della rivoluzione fascista.
Le accuse feroci dell’opposizione e la stampa gli offrirono un’occasione inaspettata. Il 3 gennaio 1925 intervenne alla Camera dei Deputati. L’assassinio di Matteotti aveva creato una grave crisi politica che bisognava affrontare. Insistette sulla sua innocenza nell’ affare Matteotti, pur ammettendo la responsabilità politica, morale e storica di ciò che era accaduto. Sfidò chiunque a mostrare le prove del suo coinvolgimento o del suo governo. Col suo discorso Mussolini ristabilì il controllo sul Partito Fascista e sugli affari della Nazione (Il discorso del 3 gennaio segnò l’inizio della dittatura fascista secondo Mussolini in “Storia di un anno: il tempo della carota e del bastone”. 1944 pag. 175. – in “Opera Omnia” Vol. XXXIV pag. 411).
Il discorso mise anche fine alla democrazia in Italia – “Io solo assumo la responsabilità politica, morale e storica di tutto ciò che è accaduto – disse Mussolini in Parlamento – Se il fascismo è stato un’associazione criminale, ebbene io sono il capo di quell’associazione criminale…” ( Ruth Ben-Ghiat, “Un autoritario americano”, l’Atlantico, il 10 agosto 2016)
Il giorno dopo ordinò ai prefetti di ogni città italiana di reprimere le manifestazioni, in particolare quelle dei “comunisti e dei sovversivi”. Istituì il controllo sulla stampa attraverso la censura, dovendo far fronte all’emergenza nazionale. Ai capi fascisti giunsero ordini di proibire disordini da parte dei militanti. ( Ibid Felice, pp. 722, De -23). La Polizia chiuse i giornali di opposizione ed arrestò 111 “pericolosi sovversivi” (Ibid. De Felice pag. 726 ).
Gli alleati di Mussolini di altri partiti politici che facevano parte del Governo, si dimisero per protesta. Egli li sostituì immediatamente con esponenti fascisti.
Mussolini nell’immagine del Duce, il leader, e i suoi seguaci
LA DITTATURA
“Se avanzo, seguitemi. Se indietreggio, uccidetemi. Se muoio, vendicatemi”.
Benito Mussolini
“Il potere tende a corrompere e il potere assoluto tende a corrompere assolutamente”.
Lord Acton
“E’ vero che non si può mangiare la libertà e non si può (confondere) l’impianto del potere con la democrazia. Ma allora neppure i prigionieri politici possono accendere la luce nelle celle di una dittatura”.
Corazon Aquino
Il quartier generale del Partito Fascista a Roma
Mussolini si mosse rapidamente per instaurare uno stato di polizia, al fine di controllare ogni aspetto della vita italiana. Egli smantellò le garanzie costituzionali e la relativa supervisione da parte del Parlamento. Il Senato fu autorizzato a designare i leader fascisti italiani alla guida dei comuni al posto dei sindaci e dei consigli comunali.
Alla vigilia di Natale del 1925, cambiò formalmente il suo titolo di Presidente del Consiglio dei Ministri in Capo del Governo. Ora era responsabile solo verso il Re. Venti mesi dopo essere diventato Primo Ministro, Mussolini era ora il Dittatore d’Italia.
Gran Consiglio del Fascismo, presieduto da Mussolini
Quattro mesi dopo venne effettuato il primo di una serie di attentati contro Mussolini. Violet Gibson tentò di sparargli mentre si recava ad un evento. Dopo, Mussolini lasciò cadere le accuse contro di lei, ed ella fu portata in Irlanda dove morì in un manicomio. Nel settembre 1926, Gino Lucetti lanciò una bomba contro l’auto del Duce, con conseguenti gravi lesioni, ma nessuna scalfì Mussolini. Il mese dopo Anteo Zaniboni tentò di ucciderlo, ma fallì. Cinque anni dopo, Michele Schirru, un cittadino naturalizzato americano, nato in Sardegna, complottò per uccidere Mussolini, ma fu arrestato. Fu condannato a morte, con esecuzione della sentenza. (Melchior Seele – 11 settembre 2006 – “1931 l’assassinio di Michael Schirru” Libcom.org. Archiviato dall’originale il 22.01.2009. Riportato il 13 marzo 2009.).
L’attentato da parte di Zaniboni, nel 1926, diede l’adito a Mussolini di mettere fuori legge tutti i partiti. Indisse le elezioni parlamentari con una sola lista di candidati fascisti, preparata dal Gran Consiglio del Fascismo, che così diventò la più alta autorità costituzionale dello Stato. In teoria potevano rimuovere Mussolini dalla carica, ma soltanto lui li poteva convocare e fissare la loro agenda.
Mahatma Gandhi incontra i membri dell’Opera Nazionale Balilla, una organizzazione della gioventù fascista in Italia. 15 dicembre 1931
Dal 1926 al 1929 Mussolini lavorò per consolidare la sua influenza sull’Italia, promulgando una serie di leggi fasciste che concentrarono ancora di più il potere nelle mani del regime, compreso il varo dell’indottrinamento fascista della gioventù, a partire dalla scuola elementare.
Mussolini creò una polizia segreta e una rete di intelligence che penetrarono in quasi tutti i settori della società italiana, nello sforzo di sopprimere l’opposizione al regime.
Con la legge in vigore, per il rafforzamento della pubblica sicurezza del 1926, migliaia di oppositori politici furono arrestati e condannati con accuse vaghe. Furono imprigionati o mandati in esilio su isole remote, dove furono confinati e privati di ogni libertà. Furono spesso sottoposti, dai loro carcerieri, a trattamenti crudeli e a punizioni disumane, sia fisiche che psicologiche. Molti non fecero più ritorno a casa [Nathan Cantor – Prigionieri Politici Fascisti – 1936. Giornale di Diritto Penale e di Criminologia 27 (2), Art. 2.].
In Italia fu anche reintrodotta la pena di morte.
Iodice. Lezioni dalla Storia (4) – Continua
Qui la prima puntata
Qui la seconda puntata
Qui la terza puntata
Qui la presentazione generale con il file .pdf nell’originale inglese