ripreso dal blog “Al tavolo di Amalia”, di Laura Mattera Iacono, a cura della Redazione
È un caffè speciale quello che sto per raccontarvi. Abbiamo come ospite Rita Bosso, un’ischitana, amica del tavolo, che vive lontano. Insegna matematica in una scuola superiore, ma è anche scrittrice.
Il suo Memorie di Amalie, uscito nel 2010, racconta la vita di 5 donne del ‘700 che – guarda caso – si chiamavano tutte Amalia.
L’abbiamo conosciuta qui al Tavolo lo scorso anno. E ora il caffè con lei è diventato un appuntamento fisso della nostra estate.
Arriva a Ischia Ponte con Zizi, la navetta. “Mi piace Zizi – ci dice subito – parcheggio l’auto a Fondobosso, prendo la navetta fino alle porte del borgo e poi faccio due passi a piedi”. Sì, che bello!
“Mi devi dire una cosa” le chiedo. “Tu sei un’insegnante ma soprattutto un’appassionata di matematica. La tangente in matematica è un concetto importante, ma non negativo. Come mai nel linguaggio comune ha assunto un significato così riprovevole?”
Lei scoppia a ridere. “Questo proprio non lo so. Diciamo che la tangente può anche essere proiettata all’infinito. Forse è per questo.” E scoppia di nuovo a ridere. “Ma no, dai – aggiunge – magari deriva semplicemente dal latino tangere, cioè toccare”. Eppure questo aspetto mi incuriosisce.
Approfondendo l’argomento, scopriamo che tra lingua e matematica ci sono diversi punti in comune. La matematica è disciplina, beh, ma neanche le lingue scherzano da questo punto di vista.
“Tua figlia ha studiato Analisi recentemente? Ecco, io consiglierei lo studio dell’Analisi matematica a tutti i giovani. È estremamente formativa perché abitua alla concentrazione. Oggi tutti noi, non solo i giovani, andiamo un po’ troppo di fretta e abbiamo troppe distrazioni”. Però pensateci un attimo: il cavallo di battaglia di quelli che oggi suggeriscono lo studio del greco antico, non è proprio questo? Abitudine alla concentrazione, alla disciplina, alla calma. Per capire un testo greco bisogna darsi i tempi giusti ed essere molto concentrati.
E io rilancio con un discorso che forse non piacerà molto. “Guarda che anche la lingua tedesca richiede massima disciplina. La costruzione della frase, ad esempio, è una cosa che secondo me è addirittura scientifica. In un discorso ogni tassello deve andare al suo posto. Quando parli, devi essere molto concentrato perché devi tenere in considerazione tante regole e chi ascolta non può interromperti, perché se interrompe, rischia di non comprendere quello che stai dicendo.
E concludo con un argomento che mi sta a cuore: “Forse non è un caso che i più grandi studiosi della lingua e della cultura greca siano stati proprio i tedeschi”. E Rita ribatte: “E guarda caso l’Analisi matematica è nata proprio in Germania”.
Dunque ci troviamo d’accordo: matematica e lingua non appartengono a mondi tanto lontani. Forse è solo nei tempi più recenti che si è cominciato a credere che tra scienza e belle lettere ci fosse una netta demarcazione e che gli esperti di matematica, scienza e tecnica potessero perfino bistrattare la lingua.
Nella realtà tuttavia neanche questo è completamente vero.
E infatti parlo della mia esperienza personale: “Mia figlia che studia Ingegneria meccanica mi dice che alcuni insegnanti universitari sono molto precisi sul tema: non basta aver capito un concetto, bisogna anche riuscire a spiegarlo bene a chi non è della materia. Un ingegnere meccanico deve saper parlare bene per far capire a una persona inesperta il funzionamento di una tale apparecchiatura”. Ecco, appunto.
Ma d’altra parte Rita Bosso, insegnante di matematica in un istituto superiore, è anche una scrittrice. Il suo libro Memorie di Amalie all’epoca ebbe molto successo e ora è introvabile. Io non l’ho letto. Qualcuno mi sa dire come posso trovarlo? Grazie!