di Rita Bosso
Il Cantinone – particolare
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A conclusione del progetto APPonza, che quest’anno ha avuto come tema il periodo borbonico e la costruzione del Porto, vorrei condividere con i lettori di Ponzaracconta alcune riflessioni.
Comincio col cosiddetto Cantinone, con cui ho un contenzioso risalente agli anni dell’infanzia: antro di mostri, caverna che inghiottiva i miei giochi, sorgente di rumori inquietanti… vabbè, meglio non rivangare.
Nell’Itinerario Storico curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio si legge:
Lungo l’arco occidentale del porto venne inoltre creata una quinta scenografica di notevole impatto costituita dalle case nella parte alta e da una lunga serie di magazzini nella zona inferiore. Questi ultimi andarono in parte ad occupare i vecchi ambienti ricavati in passato nel banco di roccia adibiti a ricovero delle piccole imbarcazioni. Alle spalle di questo complesso i progettisti realizzarono anche un sistema di canali concepiti per il controllo e la raccolta delle acque
Scrive l’arch. Giuliano Massari in E’ stata dura:
“ ll progetto Winspeare prevedeva un organismo a gradoni su tre piani:
- Un basamento costituito da una serie di ambienti voltati di circa ml 5 x 5 destinati a magazzini e al commercio ed in seguito ad alloggio di emergenza per quei residenti di Le Forna che, venuti in barca da Cala Inferno per attendere alle proprie faccende amministrative e agli acquisti, non potevano rientrare per le avverse condizioni del mare
Tutti i testi che ho consultato concordano con le due autorevoli fonti citate: lungo la Banchina Di Fazio il progetto di Winspeare e Carpi colloca vani a servizio della pesca. Ciascuna unità è costituita di due o tre ambienti; quello più interno dà su un cortile che lo separa dal banco di roccia retrostante. La struttura è osservabile da via Corridoio e dalla soprastante via Umberto.
La foto risale ai primi del Novecento; porte centinate con arco a tutto sesto si alternano a porte rettangolari, alcune sormontate da finestre, in un disegno semplice e lineare che racchiude la bellezza del porto. L’armonia generale non è spezzata da un varco appena più largo degli altri, appena più alto, collocato a metà banchina: è l’ingresso al Cantinone.
L’ingresso al Cantinone (con il portone in ferro semiaperto)
La foto conferma che il varco centrale ha qualcosa di speciale, per posizione e per dimensioni. Anche i disegni dell’architetto Fasolo, risalenti a metà Novecento, danno al portone un risalto particolare (sono tratti da “Ponza Palmarola Zannone” di De Rossi).
Superato il portone in ferro, si percorre un’ampia rampa a forma di Y, che termina in un cortile; di fronte, le solite grotte asciutte scavate nel banco di roccia, che già i romani utlizzavano come ricovero per le imbarcazioni più piccole. Dunque il portone speciale non immette in una stanza, prima di una fila di due o tre, ma in uno spazio aperto. Il primo tratto della rampa, di discreta pendenza, potrebbe essere uno scivolo per le barche: fin qui, nulla di nuovo.
Ma le due rampe laterali conducono ad abitazioni di corso Pisacane (corso Farnese all’epoca della costruzione del Porto), riservate a funzionari del Regno. È allora ipotizzabile che il portone speciale fosse l’ingresso alla casa di un notabile, di qualcuno che aveva funzioni di controllo sulla pesca e sulla marineria e poteva comodamente raggiungere la banchina attraversando un passaggio interno.
Di certo non si trattava del Governatore, la cui Palazzina aveva un ingresso al Molo Musco e si sviluppava dietro la Caletta, sino all’approdo delle navi cisterna.
[Il Porto a colori. (1). Continua]