di Biagio Vitiello
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Carissima Rosanna,
In relazione al tuo articolo di ieri (leggi qui) mi sembra evidente che il 25 aprile, “Festa della Liberazione”, stia oggi diventando la festa di tutti (vinti e vincitori), forse perché vogliamo “aneliti di pace” e non più contrapposizioni.
Per me dovrebbe diventare una giornata mondiale di riflessione sulle guerre, che non ha alcun senso definire “giuste” o “non giuste”.
Nella cerimonia al Cimitero abbiamo ricordato un po’ tutti; ci siamo dimenticati però di quelli che non appartenevano né al campo dei vinti né a quello dei vincitori: i “non italiani” che la guerra non la volevano; siamo andati a farla a casa loro, in Libia, Eritrea, Etiopia…
Questi vengono sempre dimenticati, e non è giusto.
Noi, a Ponza, avevamo fatto per loro, contrassegnato da una stele ricordo, un piccolo cimitero musulmano, dove negli ultimi anni si è accumulato materiale franato ed ora è del tutto abbandonato, ma il buon Dio (il Dio di tutti i credenti) ci ha messo il suo “velo pietoso” ricoprendolo attualmente di erba .
Questa immagine era sotto l’occhio di tutti (compresi gli amministratore e i funzionari del comune) il giorno della passata Commemorazione dei Defunti, ma nessuno ha pensato di dover provvedere a ristabilire la dignità del luogo.
Post scriptum – Siccome a me non piace criticare, ho preso l’iniziativa (mesi fa) di scrivere di mio pugno ad una ricca Ambasciata di un paese musulmano, chiedendo di affiancare il Comune nel rendere fruibile questa zona del cimitero, ma sono passati molti mesi e non si è visto nulla.
Appendice all’articolo (a cura della Redazione)
Sul monumento ai deportati libici sul sito è già presente un articolo di Gino Usai del dicembre 2011 (leggi qui).
Un altro articolo riguarda un monumento analogo presente sull’isola di San Nicola (Tremiti): leggi qui
A corredo del suo scritto Biagio invia altre foto e un file .pdf.
Lettera all’ambasciatore del Qatar
Rosanna Conte
26 Aprile 2018 at 10:58
Caro Biagio,
la Festa della Liberazione non vuole dividere, ma unire gli italiani intorno ai valori di libertà, partecipazione e responsabilità individuale. Giustamente, il ricordo collettivo va ad omaggiare coloro che, seguendo questi valori, hanno lottato e dato la vita.
Se vogliamo, invece, sentirci uniti nella condanna di ogni forma di guerra, cosa giustissima ed auspicabile, possiamo aderire alla giornata della pace che l’ONU ha individuato nel 21 settembre, come suggerito dal World Social Forum di Porto Alegre nel 2005. In questa giornata è doveroso ricordare tutti, prigionieri e carcerieri, vincitori e vinti, vittime e carnefici, perché la guerra abbrutisce e tira fuori dagli esseri umani quanto di più obbrobrioso ci possa essere e, in quest’ottica, anche i cattivi sono vittime della guerra.
La Redazione
26 Aprile 2018 at 12:10
Altri documenti, foto e link sono stati aggiunti all’articolo di base