Ambiente e Natura

La Schiocca, Associazione per la Conservazione della Filuga Ponzese

di Giovanni Hausmann

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Sandro Vitiello ci cita nel suo annuncio della “campana ritrovata” (leggi qui) e, chiamati in causa, vogliamo spiegare perché abbiamo voluto fortemente impegnarci nella realizzazione di questo piccolo regalo alla comunità ponzese che ci ospita.

Poco meno di dieci anni fa insieme ad alcuni amici, grandi appassionati di Ponza e proprietari di alcune imbarcazioni tradizionali ponzesi restaurate, abbiamo costituito una associazione proprio per promuovere la conservazione di queste opere costruite dalla sapienza e dalla esperienza di mastri d’ascia ponzesi e di altre località vicine.

All’inizio infatti io ed anche gli altri nelle acque del porto avevamo notato alcune barche più o meno abbandonate o comunque non più in uso con le caratteristiche tipiche delle vecchie “manaidi” utilizzate per la pesca del pesce azzurro ed in particolare delle “castardelle” (i castauriéll’).

Complici anche i miei trascorsi a Terracina dove ho passato estati di villeggiatura in una casa vicino alla darsena e forte del ricordo dei pescatori che uscivano la sera lungo il canale, ho preso la decisione di acquistare una di queste e di restaurarla per farla diventare la “nostra” barca ponzese. Ho quindi venduto con qualche rimpianto un gozzetto di Santo Stefano in mogano e, con l’aiuto di Nunzio, ho realizzato il mio sogno e ricostruito Fenicia, una filuga di 8.20 mt che ho armato a vela latina.

Fenicia

Visti i buoni risultati anche altre persone amiche hanno seguito la mia strada e diversi di questi “relitti” hanno amorevolmente ritrovato nuova vita e mantenuti giovani da Silverio che se ne prende cura, visto che Nunzio ha chiuso il suo cantiere.

 Italia Imperia e Volontà di Dio

Cicerenella

E vero che Re del Fuoco era già attiva insieme a Mangiafuoco ma piano piano anche Sergio ha restaurato Zoccolilla, Filippo ha rifatto San Francesco (oggi Toscanella), Beppe, dopo anni di secca in un capannone, ha rimesso a posto Patata, Domenico ha trasformato Giuantonio oltre a Nanni che continua ad aggiornare ogni anno il suo gozzo Cirano, in verità poco ponzese ma ugualmente orgogliosamente in legno su un modulo di vetroresina.
Purtroppo non sono riuscito a salvare una “varchetta” di 4 mt che avevo acquistato visto che il legno della chiglia era completamente rovinato e quindi non più salvabile, comunque non è tutto perso perché fasciame, scalmotti, e parte della falchetta sono stati riutilizzati per fare due cancelli di casa alle Forna.

Feluca campana 1973

Anche Antonio, di una storica famiglia di armatori, ha cercato di ritrovare la filuga di 11 mt di suo padre: il Sant’Agostino Padre visto l’ultima volta in secco a Marciana Marina ma poi, da notizie avute in loco è purtroppo finita in un cantiere abbandonato e lì è sparita. Ci rimangono solo alcune fotografie ed i piani di costruzione recuperati fortunosamente da Sergio Spina, progettista di barche con il laboratorio proprio di fronte allo scalo di Marciana Marina.

Ciro Iacono

Non si può infine non citare il mini cantiere di Ciro Iacono al Mamozio dove costruiva le piccole filughe (le varchette) che per farle uscire dalla porta le doveva coricare su una fiancata.

Ma una buona notizia è arrivata da Claudio, forse anche per far felice suo padre che ha avuto un brutto incidente proprio sulla sua barca, ha deciso di salvare anche l’ultimo esemplare di filuga ponzese di proprietà e quindi siamo arrivati a 8 imbarcazioni che, viste le condizioni in cui erano, è stato un vero successo.

Altre filughe

Mangiafuoco

Patata

Perchè “filuga”?
Durante il restauro ho capito che il termine gozzo era ormai diventato troppo inflazionato visto che qualsiasi cosa che galleggiasse ed avesse vagamente una forma di imbarcazione da pesca era chiamata con questo nome. Non mi vedevo per mare con una barca che avesse lo stesso nome del cosiddetto Gozzo Aprea Mare. Lo trovavo fuori luogo perché il disegno, la marinità, lo stile ed infine la sua utilizzazione erano totalmente diverse per cui, guardando alcune foto vecchie di un cantiere dell’isola della Maddalena, ho notato che anche loro costruivano imbarcazioni simili e le chiamavano “filughe ponzesi” o maddalenine. Era un chiaro riferimento a quanto successo nei primi anni del diciannovesimo secolo quando i pescatori ponzesi “colonizzarono” quelle coste insegnando alle popolazioni locali, prevalentemente dedite alla pastorizia, l’arte di pescare e di conseguenza anche l’arte di costruire imbarcazioni adatte alla pesca.

Da qui la Filuga ponzese, imbarcazione caratterizzata da linee d’acqua molto severe, di facile costruzione, dotata di un dritto di prua verticale e della schiocca (piccolo legno di forma triangolare posto a raccordo tra la pennaccia e le falchette). Di dimensioni diverse dai 4 mt ai 10/11mt originariamente manovrate a remi aiutati una vela latina intera o a tarchia con albero removibile e posta a riposo su due forchette poste sul bordo di sinistra. Successivamente motorizzate con motori a testa calda e poi con unità più moderne ma mai di grande potenza. Le linee d’acqua infatti, presentando una carena piuttosto piatta non hanno una grande dislocamento e quindi non necessitano di grande spinta.

Tornando alle cose fatte con gli amici della schiocca ricordo solo delle disastrose partecipazioni alle regate della Settima Velica Ponzese organizzate dagli amici della Compagnia del Trinchetto, alcune sponsorizzazioni di alcune manifestazioni sempre organizzate dai Trinchetti, una piccola mostra delle barche restaurate ormeggiate al pontile Ponza Mare, un libro sul restauro di Fenicia ed infine la partecipazione attiva alla realizzazione di un corso per “Mastri d’Ascia” promosso dall’Istituto Nautico Caboto con l’amico Erasmo con l’obiettivo, in parte raggiunto, di avviare una decina di giovani verso questa nobile arte.

Due guache del Golfo

Infine la Campana! Quando abbiamo letto la mail di Francisco da Malaga abbiamo subito pensato di partecipare a questa iniziativa. Ci sembrava infatti una naturale conseguenza di quanto avevamo fatto fino ad oggi ed anche un po’ un ringraziamento per la simpatica ospitalità che i ponzesi e Ponza stessa ci hanno concesso durante questi anni passati (e speriamo anche in futuro! …ovviamente).

Oggi lo scopo sociale de la Schiocca si va esaurendo e quindi stiamo andando verso la sua liquidazione pur consapevoli di aver contribuito a salvare un pezzo, seppur piccolo, della sua storia. Ma state tranquilli noi rimaniamo e magari troveremo nel prossimo futuro qualche altra iniziativa sul tema.

Re del fuoco

S. Agostino e relativi piani costruttivi

S. Silverio

Tirapalle

Toscanella

 

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