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Ho visto seduto, quasi accartocciato su di sé, nell’angolo, Angelo, a godersi il ritorno del sole. Nei cantucci lasciati mesi fa. Torna ‘u sole p’ i case, come ribadisce il motto. E al suo calduccio il corpo ritrova la forza d’affrontare il rosichìo del tempo.
Ponza è paese di anziani. Che aspettano da altri lo sprone. La natura ha esaurito in loro la spinta vitale. Che i giovani possiedono ma che non manifestano qui perché abbandonano il paese e si portano altrove.
A consolare rimane il sole, che lentamente si riprende i luoghi. Ma è breve il sollievo. Rinforza il ponente e … bisogna rincasare. Angelo con una smorfia di disappunto dice: m’ aggia arreterà, pecché se no piglio friddo!
Nell’andar via indica con la mano. Seguo la direzione e vedo, dimessa e crucciata, nell’aiuola, una rosa. Sta faticosamente provando ad aprire i petali. Ha dovuto lottare contro i rigori dell’inverno. Con pazienza e tenacia.
La pazienza è sostenuta dalla determinazione di quanto si vuole. La tenacia la sorregge nelle avversità.
Anch’io sento le membra avvertirmi che è ora che rientri. Guardo la rosa e mi ricarico. La natura scuote e abbatte, e poi rinnova e rinvigorisce.
Questo aspetta il vecchio animo degli isolani: rinnovamento e vigore.