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La generazione zero e l’esercizio del voto

proposto dalla Redazione

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Sul sito è un po’ di tempo che si parla di voto e dell’opportunità o meno di andare a votare.
Si sono manifestate posizioni nette che propendono per l’astensionismo ed altre che sostengono invece come la partecipazione al voto sia un diritto-dovere irrinunciabile perchè rafforza la democrazia. Segnaliamo al riguardo gli articoli “Le ragioni di chi va e non va a votare” , “Non mi astengo. Io voto”,  “Diverso  parere” e “Il candidato squisito” .
In tutto questo discutere non ci siamo mai chiesti cosa ne pensino i giovani ed in particolare quelli appartenenti alla generazione zero, cioè i neo maggiorenni nel 2018.
Il tema dell’approccio dei giovani verso la politica è di enorme interesse sociale e non mancano al riguardo studi e sondaggi, dai quali il più delle volte non escono, purtroppo, dati incoraggianti nonostante i politici parlino sempre più come loro: in digitale.
Tweet, post Facebook e video su Youtube non lasciano memoria di volti e contenuti. E ne consegue che la generazione zero nel 2018 arriva di fronte al primo voto in maniera disorientata, distratta e lontana.

Sull’argomento è giunta ieri in Redazione, inviata da Salvatore Migliaccio, un ponzese doc che vive per motivi familiari e di lavoro a Bergamo e che è uso seguirci attraverso il sito, una lettera aperta scritta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ai ragazzi nati nel 1999 che quest’anno diventano maggiorenni.
La lettera, molto interessante, si sofferma su tre aspetti della maggiore età: la partecipazione alla vita pubblica, il voto del prossimo 4 marzo e il futuro.
Anche se scritta da un uomo di chiesa, molti dei punti toccati riguardanti il mondo dei giovani con le relative incertezze, sono trattati con una visione laica.
Dalla lettera abbiamo stralciato quei passaggi che riteniamo più significativi e dai quali possono scaturire degli spunti di riflessione rimandando il lettore per ulteriori approfondimenti al testo integrale che alleghiamo in formato pdf.

Sulla responsabilità della maggiore età e la partecipazione alla vita pubblica
“… A 18 anni si diventa pienamente responsabili dei propri atti a livello civile e penale: la libertà si confronta con la legge come garanzia del bene comune, del rispetto dei diritti di tutti. E’ il segno che l’appartenenza alla comunità non è solo il diritto di ricevere prestazioni, ma il dovere di rispettare le regole e di partecipare con le proprie risorse e con il proprio comportamento alla convivenza dei cittadiniA 18 anni si sperimenta, io credo, una specie di contraddizione tra il fatto di “avere tutti i diritti e doveri” di un adulto e l’impressione di “non poter fare niente”. Un diciottenne nel nostro paese è considerato “troppo giovane” e le possibilità effettive di avere un vita propria, una abitazione propria, una attività propria, una autonomia reale sono molto ridotte: per lo più dipende in tutto dalla sua famiglia…

Ma è necessario scuotersi dalla comoda condizione del dipendere che induce ad aspettarsi tutto dagli altri, per introdursi nella fierezza e bellezza del partecipare. Sei parte della società e la tua partecipazione ne decide la qualità; sei parte della comunità cristiana e la tua partecipazione ne decide la qualità. Se tu manchi viene a mancare un patrimonio e se tu non partecipi ti riduci ad essere un peso solitario. Per esprimere questa partecipazione attiva e costruttiva mi permetto di ribadire un criterio che sembra quantitativo ma è in realtà “spirituale”. Si tratta della legge delle decime. Non è una legge che impone una tassa, ma suggerisce di vivere l’appartenenza alla società e alla comunità con un contributo significativo. La legge delle decime consiglia di considerare quello di cui realmente ciascuno dispone come di “destinazione comune”: cioè il tempo che ho non è solo per me, ma per la condivisione, perciò, tanto per fare un esempio: ogni dieci ore dedicate allo studio, un’ora potrebbe essere dedicata a chi fa fatica a studiare, ogni dieci ore dedicate allo sport, un’ora potrebbe essere dedicata a chi non può fare sport. Lo stesso vale per i soldi, i libri, la musica, ecc…”

Sul diritto-dovere del voto
“… A 18 anni incomincia il diritto dovere di votare per esprimere le proprie scelte in campo politico e amministrativo. Scegliere le persone e le forze politiche che devono governare la nazione e esercitare responsabilità amministrative in regione o in città è una espressione di quella responsabilità per il bene comune che rende cittadini a pieno titolo. Nel nostro tempo “la politica” è spesso circondata da una valutazione così negativa e da pregiudizi così radicati che possono scoraggiare da ogni impegno e iniziativa. Ma ora è necessario che le cose cambino, perché la politica è l’esercizio della responsabilità per il bene comune e per il futuro del paese. E chi può avviare un cambiamento se non uomini e donne che si fanno avanti e hanno dentro la voglia di mettere mano all’impresa di aggiustare il mondo? …
Per questo rivolgo un appello ai 18enni e a tutti i giovani: io credo che voi potete informarvi, voi potete pensare, potete discutere, potete farvi una idea di quale direzione intraprendere e di come fare del vostro voto – il vostro primo voto! – un segnale di un’epoca nuova. Non cambierà tutto in una tornata elettorale. Ma certo con l’astensionismo non si cambia niente!
Voi potete pretendere che vi siano chiariti i programmi, le intenzioni di coloro che si presentano candidati, le procedure di verifica di cui i cittadini dispongono, voi potete mettervi insieme per far valere le priorità che vi stanno a cuore e riconoscere le persone e le forze politiche che se ne fanno carico. Forse qualcuno di voi può anche farsi avanti per rappresentare gli altri nelle liste per le elezioni amministrative e diventare voce che tiene vive le istanze dei giovani là dove si affrontano le questioni rilevanti per la città. Io ho fiducia che questa vostra generazione può reagire all’inerzia, allo scoraggiamento e all’individualismo e dare un segnale a tutti gli adulti e alla classe politica e amministrativa di un rinascere del desiderio di partecipare, di contribuire al bene comune, di cercare vie per dare forma al “buon vicinato” che rende desiderabile vivere vicino e appartenere alla comunità…”

Sul futuro
“ … A 18 anni è il tempo opportuno per guardare al futuro personale. L’avvicinarsi della conclusione di un ciclo scolastico pone la questione sul dopo: che cosa farò dopo? La domanda sul futuro rischia di essere affrontata come la scelta di un prodotto al supermercato: tra le tante offerte quale sarà la più conveniente? Invito invece a riconoscere che nessuno deve sentirsi solo di fronte alle scelte decisive. Il riconoscere che la vita è dono di Dio e che Dio desidera la nostra gioia induce a sentirlo alleato e a dialogare con lui perché la vita si riveli nella sua verità, come vocazione alla gioia e come responsabilità di far fruttare i talenti ricevuti…”

Il documento originale completo: Lettera ai diciottenni di Monsignor Mario Delpini

1 Comment

1 Comments

  1. vincenzo

    24 Gennaio 2018 at 09:03

    C’è un unico leader oggi nel mondo, lo dissi già tempo fa, ed è papa Francesco, un uomo che indica una strada perché ha un grande Maestro cioè Gesù: “io sono la via, la verità la vita”.

    Questo giovane ha capito che per essere felici bisogna donare anzi donarsi e malgrado tutto credere nell’uomo perché è creazione divina per cui in tutti gli uomini c’è il bene.
    Infatti dice:

    “Il riconoscere che la vita è dono di Dio e che Dio desidera la nostra gioia induce a sentirlo alleato e a dialogare con lui perché la vita si riveli nella sua verità, come vocazione alla gioia e come responsabilità di far fruttare i talenti ricevuti…”

    Da questo grande punto di riferimento morale e spirituale va incontro ai fatti del mondo per cui anche alla politica e al voto.
    Ci saranno politici buoni? Ci saranno politici santi che vogliono perseguire il bene comune quel bene che ci è stato donato dalla creazione? Lui dice agli altri giovani di andare a cercare questo bene anzi a proporsi come benefattori, nella vita e anche in politica.

    Questa è una visione coerente, non certo materialista e la forza di esprimere questa visione è nella Fede di una felicità nella vita eterna. Che vuoi che siano 20 anni di Berlusconi di Renzi, di Commissioni Europee, o di “genialate di Trump.
    Anche in questi c’è del buono!

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