Ambrosino Vincenzo

La qualità della vita dei residenti condizionata dalla cattiva politica

di Vincenzo Ambrosino

 

Vediamo un po’ come va l’organizzazione sanitaria? Non certo bene; mancano servizi essenziali. Questa mancanza crea uno stato di ansia, poi di paura per cui induce alla fuga!  Di chi è la colpa? Dei programmi sanitari regionali? Delle Asl provinciali? Dei direttori sanitari locali? Del delegato del Comune? Comunque la colpa è della Politica.

L’istruzione: sempre meno ragazzi occupano le nostre aule. Demotivazione assoluta degli studenti. Non c’è una continuità didattica che può creare continuità nei progetti culturali.
Questa precarietà incrementa l’esodo invernale. Di chi è la colpa? Del Ministero dell’Istruzione? Dei Centri servizi scolastici provinciali? Dei dirigenti scolastici? E’ la politica che impone queste organizzazioni assolutamente controproducenti per le piccole isole!

Non abbiamo un museo, centri di aggregazione culturali, la biblioteca, un centro visite, itinerari archeologici strutturati.
Queste strutture culturali non ci sono; probabilmente sono stati sperperati anche dei soldi per cercarle inutilmente di realizzare. Questa mancanza impedisce l’allungamento della stagione turistica quindi aumenta l’esodo invernale.
Di chi è la colpa? Di finanziamenti Regionali non arrivati in tempo? Di gestione di questi finanziamenti da parte dell’Amministrazione locale? Ecco sempre la politica!

Zannone è abbandonata al suo destino. I Ponzesi non riescono a sfruttare, dal punto di vista turistico-ecologico, questo grande patrimonio ambientale.
Di chi è la colpa? Della politica rappresentata: dal Ministro dell’Ambiente, dall’Assessore dell’Ambiente Regionale, dal Presidente e direttore del Parco del Circeo, dalle Amministrazione Comunali isolane.

Non abbiamo un porto sicuro. Se lo avessimo si potrebbero ormeggiare alle nostre strutture nautiche imbarcazioni per tutto l’anno con incremento del lavoro. Ecco che le strutture chiudono, incrementando l’esodo invernale. Di chi è la colpa? Delle Amministrazioni Comunali incapaci di fare sintesi e decidere per il bene di tutti.

A Le Forna non abbiamo risanato né sviluppato la zona mineraria. Non siamo stati capaci di costruire un porto in quella zona. Una zona come quella risanata e sviluppata ad uso e consumo soprattutto degli interessi isolani, poteva incrementare la residenza invernale e migliorare l’offerta turistica. La politica locale non è stata capace – in 35 anni dalla chiusura della miniera – di produrre una sola idea di sviluppo per le Forna adeguato alle vere esigenze di riequilibrio economico Ponza-Le Forna.

A Le Forna le fogne non funzionano! Non abbiamo un depuratore! Servizi essenziali come questi, non funzionanti, producono disagi per i residenti, per i turisti e sicuramente danno una immagine turistica negativa.
La colpa di chi è? Della politica che ha sbagliato i progetti sperperando soldi pubblici!

Manca un servizio di approvvigionamento idrico definitivo; se ne parla da una vita, di acquedotto sottomarino e di dissalatori, ma continuiamo a portare acqua a Ponza ancora con le navi cisterne. Quanti soldi sono stati spesi per progettazioni e conferenze di servizi inutile. La colpa è della Politica, locale e regionale!

Linee di collegamenti marittimi inefficienti e insicuri. Il cittadino di Ponza si sente isolato per cui non cittadino d’Italia. Di chi è la colpa? Della politica liberista europea e della gestione di questa da parte della politica regionale e locale sfruttata dagli imprenditori a loro piacimento.

Chiaia di Luna è chiusa! Il cimitero è limitato! Le grotte di Pilato sono interdette! Sono stati finanziati dei progetti, ma i soldi si spendono lentamente e male. Nel caso di Chiaia di Luna sono stati assolutamente sprecati. Queste importanti strutture chiuse fanno un grosso danno ai ponzesi sia economico che emozionale. Di chi è la colpa? Della politica Regionale e anche di quella locale.

Dobbiamo andare indietro di 40 anni per vedere una Politica che produceva idee per le nostre isole, di una Regione che produceva delle leggi e attraverso queste finanziava un progetto di sviluppo per le nostre isole. Ma dopo il 1993 questo flusso di idee, di finanziamenti e di politica seria si è interrotta e le isole praticamente sono rimaste isolate.

Abbiamo votato per anni Forza Italia e tutte e forze di centro destra, abbiamo dato la maggioranza dei nostri voti a questi partiti e i risultati sono stati quelli che ho descritto. Ma anche le Regioni governate dal centro-sinistra hanno fallito per le isole ponziane.

Ecco, per dirla con le parole di Simone Perotti (leggi qui): – Siamo arrivati fin qui, fino a questo disastro di idee e pratiche, votando”.

Con il voto abbiamo delegato il nostro futuro a questa  politica assolutamente controproducente per i nostri interessi di isolani.

1 Comment

1 Comments

  1. Giuseppe Mazzella

    26 Novembre 2017 at 10:49

    Il dibattito sull’opportunità di disertare le urne originato dall’intervento di Vincenzo Ambrosino ha sottolineato ancora una volta le difficoltà in cui versa la politica tout court, facendo emergere inadeguatezze e malaffare. Al di là delle regole che una democrazia si è data, delegando democraticamente con il voto ai propri rappresentanti, il vero problema – irrisolto – è ancora quello che già gli antichi Romani avevano chiaramente indicato: quis custodiet ipsos custodes? – chi controlla i controllori stessi?
    In che modo i cittadini, attraverso le scelte derivanti dal voto, possono concorrere a scegliere? È sotto gli occhi di tutti che anche le democrazie più sviluppate, attraverso i propri leader, sono in grado di condizionare – supportati da potenti lobby – non solo il voto, ma gli stessi organi di informazione che dovrebbero rappresentare un argine allo strapotere dei politici. E invece assistiamo a lotte tra “bande”, ognuna a difesa del proprio pacchetto di interessi.

    Il “non voto” a me sembra non essere una soluzione, quanto piuttosto una rinuncia alla determinazione di scelte che riteniamo utili per tutti. È anche stato scritto che una piccola isola come Ponza, con un numero limitato di abitanti, non rappresenta politicamente un serbatoio di voti tale da smuovere Provincia, Regione e lo stesso Stato centrale ad interessarsene. Questo non è vero.
    Il recente “investimento” su Santo Stefano per creare un centro internazionale di studi europei ne è la dimostrazione.
    Quello che fa la differenza è la qualità delle idee che anche una piccola comunità è in grado di esprimere. E tutto questo, non c’è bisogno di dirlo, passa attraverso la cultura, innanzitutto civile.
    Da troppi anni è stato eliminato lo studio dell’educazione civica nelle scuole, fondamento della conoscenza dei nostri diritti e dei nostri doveri. Assisto spesso, specie sui social, a discussioni accese che si basano sull’ignoranza totale dei nostri diritti e doveri costituzionali.
    Oggi la maggior parte dei giovani, in particolare, conosce a menadito cose sofisticatissime in ogni campo dello scibile e ignora come “funziona”, per così dire, il nostro Stato. I dibattiti, le dimostrazioni in piazza, l’astensionismo trovano ormai il tempo che trovano, se non sono basati su coscienze sicure e preparate.

    È stato scritto che la classe politica oggi è insufficiente.
    È vero, ma rappresenta anche visibilmente una società immatura e insufficiente, non più in grado di autogovernarsi e decidere, neanche in quei campi che costituiscono le proprie autonomie.
    Da troppo tempo si fa la corsa per permettersi sotto il cappello protettore di un partito, di un sindacato, di un ente, preoccupati non di concorrere a scelte generali e utili per tutti, ma per garantirsi la propria “sopravvivenza”. Del resto la crisi delle ideologie, con i continui cambi di casacca, sono lo sport preferito dei politici di casa nostra.
    E allora come rimediare?
    Nessuno, ovviamente, è in grado di rispondere in maniera piena.
    Certamente, però, l’elevazione della classe dirigente passa attraverso la meritocrazia e un maggiore acculturamento, soprattutto in campo civile.
    La nostra Italia ha una storia, una tradizione ricchissima, una identità che si sta svilendo sempre più, introducendo bisogni che soffocano la nostra naturale crescita e limitano il nostro benessere, a favore di scelte che rappresentano solo meri calcoli elettorali.
    Molto, quindi, può la scuola, anche quella nostra isolana, per formare una nuova classe dirigente, impegnandosi a far conoscere i sistemi e le norme che presiedono alla nostra democrazia.
    È avvilente per esempio vedere come vengono condotti i telegiornali nazionali, appiattiti sui fatti di cronaca scandalistica e approfondendo pochissimo le questioni vitali del nostro Paese: Cultura, Sanità, Sicurezza, Lavoro, aspetti ai quali vengono dedicati spazi solo in occasione di fatti eclatanti o manifestazioni di categoria. L’informazione dovrebbe, invece, avere le caratteristiche dell’ormai ossessiva “previsione del tempo”, che viene rifilata ad ogni ora del giorno e della notte, con approfondimenti reali e dibattiti non sceneggiati in politichese.
    Anche Ponza può fare la sua parte e la scuola in particolare: incontriamoci, approfondiamo le diverse tematiche, dibattiamo sui nostri problemi, convinti come dovremmo essere che il nostro apporto, benché minimo, può contribuire all’approfondimento dei problemi e alla loro soluzione.
    Azione, quindi, proposte, da condividere e allargare alla maggior parte degli isolani perché ognuno possa dire la sua e indicare nuove vie.

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