di Sandro Vitiello
Sabato 19 agosto a Ponza c’è stato un importante incontro tra Tommasso Iacoacci (responsabile Slow Food per il progetto Isole Slow del Lazio nonché consigliere nazionale della stessa Associazione), alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale di Ponza e diversi cittadini dell’isola che, a vario titolo, erano interessati all’argomento.
Si parlava di territorio e della sua tutela, di cibo e di valorizzazione di quanto prodotto con le proprie mani.
Si parlava di un nuovo messaggio di offrire a quanti vengono a visitare Ponza.
La nostra isola ha una storia ricca di agricoltura.
Fin dalla prima metà del 1700 – con l’arrivo dei primi coloni ischitani – le colline di Ponza sono state modellate dalla mano umana per permettere la coltivazione di tutto quanto poteva servire a vivere meglio.
Con l’arrivo dell’industria turistica negli anni settanta c’è stato un progressivo abbandono della terra con il risultato che la macchia mediterranea si è ripresa tanti spazi e gli eventi atmosferici hanno manomesso le tante parracine cadute a terra.
Da qualche anno c’è però un’inversione di tendenza.
Sempre più gente di Ponza riscopre il piacere di dedicare tempo ai lavori della terra.
Affianco ad alcuni operatori professionali che hanno deciso di investire cifre importanti nella coltivazione di uva per fare dei buoni vini, vediamo la presenza di uomini e donne che ripristinano gli orti, le terre sulle colline e sistemano i terrazzamenti infestati dalle varie piante spontanee.
Non sono grandi numeri, non ci sono produzioni consistenti.
C’è però un comune sentire che fa vivere l’isola in modo diverso.
Chi dedica una parte del sul tempo nella coltivazione della terra vive un rapporto diverso con l’isola.
Scopre il piacere di vedere spazi considerati “inutili” dare frutti e sapori che si pensavano ormai perduti e racconta a quanti hanno il piacere di condividere questi prodotti una storia bella, fatta di fatica ma anche di tante soddisfazioni.
Con Tommaso che ha raccontato l’importanza del cibo locale, dei prodotti genuini – temi che fanno parte del dna dell’associazione che lui rappresenta – e dell’impegno a vivere un rapporto con la natura fatto di responsabilità e non di spreco, si è cercato di capire cosa poter fare insieme per lanciare un messaggio forte che possa diventare un modello di riferimento per quanti avranno voglia di provare “a darsi alla terra”.
E’ opportuno raccogliere le esperienze già in campo, pertanto si è pensato di costituire un’associazione dei produttori agricoli ponzesi.
Un’associazione che diventi il punto in cui si ritrovano le storie individuali e le si faccia diventare “buona pratica” da raccontare.
Associazione che permetta di confrontarsi per condividere le tante esperienze e raccontarsi le difficoltà incontrate e di come le si è superate.
Associazione per promuovere e far conoscere quanto si produce per meglio inserirlo nei circuiti commerciali locali.
E’ da diversi anni – forse da sempre – che alcuni ristoranti e negozi mettono a disposizione dei propri clienti le specialità ponzesi.
E’ quel qualcosa in più che valorizza l’offerta.
Bisogna fare di più perchè è possibile farlo.
Perché la terra coltivata diventi un’opportunità anche da un punto di vista turistico.
Parliamo spesso della stagione turistica troppo breve sulla nostra isola e non riusciamo ad trovare proposte che possano cambiare questa situazione.
Eppure sappiamo quanto è bella Ponza in primavera, in autunno e, perché no, anche in inverno.
Senza avere la pretesa di portare i turisti a Ponza pure d’inverno, sicuramente possiamo coniugare la bellezza della nostra isola “fuori stagione” con l’armonia dei terreni coltivati e dei sapori della terra da condividere.
Tanti luoghi d’Italia diventano meta quando c’è la raccolta di alcuni prodotti o quando alcuni di questi manifestano la loro bellezza in fase di fioritura.
A Ponza c’è già una buona presenza di ospiti che vogliono vivere l’isola soprattutto scalando le sue colline con passeggiate più o meno impegnative.
Associare la bellezza del paesaggio visto dall’alto con la visita alle terre coltivate sarebbe una bella opportunità.
Coltivare significa anche presidiare il territorio, evitare che la terra finisca in mare, prevenire gli incendi e non permettere scempi come le discariche abusive.
Significa anche riscoprire alcune specialità che facevano parte della nostra alimentazione.
In altra epoca l’abbondanza di fichi d’India ha fatto inventare “le mostarde”.
Ottenuti da una polenta raffreddata di semola e succo di fichi d’India era comune in quasi tutte le nostre case.
Oggi sarebbe da valorizzare perché è un prodotto tipico della nostra isola che ha tutte le caratteristiche per far parte “dell’Arca del Gusto”, importante spazio di valorizzazione dei buoni e tipici prodotti alimentari di Slow Food.
Insomma a Ponza ci sono tutte le condizioni per potere far bene un percorso che associ l’impegno verso la terra con un messaggio importante destinato sia alla ulteriore valorizzazione turistica della nostra isola ma soprattutto a ridare importanza al cibo che poi è uno dei fondamenti del nostro vivere.
Un primo appuntamento importante è per venerdì 10 novembre sull’altopiano dell’Incenso dove faremo diventare ufficiale la richiesta di inserire le mostarde e la “sfumanta” ponzese nel progetto di Slow Food chiamato “Arca del Gusto”.
In questa occasione avremo modo di degustare questi due prodotti accompagnati da un piccolo assaggio di altre specialità ponzesi.
Sarà l’occasione per guardarci ancora una volta intorno e ri-scoprire la bellezza della nostra isola anche fuori stagione, anche in un contesto che non metta il mare al centro dell’attenzione.
All’appuntamento – patrocinato dall’amministrazione comunale di Ponza – sarà presente il sindaco della nostra isola – dr. Francesco Ferraiuolo – Tommaso Iacoacci a rappresentare Slow Food e una delegazione dell’amministrazione comunale di Ventotene.
Avremo inoltre la presenza dei ragazzi dell’istituto comprensivo Carlo Pisacane accompagnati dalla professoressa Angelida Romano.
Con Ventotene vogliamo condividere il progetto “Isole slow”, un’iniziativa nata una quindicina di anni fa.
Isole slow si ripromette di valorizzare la vita e l’economia delle piccole isole del Mediterraneo partendo dalla valorizzazione della terra, del lavoro di quanti vi dedicano tempo ed energia e dei frutti che questo può dare.
Il valore della nostra isola è soprattutto dato da chi vi abita, da chi ogni giorno fa qualcosa per continuare tradizioni e costumi che si tramandano da sempre.
Tutto questo è il progetto di “Isole Slow”.
Abbiamo pieno titolo per esserne parte.
L’appuntamento per tutti è per venerdì 10 novembre alle 10,30 sull’altopiano dell’Incenso per presentare il progetto, per degustare le mostarde e la sfumanta e pure per assaggiare la zuppa di cicerchie.
Riprendo dal sito di Slow Food la definizione di “Arca del Gusto Slow”:
“L’Arca del Gusto viaggia per il mondo e raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta.
Un patrimonio straordinario di frutta, verdura, razze animali, formaggi, pani, dolci, salumi…
L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire, invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: a volte serve comprarli e mangiarli, a volte serve raccontarli e sostenere i produttori; in alcuni casi – quando i prodotti sono specie selvatiche a grave rischio di estinzione – è meglio mangiarne meno o non mangiarli affatto, per tutelarli e favorirne la riproduzione”.
E aggiungo un link a quanto scrissi sul mio blog nella primavera del 2015 (leggi qui).
Sandro Vitiello