di Silverio Guarino
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Ero bambino e vivevo la mia seconda infanzia – la prima l’avevo vissuta sull’amato scoglio – a Sermoneta (borgo medioevale in provincia di Latina).
Papà era il Segretario comunale e mamma era insegnante alle Scuole elementari. Io giocavo con l’aquilone e mi rotolavo sull’erba del Castello Caetani, quando non ero impegnato a suonare le campane della Cattedrale “S. Maria”.
Il Sindaco si chiamava Nestore Pietrosanti, avrà avuto una cinquantina d’anni e faceva il sarto. Una persona mite, dal candido sorriso e sempre disponibile al colloquio.
Amministrava un comune di poco più di 1000 abitanti.
Non aveva la grinta del “manager”, né l’aria del primo della classe.
Socialista, se non ricordo male, quando i socialisti erano socialisti, i democristiani erano democristiani e quelli che avevano la tessera del partito comunista facevano peccato mortale, secondo la Santa Romana Chiesa.
Amato e benvoluto da tutti.
Una persona “per bene”, insomma. Come quella che vogliamo per il nostro amato scoglio.
E così sia.