Per chi ha vissuto la propria infanzia a Le Forna, Angelo Avellino, noto come ‘Ngiulillo, era una delle figure più curiose del paese. Apparentemente poco dotato intellettivamente, aveva una grande sensibilità e alle persone alle quali era legato, non mancava mai di mostrare il proprio affetto.
Tanti anni fa, parliamo della metà degli anni cinquanta, a Le Forna, vivevano tre giovani disabili mentalmente, che aspettavano invano di poter essere cresimati. Nessuno si offriva come “compare”.
Allora mio padre Gennaro, d’accordo con il dott. Francesco Sandolo, all’epoca Sindaco, e, mi sembra il dottor Martinelli, decisero di offrirsi come padrini di cresima. A mio padre toccò ‘Ngiulillo.
Questo legame è durato per tutta la vita, con manifestazioni di affetto anche esagerate, abbracci, baci troppo zuccherosi, gridolini e manifestazioni di gioia ad ogni incontro.
Alla morte di mio padre, l’affetto è continuato per noi figli. Nelle mie venute a Ponza, mi avvistava da lontano, e mi assaliva con il suo affettuoso calore.
‘Ngiulillo era accettato, pur con i suoi limiti, da tutti e nessuno gli negava un saluto seppure ironico. Era parte di noi.
Con ‘Ngiulillo muore una delle ultime figure di Le Forna di una volta, quando anche i disadattati erano non solo accettati, ma tenuti in affettuosa considerazione. Pace alla sua anima.
