di Giuseppe Mazzella di Rurillo
E’ morto nel giorno di Pasqua a circa 93 anni nella sua casa sul mare a Camogli in provincia di Genova Piero Ottone, uno dei più grandi Maestri del giornalismo italiano ed uno dei più grandi direttori di quotidiani nazionali del XX secolo.
L’ ultimo libro l’aveva scritto circa due anni fa a “novanta anni” titolando il libro “Novanta. (Quasi) un secolo per chiedersi chi siamo e dove andiamo noi italiani”; Longanesi 2014 – NdR).
Sono stato suo lettore – sul “Corriere della Sera”, con la sua rubrica su “Panorama” di Lamberto Sechi, con i suoi commenti su “La Repubblica” e con la rubrichetta
“Vizi & Virtù” che ha tenuto fino a qualche settimana fa sul “Venerdì” di Repubblica – per circa 50 anni e ne ho fatto uno dei miei Maestri.
Alla notizia della sua morte ho scritto un post su Facebook:
“Saluto un Grande Maestro di Giornalismo che ho avuto il piacere di conoscere e di ospitare nell’ isola d’ Ischia in occasione della presentazione del suo libro “il Buon Giornale” nel 1987. Ho sempre ammirato quel suo sforzo di “giornalismo obiettivo” e quella sua concezione del giornalista “spettatore”. Fu un grande direttore del Corriere della Sera ed aprì il giornale ai grandi confronti. Amava il mare e la sua barca a vela. Lo immagino ora veleggiare in un mare infinito nell’eterna ricerca della meta”.
Ciascuno di noi ha avuto nella vita – se ha avuto voglia di conoscere il mondo e di capirne l’evoluzione umana – dei “Maestri” dai quali si è abbeverato per conoscere, capire, e poi spiegare. Dai “Maestri” poi ci si costruisce la propria opinione e semmai si adatta la condivisione di una idea al posto in cui si è nato ed in cui si vive.
Fra i miei ricordi professionali più significativi c’è quell’incontro che tenemmo il 3 novembre 1987 come “Associazione della Stampa delle Isole di Ischia e Procida” con Piero Ottone per presentare il suo libro “Il Buon Giornale” che acquistammo, per ogni iscritto all’ Associazione, dall’editore Longanesi di Milano presso il quale Ottone ha pubblicato tutti i suoi libri da “giornalista” mai da “ scrittore”.
Ricordo quella telefonata di invito a venire ad Ischia, la sua disponibilità e la prima cosa che mi chiese quando andai a prelevarlo all’aliscafo: “Portami a vedere le barche e gli alberghi di Rizzoli”.
Non so quanto amasse il mare, il valore che attribuiva al mare. Lo accostai immediatamente ad un altro mio Maestro, il prof. Edoardo Malagoli, che amava il mare nella stessa maniera.
“Il mare è una grande metafora della vita – mi disse Malagoli – e credo che l’ uomo sia “talattico” cioè venuto dal mare e prestato alla terra ma sente sempre il richiamo per il suo luogo d’ origine.”
Doveva sentire la stessa cosa Piero Ottone: non ha voluto funerali ed ha voluto che le sue ceneri fossero disperse nel mar ligure.
Quell’ incontro di Ischia sul suo libro “Il Buon Giornale” fu indimenticabile perché non solo rimarcò la sua concezione del giornalismo e del giornalista, il più “obiettivo possibile” l’uno e solo “spettatore” l’altro, fu anche l’occasione per sottolineare il ruolo della stampa locale e ricordo la visita che lo portai a fare alla sede de “Il settimanale d’Ischia” da Domenico Di Meglio e l’accenno ai problemi di sostentamento e di sviluppo della stampa locale.
Ottone aveva come modello la stampa anglosassone con il mito dell’ obiettività ma anche delle grandi aperture ai dibattiti.
“Sarò ricordato come il direttore del “Corriere della Sera” che mise Pasolini in prima pagina e che licenziò Montanelli” – diceva di sè con quell’autoironia che lo caratterizzava.
Il paradosso o forse la grande occasione è che quella sua concezione del giornalismo si fuse magnificamente con quella di un altro grande Maestro, Eugenio Scalfari, l’inventore di “Repubblica”, ed i due hanno lavorato insieme per oltre trent’anni in posizione diverse per lo stesso gruppo editoriale mettendo insieme un “nuovo giornalismo italiano” che facesse sintesi della “separazione dei fatti dalle opinioni” di Ottone con quel ruolo non solo di “spettatore” ma di “attore” del giornalismo che ha svolto e che svolge ancora a 92 anni Eugenio Scalfari.
Corrado Augias ricordando Ottone ha detto, giustamente, che il giornalismo italiano è nato come “giornalismo politico” mentre Ottone volle renderlo “nudo” come ha detto Enzo Mauro.
I grandi confronti hanno sempre punti di convergenza: le innovazioni di Ottone nella grande stampa nazionale furono importanti come lo sono state quelle di Scalfari, tanto che oggi il “giornalismo politico” italiano è più contenutistico che personalistico (le eccezioni confermano la regola) con grande spazio alla durezza dell’economia e della finanza senza però trascurare i grandi valori della democrazia politica e della dignità umana.
Le stesse considerazioni possono e debbono essere estese alla stampa locale “minore solo per area diffusionale ma non per qualità” (Malagoli). La “Qualità” non è come potrebbe sembrare la forma letteraria ma la sostanza del confronto programmatico e contenutistico.
La battaglia per lo sviluppo nell’ intero Mezzogiorno può esserlo per un giornale a diffusione nazionale ma un giornale “locale” come “Il Mattino” pone la valorizzazione di Bagnoli come il “grande problema del Sud” e così un problema come il recupero del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola o il recupero della ex-miniera a Ponza può e deve diventarlo di una vera stampa locale.
Nelle debite proporzioni il “giornalismo politico” ha la stessa importanza a livello nazionale e locale e non può fare da “spettatore” ad un degrado civile o ad una località “negata alla Storia ed allo Stato eternamente paziente” come la Lucania del Cristo di Carlo Levi.
Come potevano trovarsi d’accordo Piero ed Eugenio sul giornalismo italiano? Erano due visioni apparentemente diverse ma sostanzialmente simili o complementari.
Ho amato di più Piero rispetto ad Eugenio. Lo trovavo più essenziale. Lo vedevo “spettatore” di uno spettacolo dove non era possibile solo assistere in maniera passiva. In fondo Piero alla fine ha dato ragione ad Eugenio: il giornalista non è solo spettatore. Se fai una denuncia devi fare anche l’annuncio. E se nessuno è capace di risolvere il problema mettiti tu a risolverlo.
Piero oggi è nel mare e nel vento senza barca e senza vela. Come lasciare domande alle quali ha tentato di dare risposte lasciandoci il testimone.
E noi sopravvissuti? Navighiamo in un mare in tempesta alla ricerca di un porto.
Casamicciola, 18 aprile 2017
Inviato da Tano Pirrone, insieme al suo commento: Da ‘la Repubblica’ del 18 apr. 2017 di Cino Ricci ‘Capitano e gentiluomo’
Tano Pirrone
18 Aprile 2017 at 19:16
E’ morto Piero Ottone, elegante e colto giornalista, che ha segnato con il suo equilibrio e la sua perspicacia un’epoca del giornalismo italiano. Era anche uomo di mare ed oggi Cino Ricci, indimenticabile skipper lo ricorda su Repubblica, proprio in quelle vesti di navigatore.
Buon viaggio.
Il file .pdf del breve ricordo di Cino Ricci su Repubblica, nell’articolo di base