Ringrazio Antonio perché ci permette di riflettere su un problema fondamentale per le isole – l’approvvigionamento idrico – e ci dà modo di discutere fornendoci date e processi politici che hanno portato fino ad oggi a non avere un serio approvvigionamento idrico nelle nostre isole.
Antonio ci delucida che:
1) Lo Stato – memore delle promessa fatta dai confinati politici – ha onorato l’impegno con i cittadini delle isole ponziane, sovvenzionando l’approvvigionamento idrico via mare fino ad oggi.
2) Nate le Regioni come enti di governo territoriale e nel periodo in cui anche la politica regionale si interessava alle nostre isole: si studiò e finanziò la condotta idrica sottomarina.
3) Nel 1993, una amministrazione, eletta dai ponzesi a maggioranza, vota in Consiglio Comunale e rinuncia alla condotta sottomarina.
Dal 1993 al 2000 nessuna politica rilancia il progetto della condotta sottomarina per cui viene accantonata.
4) Il 1° febbraio 2000 (nel Piano tariffario e piano economico-finanziario e il modello organizzativo-gestionale) compare la costruzione dei dissalatori a Ponza, tra l’altro senza studio di fattibilità ed analisi comparativa.
Dal 2000 quindi si parla di costruire questi dissalatori come soluzione per l’approvvigionamento idrico in alternativa al trasporto con bettoline.
Da allora se ne parla solo e si continuano a spendere soldi pubblici per fare studi e conferenze dei servizi e nel contempo si continuano a spendere soldi pubblici per il trasporto dell’acqua con le bettoline.
Ponza e Ventotene a tutt’oggi hanno un approvvigionamento idrico scadente, costoso, di qualità (per quanto riguarda la sicurezza sanitaria – dubbia (non a caso i ponzesi comprano da bere acqua minerale) e con costi nelle bollette per tutti gli utenti dell’ATO4.
La Politica, la politica seria che scende oggi in campo deve porsi il problema dell’approvvigionamento idrico.
Se non c’è una condotta sottomarina sull’isola non è colpa di chi scende in campo oggi ma di chi ha decretato la fine di questo progetto ieri e non sono Romani e Europei ma sono ponzesi! Dal 1993, anno della rinuncia della condotta sottomarina ad oggi sono passati 24 anni che possiamo dichiarare persi per dare una soluzione definitiva all’approvvigionamento idrico.
Per cui io dico: occupiamoci di risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico con realismo.
Se non abbiamo dubbi nel condannare il Mostro Acqualatina, non dobbiamo dimenticare che questo Mostro è stato alimentato da quell’altra politica, quella che viene almeno dal 2000 ma nessuna politica alternativa al sistema di potere che ha governato la nostra Provincia e la nostra Regione in questi anni si è opposta in modo serio per cui si è continuato a parlare, per esempio, di dissalatori e non di condotta sottomarina.
Riprendere in mano il “bandolo della matassa” addirittura nel reimpostare oggi, dal basso, dal cittadino isolano, il discorso della condotta sottomarina – anche sulla base delle gravi disfunzioni tecniche concretizzatesi in carenze idriche, come quella di questa estate – mi sembra alquanto avventuroso.
Le isole devono a mio avviso mirare ad un minimo di autonomia organizzativa per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico ma anche energetico.
I dissalatori sono una soluzione a mio avviso da tenere in considerazione!
Come costruirli, dove costruirli, a chi farli costruire, per quale impatto ambientale e per quali e quanti benefici: questo è il vero problema da ridiscutere.
Tonino Impagliazzo
5 Marzo 2017 at 20:27
Caro Vincenzo,
l’obiettivo indicato nel tuo articolo è fortemente condiviso.
Ma, il termine “Autonomia” non deve essere confuso o mistificato con quello della “Sudditanza” per camuffare vesti e personaggi.
Oggi un’ Ordinanza Sindacale contingibile e urgente, noncurante della prevalente vocazione turistica del territorio di Ponza e del danno diretto e indiretto che la scelta avrebbe potuto arrecare al territorio, ha ordinato ad Acqualatina s.p.a. di realizzare un impianto industriale per la produzione di acqua potabile bypassando di fatto le normative in materia ambientale e paesaggistica.
Il dubbio che mi sorge, caro Vincenzo, è quello di dover vedere per il governo futuro dell’isola di Ponza, un messaggero forte agire ”in totale autonomia” senza tener conto di indicazioni provenienti dai cittadini e dal Consiglio Comunale.
Oggi come allora, sia la modifica degli strumenti vigenti urbanistici che la realizzazione di una effettiva “Autonomia Energetica”, condivisa ed espressa da parte di tutti i cittadini, richiedono lo stesso tempo che varia dai 3 ai 4 anni.