di Antonio Impagliazzo
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Tutti sanno che le ceneri di Altiero Spinelli sono custodite nel cimitero di Ventotene. Non tutti conoscono, però, in quale contesto e come maturò la decisione di portarle, il 7 giugno del 1986, nel luogo ove era nato il grande sogno europeista.
Ce lo racconta, da testimone ed artefice, assieme all’allora sindaco di Ventotene Beniamino Verde, Antonio Impagliazzo.
La Redazione
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Era il pomeriggio del 23 maggio 1986. Beniamino Verde (all’epoca sindaco dell’isola) mi chiamò sul presto e mi disse: “Tonino, scendi in Via Roma che ti devo parlare”.
Mi recai a casa sua; con lui vi era soltanto la moglie Maria Sequino; mi fece accomodare e mi disse “Toni’, si è spento a Roma Altiero Spinelli “. Un silenzio breve… una piccola pausa… e subito dopo, insieme, iniziammo a colloquiare e riflettere sul da farsi.
Commentammo la perdita dell’uomo e del personaggio ed il rapporto profondo che legava Spinelli all’isola. “Quegli anni in quell’isola sono ancor oggi presenti in me con la pienezza che hanno solo i momenti e i luoghi nei quali si compie quella misteriosa cosa che i cristiani chiamano l’elezione” disse Beniamino.
Concordammo che forse la cosa più gradita ad Altiero sarebbe stata quella di ritornare a Ventotene per riposare sulla collina della memoria. Nel libro autobiografico “Io Ulisse, come sono diventato saggio” Spinelli dice: “La mia debolezza si convertì in forza; sentii… compresi… avvertii che in quegli anni, in quel luogo stavo nascendo una seconda volta”.
Beniamino, Maria ed io, ritenemmo che, per Altiero, l’isola e la collina di Punta Eolo fossero il luogo sublime in cui la storia si compie (così come il monte Sinai per i cristiani). Il fenomeno era stato ricordato dallo stesso Altiero che, ricorrendo alla poetica della Bibbia, riferisce di Jahvè e di quando Mosè venne prescelto per liberare il popolo d’ Istraele dalla schiavitù e dalla tirannia del faraone. “Come Mosè alla chiamata di Dio rispose “eccomi” così io mi sono sentito spesso in dovere di rispondere al richiamo di Ventotene per tornarvi più volte, quasi in pellegrinaggio, con Ursula e con gli amici federalisti, vecchi e giovani”.
Dopo il colloquio e lo scambio di opinioni, decidemmo di telefonare a Barbara Spinelli, la figlia; così Beniamino, in via informale e confidenziale, rappresentò la nostra idea e chiese: “Barbara, perché non portare le ceneri di papà nel cimitero di Ventotene, sulla collina di Punta Eolo?” poi continuando “questa decisione ci fa sentire onorati ed orgogliosi. Saremmo fieri di poter custodire le ceneri di tuo padre che in questo scoglio abbandonato ha prodotto un sogno meraviglioso”.
Barbara precisò: “condivido la tua idea, Beniamino, perché ritengo che le ceneri di papà a Ventotene potranno produrre la continuità di un sogno che, nato con la vigile lucidità della ragione, attende di essere completato”. Aggiunse poi: “… e che la forza di un’idea, navigando sulle onde del mare, possa continuare a diffondere il messaggio federalista fra continenti e popoli, l’immagine più amata da mio padre”
Poi Barbara aggiunse: “come posso chiedere a mia madre questa cosa se non è supportata da una volontà espressa o da un’opinione indicata da Altiero? Beniamino cerca anche tu qualcosa o un legame che ci possa aiutare in questa decisione. Ci sentiamo più tardi”
Iniziammo a cercare, io e Beniamino, tra scritti, documenti vari, racconti e dichiarazioni orali qualcosa che avrebbe potuto sostenere l’idea che avevamo rappresentato.
Ci imbattemmo così, consultando il testo autobiografico “Io Ulisse, come ho tentato di diventare saggio” in questa espressione che si trova alla pag. 260: “…e vagheggio che le ceneri mie e di Ursula siano portate a Ventotene e lì sparse dal vento sull’isola e sul mare”.
Barbara Spinelli sulla tomba del padre
Il consenso di Ursula Hirschmann
Alle ore 20,30 chiamammo Barbara e riferimmo quanto avevamo letto e lei concordò che questa era la frase giusta per convincere la madre e aggiunse: “Beniamino , ti prego chiama tu stesso mia madre (Ursula Hirschmann ndr) perché io tra un po’ le accenno la cosa”. Verso le 23,00 Beniamino chiamò Ursula, fece le condoglianze, rappresentò l’idea e chiese il suo assenso, e lei senza scomporsi, affermò: “se questa è la volontà di mio marito la rispetto e la onoro, ma desidero che avvenga in forma privata e dopo qualche giorno dalla cremazione” e proseguendo “ora sono molto provata, faremo la commemorazione in Ventotene nella prima settimana di settembre”.
Beniamino la ringraziò per il “dono” che aveva concesso all’isola ed il giorno dopo partimmo insieme alla volta di Roma per onorare le spoglie di Altiero Spinelli, esposte nell’ Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea, in Via IV Novembre. Successivamente ci portammo in Piazza Colonna davanti alla Camera dei Deputati per assistere alla Commemorazione Solenne che l’On. M. Albertini pronunciò.
Terminata la cerimonia rientrammo sull’isola e dopo qualche giorno Barbara chiamò Beniamino per comunicargli che la cremazione era stata completata. Fu concordato il trasporto sull’isola per il 7 giugno, primo giovedì utile, allo scopo di non far coincidere la cerimonia privata con l’arrivo dei turisti.
Beniamino mi mandò il giorno prima a Formia per assistere Barbara nel trasbordo delle ceneri dall’auto alla nave e per il disbrigo delle formalità legate al viaggio; al porto di Formia quella mattina vi era anche Gabriele Panizzi ad accogliere Barbara e insieme curammo il trasbordo delle ceneri. La nave partì con leggero ritardo e giunse all’isola alle 11,30; Beniamino salì a bordo per salutare con affetto e stima la “deliziosa e commossa“ Barbara Spinelli e chiese a me e a Gabriele di provvedere al trasporto delle ceneri dalla nave al porto nuovo di Ventotene ove vennero consegnate a due giovani del luogo incaricati di tenerle durante il percorso del corteo.
Ad attendere le ceneri di Altiero Spinelli, vi era l’intero paese, la Banda di Pio Federici (alla sua prima apparizione pubblica), i militari in servizio sull’isola, i consiglieri comunali, una Delegazione del Movimento Federalista, Guido Montani ed altri.
Il corteo, passando per il Porto Romano ed il Pozzillo, proseguì su Via Roma e si portò in Piazza Castello facendo il giro della piazza; poi, percorrendo Via Muraglione, passò vicino alla città confinaria ed al Monumento del Confinato Politico e da lì direttamente al cimitero sulla collina di Punta Eolo.
Barbara Spinelli e Tommaso Padoa Schioppa a Punta Eolo a Ventotene
La commemorazione a Ventotene
Il cinque settembre dello stesso anno, in piazza Castello, erano presenti Ursula Hirschmann, Barbara Spinelli e suo figlio Altierino; Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi; Luciano Bolis e moglie; il Prefetto di Latina Orefice; il Procuratore aggiunto F. Lazzaro; il Colonnello dell’Arma dei Carabinieri e quello della Guardia di Finanza; alcuni Consiglieri Provinciali e una Delegazione della Regione Lazio; una Delegazione del Movimento Federalista Europeo; i giovani e gli oratori partecipanti al Seminario Federalista Italiano ed Internazionale di Ventotene; Alfonso Iozzo; Gabriele Panizzi, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Lazio; Pier Virgilio Dastoli, assistente di Spinelli a Bruxelles; una rappresentanza della stampa provinciale e altri.
Riconoscibili in prima fila a partire da sinistra: con gli occhiali scuri Ursula Hirschmann, il prefetto Orefice,
il Colonnello dei Carabinieri di Latina, Ada Rossi (moglie di Ernesto Rossi) e, con il pizzetto, Luciano Bolis (anche lui confinato ai tempi di A. Spinelli e oggi seppellito a Ventotene)
Alle 9,30 ha inizio la Cerimonia Commemorativa. Barbara Spinelli si porta alla sinistra del Forte Torre per scoprire la lapide in ricordo del cittadino onorario Altiero Spinelli, dell’uomo delle tante battaglie federaliste e del messaggio “per un’Europa libera e unita”; sulla piazza è posizionato il tavolo, coordinato da Gabriele Panizzi, per gli interventi. Parleranno Gino Majocchi, Segretario del Movimento Federalista Europeo; Gianfranco Martini, Segretario Generale dell’ AICCRE; Beniamino Verde, Sindaco di Ventotene; Antonio Signore, Presidente della Provincia di Latina e Sebastiano Montali, Presidente della Giunta Regionale del Lazio.
Barbara Spinelli e Gabriele Panizzi
Erano quasi terminati gli interventi quando si avvicinò frettoloso Beniamino Verde che, in forma riservata e confidenziale, mi comunicò: “mi hanno avvertito che mio padre è in fin di vita, è rimasto con del cibo in bocca che non riescono a rimuovere. Devo andare, è urgente . Tu rimani qui, non ti allontanare e a chiunque chieda di me riferisci che mi sono dovuto allontanare per breve tempo e che sarei tornato quanto prima. Ti raccomando: non far sospendere la cerimonia e dà indicazioni ai presenti di recarsi al ristorante Il Giardino, per un breve spuntino offerto dal Comune”.
Silvestro Verde, il papà di Beniamino era deceduto alle ore 10,15 circa nella casa di Piazza Chiesa con l’assistenza della figlia Antonietta e del figlio Peppino e lui, Beniamino, non volle che gli ospiti presenti sull’isola per la Cerimonia sapessero dell’accaduto.
In quel momento nella Piazza principale dell’isola vi erano circa 700 persone e Beniamino ritenne doveroso separare la cerimonia in cui si commemorava il ricordo di Altiero dal dolore che apparteneva alla sua persona.