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Recalcitrante ho accettato l’invito di preparare una serie di articoli in cui fosse collegato un film ad un’isola. La mia resistenza era dettata dalla difficoltà che intuivo non facilmente superabile di trovare costantemente, nell’intera serie, per ognuna delle coppie un nesso fra l’elemento “isola” – retoricamente interpretata come simbolo di separatezza compiuta e di irrinunciabile identità – e un prodotto artistico, che superato l’angusto limite della missione di intrattenimento affermasse la sua vera e profonda essenza di metafora comunque collegabile con il primo.
Questa difficoltà, irrisoria, se la scelta è libera (una qualunque isola del mondo, fra le più note e uno dei film che l’ha avuta come location), diventa difficoltosa se si preferiscono 12 isole italiane, in un percorso che va dall’alto Adriatico al Mar Ligure. Non solo isole grandi e note con una storia cinematografica lunga e consistente, ma anche isole piccole e addirittura scogli. Il criterio di abbinamento è necessariamente vario, ma confido che trovi benevolenza nei miei sei lettori, disposti ad imbarcarsi in questo breve viaggio. Laddove mancherà il forte nesso logico, mi auguro si dia merito all’inventiva.
Scrivo “imbarcarsi” proprio perché quello che ho immaginato è un viaggio, neanche breve, lungo i mari che bagnano la nostra penisola; un percorso in massima sicurezza, costa costa, da piccolo porto a piccolo porto, che trova riscontro e giustificazione nel titolo di questa rassegna: Piccolo cabotaggio.
Voglio riportare la definizione di “cabotaggio” non come chiaramente si evince in un modernissimo dizionario, dallo Zanichelli a Wikipedia, dal Treccani al Gabrielli, ma come è riportato nell’antico “Dizionario di cognizioni UTET” di cui ho parlato – con affetto – in un mio articolo del 22 agosto 2013 “Che farò senza faro?”
Nel primo dei sei volumi “A – C”, a pag. 572, alla voce cabotaggio, si legge: “Navigazione che si fa lungo le coste del mare da capo a capo, da porto a porto. Il cabotaggio distinguesi d’ordinario in grande e piccolo. Il piccolo è la navigazione di commercio che si fa da un porto all’altro con piccoli bastimenti senza uscire dal medesimo Stato o almeno senza allontanarsene molto. Per grande cabotaggio si intendono in complesso quei viaggi che passano i limiti del piccolo, senza però essere viaggi di lungo corso (…)”
Lasceremo alla prossima occasione, se ci sarà, viaggi più impegnativi in mari più esotici e meno conosciuti, di grande cabotaggio o di lungo corso.
Tracciamo, pertanto, il viaggio e presentiamolo per sommi capi: da Venezia scenderemo per l’Adriatico, giungeremo al centro del Mare Nostrum e poi risaliremo per effettuare il giro della Sicilia, toccando prima Ustica, poi le Eolie e su, costeggiando, ci lasceremo sulla destra le isole Ponziane (che questa volta fanno “solo” da spettatori”) per far scalo nell’Arcipelago Campano, sostare in Sardegna, e completare il prudente viaggio nell’Arcipelago Toscano.
Ed ora gli abbinamenti:
1. Venezia e il Lido: Morte a Venezia di Luchino Visconti, 1971
2. Isole Tremiti: Isole di Stefano Chiantini, 2011
3. Lampedusa: Fuocammare, docufilm di Gianfranco Rosi, 2016
4. Isola piccola (Marzamemi, Sicilia): Sud di Gabriele Salvadores, 1993
5. Ustica: Gramsci 44; documentario di Emanuele Barbucci, 2016
6. Lisca Bianca (Isole Eolie): L’avventura di Michelangelo Antonioni, 1960
7. Ischia: Vacanze ad Ischia di Mario Camerini, 1957
8. Capri: Il disprezzo di Jean –Luc Godard, 1963
9. Budelli: Deserto rosso di Michelangelo Antonioni
10. Giglio: Farfallon di Riccardo Pazzaglia, 1974
11. Elba: N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì, 2006
12. Montecristo: Il Conte di Montecristo di Josée Dayan, 1998
Bene! Alla prossima settimana, allora con Morte a Venezia. Non molto allegro, tutt’altro, ma è un vero capolavoro, uno dei tanti dell’indimenticabile Maestro.
Lorenza Del Tosto
23 Febbraio 2017 at 12:04
Caro Tano,
non sai con quale aspettativa ci pregustiamo la lettura dei tuoi articoli.
La definizione di cabotaggio, nella sue varie estensioni, già ci ha fatto sognare di viaggi e di nuovi orizzonti. Un’idea bellissima che sono sicura ci permetterà di entrare in luoghi preziosi e poco conosciuti di questo nostro Paese.
Sarebbe anche bello, nel nostro gruppo di lettura di piccolissimo cabotaggio, vedere insieme i film di cui parli.
Pronti a salpare capitano…
Tano Pirrone
23 Febbraio 2017 at 13:55
Per Lorenza e per tutti coloro che mi hanno scritto e pensato
Da buon campagnolo amo più la terra che il mare, ma se proprio necessario (ed ora lo è!) mi imbarco e parto (quanti siciliani affrontarono il mare che vedevano per la prima volta per poter solo sperare di sopravvivere!). Ma voglio vedere sempre la terraferma o sapere che essa non è molto lontana dalla linea dell’orizzonte. Sono anche convinto che spesso i luoghi, non solo fisici, più interessanti sono proprio lì, a portata di mano o di piede o, come in questo caso, di remo.
Mi accingo con lo scrupolo necessario a completare la prima nota sul giornale di bordo (Lido di Venezia e Morte a Venezia), una grossa gatta da pelare!
Per quanto riguarda la visione dei film, nel mondo immaginario in cui vivo il Sindaco di Ponza organizzerebbe una rassegna estiva, chiamando anche il colto e l’inclita a partecipare. Lo stesso sindaco potrebbe farsi carico di costituire una bibliovideoteca, con opportuni spazi per conferenze e proiezioni. Mi offro volontario per il lavoro di grosso ed assicuro una donazione di almeno 200 libri.
A presto.
Tano
P.S.: sulle preferenze terragne scrissi qualche tempo fa su Ponzaracconta una poesia, “Andar per mare?“. Per chi volesse rileggerla.