di Monia Sciarra
L’architetto Roberto Giocondi, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ponza, mi chiama in causa nelle dichiarazioni rilasciate a Ponzaracconta e al portale h24notizie.com, riferendosi al mio articolo “Diciotto, un numero su cui puntare” che è stato pubblicato il 2 dicembre 2016. Nell’articolo esprimevo qualche riflessione su una vicenda che a Ponza stava facendo discutere animatamente e tuttora fa discutere.
Ritengo di aver manifestato, in quell’occasione, crudezza (forse), ironia (purtroppo), rassegnazione, ma non cattiveria gratuita; di sicuro non sono stata particolarmente originale, perché le mie osservazioni erano le stesse che la maggioranza dei cittadini ponzesi esprimeva allora ed esprime tuttora.
In sintesi:
– L’abuso compiuto da Vigorelli, a quanto si legge, riguarda la superficie non residenziale di un terrazzo; l’architetto Giocondi scrive che la demolizione dell’abuso non sarebbe stata possibile senza intaccare la parte di edificio regolarmente autorizzata e la struttura portante. Ma se l’abuso è un porticato, retto da colonne o da pilastri, di superficie pari a poco più di un terzo della superficie edificata, come è possibile che la sua demolizione pregiudichi la struttura portante? Se, viceversa, l’abuso svolge funzione portante, come è possibile che le opere che esso “porta” siano regolari? Per restare all’esempio dell’architetto Giocondi: l’abuso è una fetta bruciacchiata di pizza oppure la parte più sostanziosa e saporita della pizza?
– La procedura seguita, i tempi, denotano un comportamento imparziale da parte dell’Ufficio Tecnico oppure rivelano doppiopesismo? L’architetto può affermare che tra la constatazione di un abuso e la chiusura della pratica intercorrono mediamente cinque giorni lavorativi, come è accaduto nel caso Vigorelli?
A queste domande si aggiungono quelle relative alla vicenda più recente, l’accesso agli atti richiesto dal consigliere D’Arco. Dunque:
– Un altro tipo di approccio tra consiglieri di opposizione e amministrazione è effettivamente possibile, come l’architetto propone? L’ostruzionismo, il mancato rispetto dei tempi, le lungaggini sono solo dicerie di piazza?
– L’organico dell’Ufficio Tecnico è talmente carente da non consentire di soddisfare la richiesta di accesso agli atti nei tempi previsti dalla legge? Oggi, l’Ufficio impegna: un collaboratore di categoria “c”, una contrattista tirocinante, tre addetti al ‘servizio condoni’, un addetto all’esame per l’ottenimento dei pareri paesaggistici, il dirigente: quale organico dovrebbe avere, affinché le richieste possano essere soddisfatte nei tempi previsti dalla legge? A titolo di esempio, si consideri che il Comune designa, quale Responsabile del procedimento dei Lavori Pubblici (previsto dal D.L.163/2000), di volta in volta un dipendente, generalmente non una figura apicale.
Spero di avere espresso con chiarezza il mio pensiero, nei termini di un confronto civile, senza assumere quei toni sferzanti che l’architetto mi attribuisce. Mi dispiace non poter fornire esempi di demolizioni in situazioni assimilabili a quella di via Umberto, come l’architetto mi invita a fare; neanche ho trovato procedure amministrative come quella applicata al caso di via Umberto.