L’inverno è forse la stagione meno gradita con le sue condizioni meteorologico – climatiche spesso proibitive: freddo, mare agitato, pioggia, neve… Per cui “very unwelcome”, “molto sgradito”, il suo arrivo appare a tutti, specie a chi lo vive per la prima volta, come“the lambs”, gli agnellini, costretti a muovere i primi passi quasi immersi nella neve, cercando un qualche conforto stringendosi al gregge.
È questo il ritratto dell’inverno di Philip Larkin (1922 – 1985) un poeta inglese aderente, assieme ad altri suoi connazionali, a “The Movement”, una particolare corrente letteraria britannica.
Questi poeti avevano un atteggiamento antiromantico e i loro testi esprimevano razionalità e sobrietà. Composero le loro opere tra la metà degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Proprio grazie a quest’autore, “Il Movimento” tornò in auge negli anni ’90 col “Neo-formalismo” e si diffuse soprattutto negli U.S.A. (da Wikipedia).
First Sight
by Philip Larkin
Lambs that learn to walk in snow
When their bleating clouds the air
Meet a vast unwelcome, know
Nothing but a sunless glare.
Newly stumbling to and fro
All they find, outside the fold,
Is a wretched width of cold.
As they wait beside the ewe,
Her fleeces wetly caked, there lies
Hidden round them, waiting too,
Earth’s immeasureable surprise.
They could not grasp it if they knew,
What so soon will wake and grow
Utterly unlike the snow.
E con “un linguaggio diretto, basato sul realismo e la tensione morale” componevano i loro versi anche alcuni poeti italiani del Novecento come Carlo Betocchi (1899-1986): da “Un dolce pomeriggio d’inverno”
“…dolce
perché la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba né tramonto…”
e
Attilio Bertolucci (1911-2000), da “Vennero i Freddi”
“vennero i freddi
con bianchi pennacchi e azzurre spade
spopolarono le contrade…”
Ed ecco la poesia di Philip Larkin nella mia versione italiana:
Prima vista
Muovono nella neve i primi passi
i timidi agnellini,
l’aria velando coi lor belati;
davanti a loro amara è la sorpresa:
nient’altro che un bagliore senza sol
e nulla più.
Avanti e indietro vanno a balzelloni,
fuor dell’ovile un freddo raggelante
presto li sorprende.
L’umida brina
del gregge incrosta i velli,
giacciono là tutti nascosti attorno,
i timidi agnellini,
della madre terra, come in attesa,
di un’incommensurabile sorpresa.
Né possono capir ciò che non sanno,
che presto crescerà, aumentando …
la neve crudele.
Traduzione di Silverio Lamonica
In condivisione con www.buongiornolatina.it