di Silveria Aroma
Me ne andavo al mattino a spigolare…
No! non ci siamo; era pomeriggio.
Me ne andavo un pomeriggio…
Era autunno. Era novembre; ieri.
Uno di quei giorni in cui si esce subito dopo pranzo per godere le poche ore di luce ancora disponibili.
Verso Frontone in cerca di un pizzico di sana solitudine, una pausa di silenzio, via dal rumore del quotidiano, via dagli impegni passati, presenti e futuri.
La spiaggia si offre a pennellate di colori oscillanti dal neutro al fluo.
Fra i tronchi, i rami, i legnetti, le poche ghiande e le molte nocciole dall’interno vuoto e asciutto, fa mostra di sé anche la plastica.
In forma di piccoli giochi perduti e piccole sfere colorate che furono di bimbi. Nella veste di contenitori svuotati. Forme meno giocose, più ricorrenti nell’uso. Sconfitte e tristi. Monito e rimprovero di una vita votata al consumo.
Talvolta prende spazio in me l’idea che la dittatura del nostro tempo sia improntata sul lavorare per comprare per consumare per svuotare, e per scoprire nuovi bisogni da soddisfare e via: lavorare-comprare-consumare-svuotare, ricominciare e continuare.
Cammino sopra un letto di alghe dove gli oggetti sembrano adagiati con cura, e legati fra loro in una sorta di collage misto; natura e uomo. Il mare – mosso – si esprime con la sua voce più bella mentre il sole scivola verso il tramonto.
Si mostra pura la bellezza del legno, vivaci i colori della plastica; cammino fino ad una scatolina trasparente e lucida.
Plastica! Carina, intatta, munita del suo coperchio. Potrebbe?!? Potrebbe contenere nuovamente qualcosa?
Guardo meglio; scorgo un bigliettino al suo interno. Leggo sul tappo: just married.
Un porta bonbon, ecco cos’è: borsa!
Continuo la passeggiata lungo la spiaggia.
Sola, sulla via del rientro, mi fermo, apro la scatola e leggo – finalmente – i nomi degli sposi e la data delle avvenute nozze. Fatto!
Nomi e data restano al biglietto.
Non è una bottiglia, e non è vetro. Ma chiusa e trasparente contiene il suo messaggio svelato: ieri sposi.
Quale storia potrebbe raccontare una piccola scatola passata di mano in mano? Quali erano le aspettative e i sogni di chi la scelse? A chi venne donata? E attraverso quale viaggio – breve o lungo – giunse al mare, e dal mare a me?
Auguro agli sposi di aver trovato un’intesa profonda e scoperto i segreti che rendono un matrimonio resistente.
“Nel matrimonio si finge un po’ ciascuno; a turno si chiude un occhio e si prosegue. Non c’è perfezione, solo accomodamento” – vecchie tesi, forse.
La geometria ci insegna che per due punti passa una ed una sola retta.
Quello che intercorre tra due persone appartiene a loro, solo e soltanto a loro.
Auguri agli sposi! E a tutti i coraggiosi che vivono la vita…