di Vincenzo Ambrosino
In questi mesi si parla di due opere pubbliche/private messe in cantiere dall’amministrazione Vigorelli: il Porto Turistico a Cala Dell’Acqua e il Dissalatore; due opere di interesse pubblico che dividono perché hanno un impatto ambientale e sociale enorme che inciderà sul fragile ecosistema isolano per gli anni a venire.
A Ponza, almeno dal 1982, sono state realizzate opere pubbliche e analizzarle a distanza di tempo può aiutare a comprendere che non bastano le opportunità politiche-finanziarie per risolvere veramente i problemi delle isole.
Ho scritto in un precedente articolo (leggi qui) che “che in passato dal 1975 al 1993 c’è stata una Politica Regionale” che aveva un progetto di sviluppo socio economico per le isole ponziane e per questo aveva elaborato due leggi e finanziato tutta una serie di opere pubbliche.
Dei tanti aspetti positivi dell’operazione regionale due si sono dimostrati assolutamente negativi:
1) Delle opere progettate e finanziate non tutte si sono concluse! Le cause: discontinuità politica, burocrazia, tempistica nell’esecuzione, problemi logistici.
2) Le conoscenze scientifiche e tecnologiche non erano sensibili alle questioni ambientali né alla salute pubblica.
Risoluzioni per i Rifiuti Solidi Urbani
Inceneritore
Vi ricordate che negli anni ottanta a Ponza si costruì l’inceneritore perché bisognava bruciare l’immondizia? La politica pensò che l’immondizia doveva essere eliminata dall’isola e mandata in fumo nell’aria. Scelta facile e logica per quei tempi. L’esperienza però si fermò perché il bruciatore spesso si guastava per cui la struttura fu abbandonata al suo destino.
Qualche anno dopo, a seguito dei fatti di Seveso, si scoprì che anche un bruciatore provocava la diossina che era una sostanza cancerogena. L’inceneritore fu una scelta sbagliata!
Un’altra politica, anni dopo, pensò che il trasporto in continente dell’immondizia era troppo costoso; per ridurlo, si creò una discarica sopra Tre Venti. Spesso in questa zona si vedeva del fumo, per cui la discarica fu sequestrata ed è tuttora sotto sequestro.
A quel punto si pensò di fare un impianto di compattazione.
Qual era il ragionamento del politico: compattando l’immondizia, si poteva caricare sui camion più immondizia per cui si sarebbero ridotti i viaggi dei camion e quindi il costo del trasporto in continente in discarica sarebbe diminuito.
L’impianto è stato costruito ma non ha mai funzionato per cui sono stati soldi pubblici spesi male!
A quei tempi non si parlava di “isole ecologiche”, di raccolta differenziata, non si parlava di riciclo dei prodotti di scarto, non si parlava di compostaggio ecc., per cui l’immondizia era per i cittadini e i comuni un problema da delegare ai professionisti delle discariche abusive e legali.
Purtroppo ancora oggi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani non abbiamo trovato le giuste soluzioni compatibili con le esigenze delle nostre isole.
La rete idrica e fognaria
Nel 1982 si programmò e finanziò la rete idrica e fognaria quindi tutte le condutture e i depuratori sia per Ponza Centro che per Le Forna.
A Ponza Centro, al 70% l’operazione si è completata: ci sono una rete idrica e fognaria e un depuratore funzionante.
A Le Forna dobbiamo constatare che è stato sbagliato tutto il progetto e infatti a distanza di 35 anni i fornesi non hanno fogne funzionanti e neanche si sono avvicinati ad avere un depuratore.
Si potevano trovare altre soluzioni più funzionali al territorio, meno costose, con minore impatto ambientale ed energetico?
Qualcuno ha detto che portare le fogne da Calacaparra a Cala Feola, in salita, prevedendo per questo diversi motori di sollevamento, è stata una pazzia. E poi la localizzazione del depuratore: in una gola, dalle parti tra Cala Feola e le Piscine Naturali è stata un’altra scelta sbagliata.
Per inciso, siamo venuti a sapere che quello di Cala Feola non è un depuratore completo ma un semplice “pre-trattatore”, ma questa “cosa” va approfondita. L’approvvigionamento di acqua.
La condotta sottomarina
Per approvvigionarsi di acqua fu progettata la condotta sottomarina da Circeo a Cala Feola. Furono stanziati circa 75 miliardi di vecchie lire: si iniziarono anche dei lavori a Circeo.
C’era un impatto ambientale dell’opera? Una volta finita la condotta, l’isola avrebbe avuto acqua senza limiti? Bisognava comunque avere sempre l’alternativa delle bettoline in caso di discontinuità nell’erogazione di acqua?
Fatto sta, il progetto non andò avanti: un sindaco a quei tempi bocciò la condotta sottomarina.
Per approvvigionarsi di acqua si è andati avanti in tutti questi anni con le navi cisterne.
Altra soluzione: il Dissalatore
E qui la tematica è di attualità per cui non ne parliamo in questo contesto. La politica Regionale dice che non vuole spendere più soldi per il trasporto dell’acqua per questo ha stanziato denari pubblici per costruire due dissalatori sia per Ponza che per Ventotene. Si costruiranno mai i dissalatori? Quale sarà il costo ambientale da pagare?
L’impatto ambientale delle opere pubbliche
Ogni opera pubblica costruita sull’isola ha avuto un impatto ambientale negativo, non migliorando l’arredo urbano e in alcuni casi, come quelle che abbiamo brevemente descritte, sono state opere pubbliche inutili, dannose e hanno prodotto uno spreco di denaro pubblico.
Altre opere pubbliche
Abbiamo nel tempo costruito le scuole, una a Santa Maria (insicura), l’altra alla Cavatella (occupando terreno privato che ci è toccato poi ripagare in qualche modo) e un’altra in zona Pantano (un enorme volume poco funzionale).
Il poliambulatorio: nato a metà strada tra Ponza e Le Forna per motivi demagogici, una enorme struttura piena di stanze e stanzette che non hanno mai trovato una specifica utilizzazione.
Centraline della Telecom e della Sep brutte ed ingombranti.
Le piazze pubbliche, quella di Giancos e di Calacaparra: poco funzionali, con arredi improvvisati.
Le strade sia nel Centro storico sia fuori in periferia con pavimentazioni sconcertanti.
Ci sono opere pubbliche come la Stazione Marittima e il Centro Diurno che dopo essere state realizzate costano alla comunità altri denari per risarcimento danni a terzi.
Ci sono opere pubbliche progettate, finanziate ma mai realizzate come il Centro Convegni e il campo da tennis di Le Forna che hanno avuto comunque un costo per la comunità.
Per non parlare dell’opera di messa in sicurezza di Chiaia di Luna in cui è andata in scena sia il danno economico e ambientale che la beffa di vedere la spiaggia chiusa.
Conclusioni
La “politica” decide, poi in modo molto lento, prendendosi i tempi lunghi della discontinuità politica, impianta delle strutture sulla nostra isola.
Funzioneranno, non funzioneranno? Miglioreranno le condizioni sociali ed economiche dell’isola? Faranno male alla salute e all’ambiente marino e terreste? Il non eliminabile costo ambientale ed energetico avrà però un reale beneficio per la comunità isolana?
Tutte queste domande hanno un senso in termini dialettici, in termini di contrapposizioni politiche ma chi finanzia l’opera, determina il corso delle cose. E’ stato così nel tempo e succederà così anche oggi.
Io penso che è difficile non sbagliare nel progettare opere pubbliche, soprattutto in una isola fragile dal punto di vista ambientale e sociale come Ponza: si continuano a progettare strutture che non devono rispondere ad una offerta turistica a misura di isola ma ad una domanda turistica concentrata in 40 giorni d’estate.
Poi le opere che si progettano di fare, oggi più di ieri, seguono logiche politiche finanziarie liberiste e conoscenze tecnico scientifiche che saranno disconosciute e superate tra qualche anno.
Fermare le opere progettate poi – come è successo con la condotta sottomarina – farà perdere “anni luce” e le opportunità di veder realizzato qualcosa – non di buono ma di nuovo sull’isola – saranno svanite.