di Rita Bosso
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La settimana è stata segnata da una notizia triste e da piccoli, dimenticabili eventi che riproducono gli screzi di ogni famiglia.
La notizia triste riguarda il Palazzo di piazza Carlo Pisacane: si è chiusa definitivamente una porta, se n’è andata uno scricciolo di donna immensa per energia, per operosità, per allegria, per cordialità. Se Maria Di Fazio fosse stata un vino, l’avrebbero ben descritta le parole di Franco De Luca: “Vino genuino e tonico: boccata asciutta, colore ambrato e profumo d’erica. Vino che s’accompagna all’allegria.”
San Silverio sarà pure muzzecuso ma, racconta Domenico Musco, protegge gli studenti isolani: i professori fanno una sorveglianza indulgente durante la prova di matematica, la più detestata che, guarda caso, si svolge il 20 giugno, a meno che sia domenica. Però san Silverio dovrebbe pensare anche a chi insegna fuori dell’isola, costretta a rinunciare alla festa…
Si continua a dibattere di Zannone, di redditività, di sentieri, di edifici in malora, di munnezza in giro: a chi tocca rimuoverla? Niente di grave, è più o meno quello che succede in ogni famiglia: Oggi tocca a te andare a buttare la spazzatura, io sono già scesa ieri sera! E non confondere il sacchetto dell’umido con quello dell’indifferenziata! Il Ministero dell’Ambiente, investito della questione, ha dato una risposta salomonica: tocca al Comune ma, per questa volta, se ne occuperanno Parco e Forestale. Il Ministero dichiara anche che lo stato di conservazione dell’ecosistema non desta preoccupazioni: questo aspetto, che è scopo e ragion d’essere di un parco, prioritario per chiunque sia interessato all’ambiente, non viene mai preso in considerazione nelle interrogazioni parlamentari, neanche nella più recente, firmata dall’on. Castelli del Movimento 5 Stelle, simile alle precedenti nei contenuti. Anche per la Castelli è irrilevante che l’isolotto sia indenne da bracconaggio, da abusi edilizi, il problema è ancora A chi tocca buttare il sacchetto della munnezza? Zannone potrebbe essere messa a reddito?
L’onorevole Castelli con una sola venuta a Ponza è riuscita a fare tombola: ha allineato il Movimento Cinque Stelle alle posizioni di Forza Italia e della Lega, firmatarie delle precedenti interrogazioni; ha innescato un comunicato del Sindaco in cui si afferma che i meetup di Ponza e Formia non rappresentano il movimento (il che è vero ma è vero ovunque, per statuto, non solo a Ponza e Formia); ha dovuto precipitarsi a fare un comunicato in cui riconosce il ruolo dei meetup (senza i quali, sia detto per inciso, mai sarebbe arrivata in Parlamento); ha provocato la controreplica vigorelliana. Il tutto è sintetizzato nella sequenza dei titoli del portale h24, sparati a raffica in tre ore e mezzo: 1. Resa dei conti a Zannone, interrogazione shock del M5S (6 novembre, ore 11,01) 2. Il M5S in Parlamento sbugiarda Vigorelli (6 novembre, ore 12,56) 3. Aggiornamento del Sindaco (6 novembre, ore 14,38). Ma questa è un’epicrisi zucchero e miele, dunque: l’onorevole è giovane e crescerà, i meccanismi di M5S sono perfettibili, al momento non sempre riescono a portare in Parlamento personalità della caratura di Di Maio o di Di Battista ma non è che negli altri partiti se la passino meglio.
Su temi ambientali intervengono, e non a comando, Silverio Guarino e Antonio Impagliazzo per ricordare che l’installazione del dissalatore non è operazione scevra da rischi.
Leggendo del soggiorno del Duce a Ponza sembra di sentire in sottofondo la risatella di Silverio Lamonica: “Volete la fiction? Accomodatevi!” Dopo la visita a Villa Le Tortore, location ormai dimenticata di un’altra fiction, venghino venghino siori e siore a Santa Maria, va in scena il Duce versione Er Mutanda. Nell’estate del ’43, già dimentico della seduta del Gran Consiglio di pochi giorni prima nonchè di Claretta che spalpita e morirà per lui, ignaro di quello che lo aspetta, il Duce passeggerebbe sulla spiaggia, in braghetta bianca, a caccia di belle isolane anzi addirittura innamorato. L’invito a ricostruzioni più rigorose viene da Rosanna Conte e da Luisa Guarino che hanno la fissa della storia, degli archivi e degli accenti ma, a parte questo, sono due brave ragazze; lo stesso Silverio Lamonica ammette di essere rimasto perplesso riguardo ai contenuti dell’articolo, che ha tradotto e pubblicato con l’intento di mostrare quale percezione il turista abbia dell’isola.
Anche in questo caso provo ad addolcire. L’articolo in questione non sta parlando di Raniero da Ponza, ascetico ed eremita; il Duce era di ben altra tempra e, per delinearne i tratti, forse è più giusto lasciar perdere velature, chiaroscuri, sfumature cromatiche e utilizzare invece i colori violenti, i tratti decisi della Pop Art. Come la Marilyn di Warhol non è una donna ma un’immagine oramai stereotipata, plastificata, depurata di ogni qualità umana, così il Duce che emerge dall’articolo è null’altro che l’oggetto costruito dalla propaganda di regime, macho, vittima del proprio testosterone, seduttore ovunque e comunque; come tale, invade l’immaginario femminile, stimola fantasie che i ricordi amplificano. Parecchie signore di una certa età raccontano, in assoluta buona fede, che in quei pochi giorni ebbero modo di baciargli la mano, di lanciargli una rosa, di mandargli un bacio sulla punta delle dita… il Duce avrebbe dunque avuto una vita sociale molto intensa, nei pochi giorni in cui fu a Ponza da prigioniero. Per fortuna le ragazze del’43 sapevano sognare, sennò non sarebbero sopravvissute alla miseria, alla fame, alla guerra e alle tragedie che ne derivarono. Il potere affascina, il potere seduce. Succederà pure per Trump, la cui elezione evoca in Sandro Russo (e non solo) cupi presagi.
Pienamente condivisibile, a mio avviso, il commento di Silverio Lamonica all’articolo sul Duce e il monito che lo conclude: “Sta a noi ponzesi evitare…”; è su questa lunghezza d’onda il bel racconto di Silveria Aroma pubblicato sabato.
Forse, se la giornalista sbarcata a Ponza avesse trovato aperto un museo di storia locale, avrebbe orientato diversamente la sua ricerca, avrebbe potuto accedere anche ad altre testimonianze e a documentazioni. Forse, pur documentandosi, avrebbe scritto le stesse cose. Bisogna rendere disponibile e fruibile la storia locale, dopodiché ognuno dipinga come sa fare, con i pennelli che possiede, con la palette di colori che preferisce, tenendo conto del pubblico a cui si rivolge.