di Sandro Vitiello
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A volte abbiamo la sensazione di essere come tutti gli altri ma basta poco per ricordarci che non è così.
In un paese normale l’acqua potabile non dovrebbe mancare alla vita di tutti i giorni.
A Ponza capita spesso. Mica nei giorni di tempesta quando le navi cisterna non possono attraccare? Nooo! Quando gli capita o quando gli gira!
Eppure meno di un anno fa qualcuno ci aveva promesso che eravamo usciti dal terzo mondo sahariano e invece… isola siamo e isolati rimarremmo.
In diversi scritti riportati sulla Rassegna Stampa questo problema emerge con forza.
Luisa Guarino ci ricorda anche che un uso più oculato dell’acqua sicuramente sarebbe opportuno sulla nostra isola.
Semplicemente riabituandoci a certe buone pratiche di vita quotidiana che appartenevano al mondo ponzese di una cinquantina di anni fa.
Considerando che ormai la stagione estiva ponzese è fatta di flussi ormai confermati da anni, rimane difficile pensare che non si prevedeva tanta gente.
Vincenzo Ambrosino ci offre spunti di riflessione pensando al turismo ponzese fatto solo di quaranta giorni.
Mentre a Cala Caparra, dove finisce l’isola, direbbero: “Quaranta? Beati voi, qui siamo ormai a venti giorni e poi basta”.
Si parla e si scrive con leggerezza di cibo e di buone scritture come è giusto che sia nel mese dedicato al riposo, secondo il calendario dei nostri tempi .
Sandro Russo ci parla della cucina bretone e a me torna in mente una folle estate dell’82 quando, partiti da Milano in compagnia di un’amica di quelle zone, abbiamo fatto un lunghissimo giro da Parigi a Lorient passando per Saint Malò e degustando quanto di meglio capitava sulla nostra strada.
Notte di san Lorenzo in un paesino sperduto dalle parti di Langonnet.
Incontrare un conoscente di vecchia data della nostra amica bretone e passare la notte a bere sidro: l’alba ci trovò un po’ alterati.
Torniamo a noi.
Sicuramente Ventotene è stata al centro del mondo – o almeno dell’Europa – in questa settimana appena passata.
Ne abbiamo fatto qualche considerazione attraverso gli scritti di Giuseppe Mazzella di Rurillo e di Silverio Lamonica.
Se a Ventotene c’è stato quell’evento bisogna ringraziare anche quanti hanno conservato e rinnovato la memoria di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann e Eugenio Colorni che hanno dato spessore alla loro utopia sopra quegli scogli .
Anche la nostra Ponza conserva tanta memoria. Ne parla Lamonica che ha partecipato all’incontro di presentazione del progetto del museo.
Alcune isole – come Ventotene anche Ponza – sono state Accademia di una nuova Italia negli anni del confino e tante case hanno ospitato gli uomini che hanno costruito poi l’Italia democratica.
Qualche anno fa come Ponzaracconta ci eravamo fatti promotori di un progetto che segnalasse quelle abitazioni. Purtroppo non è andato a buon fine. Non certo per nostre mancanze.
Non si erano ancora esauriti sui giornali i commenti per dell’evento di Ventotene, che l’interesse umano, nazionale e internazionale, si è spostato sul dramma del terremoto che ha dimostrato una enorme partecipazione civile di un paese d’abitudine distratto
Gente che va, gente che viene.
E’ nato Francesco Taddia, nipote della nostra direttrice Luisa Guarino.
Ai genitori ed ai nonni gli auguri di Ponzaracconta.
Se n’è andata anche una grande amica di Ponza: Daniela Dessì. Grande soprano ci ha lasciato ancora giovane. Era di casa a Villa Manzini a Cala Feola, ospite dell’avvocato Zanni.
Che dire poi?
Rita Bosso intervista gli autori di un progetto ambizioso di recupero e gestione del faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (leggi qui) e (qui).
Purtroppo le tante buone intenzioni hanno cozzato contro i soldi di chi ha offerto di più.
Ai nostri volenterosi cugini ischitani “chi di dovere” ha detto “bravo in tutto e per tutto” ma poi alla fine ha preso in considerazione i soldi di una società specializzata nella gestione commerciale dei fari.
Mi passa un brivido lungo la schiena pensando a quello che potrà succedere al nostro faro della Guardia.
Chiudiamo con un pò di leggerezza che male non fa.
Enzo di Fazio ci racconta il ragazzino che è stato, a Zannone, bravo a raccogliere patelle grosse dagli scogli sotto il mare.
Della sua bravura venne a conoscenza pure la “padrona di casa”: la marchesa Casati.
Non sappiamo se sia stato bene o male ma al giovine Enzo toccò pure di vedere la marchesa in tutta la sua bellezza.
Credo che ne valesse la pena, a prescindere.
Buon fine Agosto.
P.S. – Sono stato tre settimane a Ponza e me le sono proprio godute. Non ho fatto niente di che. Non ho preso mai una barchetta, ho fatto solo due bagni e per il resto del tempo ho camminato a lungo, chiacchierato tanto e mangiato pure. Ho riso, mi sono incazzato, ho fatto la sagra del pesce con Aniello ‘i ‘Gnazio, Giancarlo ‘u Barbier, Pallone, i nipoti ‘i Cascettone, Girotto, Filippo ‘u ‘Taliano, Monia Sciarra, un signore forestiero che ha sposato la sorella di Luigi ‘u Iatt, mia figlia, Ingrid Shartz e tanti altri di cui non ricordo il nome.
Un successo oltremisura: abbiamo finito tutto!
Insomma, ne valeva la pena.
P.S. 2 – Quanti di voi hanno mangiato la parmigiana fatta con le “palette” (foglie della pianta dei fichidindia)?
Gradevole.