di Giuseppe Mazzella di Rurillo
“Ho 32 anni, alcuni mesi fa ho perso un lavoro con contratto a tempo indeterminato vero, ho una laurea vera e ho fatto sacrifici veri. Mi sono trovata, da un giorno all’ altro, a cercare lavoro dopo 10 anni. Mi confronto con proposte fasulle, lavori che sfiorano lo schiavismo. Mi sembra di vivere in un mondo al contrario. Non continuate ad illuderci che il paese investa sui di noi, che siano presenti politiche attive per chi perde il lavoro, perché purtroppo non è affatto così. L’Italia non è un paese per giovani”. Margherita G. – lettera a La Repubblica – aprile 2016
La società italiana è appiattita sul presente. Sono almeno dieci anni che lo va dicendo in ogni luogo d’ Italia il Presidente del CENSIS, Giuseppe De Rita. Ovunque si estende a macchia d’olio questa sfiducia nel futuro, questa abitudine alla “precarietà” nel lavoro come se vivere alla “giornata” come vivevano i nostri nonni senza alcuna certezza per il solo domani fosse la regola e non l’ eccezione. Così assistiamo progressivamente ed incessantemente alla distruzione dello “Stato Sociale” che era stato conquistato dai nostri padri abituandoci ai disservizi pubblici – con i trasporti pubblici che non funzionano e che non sono più tenuti ai “prezzi politici”, cioè di gran lunga inferiori ai costi di produzione perché “sociali” non “economici”, ma debbono raggiungere l’impossibile pareggio di bilancio e con la sanità che dopo la grande spesa degli anni ‘ 80 e 90 è costantemente al centro dell’ attenzione per la “diminuzione” dei costi fino al completo esaurimento della sua funzione con l’abbandono di fatto dell’ art.32 della Costituzione.
Per la prima volta nel progresso storico italiano una generazione, quella dei nostri figli, vivrà molto peggio della generazione precedente. Per la prima volta nella Storia sono i “nonni” a sostenere i “nipoti”. Per la prima volta la Storia “torna indietro” in termini di benessere economico.
Questa sembra una società immobile e senza futuro. De Rita lo scrisse nitidamente sul “ Corriere della Sera” in un articolo del 24 novembre 2008 dal titolo significativo: “il declino del conflitto”.
Giovedì 7 aprile 2016 ore 10 Tea Room del Bar Calise 1925 a Casamicciola Workshop riservato per imprenditori, amministratori regionali e comunali, stakeholders, “Ischia, un’Idea di Futuro” organizzato dal Lions Club Isola d’ Ischia in collaborazione con OSIS e Confcommercio con l’ intervento di Umberto Minopoli, Presidente di Sviluppo Campania S.p.A.
Locandina dell’evento in file .pdf: Workshop ‘Un’idea di Futuro’
“Viviamo in un tempo in cui non c’è più rappresentanza (di interessi, di bisogni, di opzioni collettive) ma “rappresentatività esistenziale”, di messa in comune di emozioni e sentimenti individuali coltivati nella dimensione dell’ esistenza, senza passioni e spessori di essenza” scriveva De Rita. In parole povere: ciascuno pensa a se stesso nel tentativo di salvarsi.
Sembriamo tutti rassegnati alla accettazione irreversibile di un modello di sviluppo economico fondato sulle disuguaglianze, sull’aumento incessante delle disuguaglianze tra il ricco ed il povero e restiamo indifferenti o impotenti di fronte alla crescita della povertà.
Questo modello di sviluppo e questi comportamenti sociali sono estesi anche nella nostra isola d’ Ischia dove c’è un Nord ed un Sud che non collimano con la Geografia. La Geografia spiega le “Due Capitali” – la Città d’ Ischia ed il Comune di Forio – poste ai due versanti dell’ isola per popolazione e per consistenza economica e lascia tutto il resto alla “periferia”. E’ su questa “periferia” – Casamicciola, Lacco Ameno, Barano e Serrara-Fontana – che bisogna puntare per una Coesione Sociale prima ancora che Economica e Politica perché questa “periferia” non ha le infrastrutture sociali che hanno le “Due Capitali” come il Palazzetto dello Sport, le aree verdi, i centri culturali e così via.
Aggiungiamo che nel “Nord geografico” dell’isola d’Ischia c’è l’area industriale in crisi che è Casamicciola dove da quarantatre anni giganteggiano le rovine del complesso Pio Monte della Misericordia, un tempo la principale struttura industriale (le terme), sociale (le terme per i poveri), civile (il luogo degli incontri come il teatro ed il congresso), al quale si sono aggiunte le rovine del complesso ex-Capricho de Calise in piena Piazza della Marina insieme a quelle degli “stabilimenti termali” nel Bacino di La Rita ed ancora la mancanza di parcheggi a Piazza Majo e sulla Litoranea mentre l’avviato sistema museale nel 2000 con la Villa Comunale della Bellavista e l’Osservatorio Geofisico è stato cancellato con l’“occupazione” della Villa Comunale dagli uffici comunali senza completare il Parco Pubblico mentre l’Osservatorio, mai acquisito al patrimonio comunale, è oggetto di “ finanziamenti europei” i cui lavori in corso sono bloccati. Tutto è “giuridicamente inagibile” per conflitti e liti che spetta alla Politica con l’ Ordinamento Giuridico risolvere.
E’ talmente evidente una Trasformazione Urbana di Casamicciola, il paese senza memoria poiché fu “negata” una Ricostruzione civile dopo il terremoto del 1883, che l’Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell’isola d’Ischia (OSIS) da TRE ANNI ha presentato un piano di massima per 16 interventi strutturtali ed infrastrutturali, MAI discusso nel Conisiglio Comunale, da realizzarsi con l’ aiuto dei fondi europei del piano 2014-2020 AMPIAMENTE pubblicizzato attraverso iniziative e convegni di rilevanza anche nazionale. Casamicciola diviene l’area o la comunità o l’ente locale in crisi civile perfino per i recenti e meno recenti fatti della Chiesa o della Diocesi o di Ordini Religiosi come la polemica sul diritto di nomina del Parroco, sulla chiusura del Convento dei Passionisti, sulla trasformazione dell’ ospizio dell’ Opera di Don Orione in società di capitale.
Questa crisi civile per la perdita di sviluppo di quella che era la più antica cittadina termale dell’ isola fin dal 1604 ha effetti drammatici sulla perdita del cosiddetto “capitale sociale” cioè le classi dirigenti non solo dell’economia ma della politica locale con una sempre più scadente classe politica senza colori di partito incapace di progettare un rilancio e perfino di tenere vivo un tessuto civile con manifestazioni e segni di Memoria per i Precursori. E’ un declino inarrestabile che dura da almeno 45 anni con una decina di nuovi sindaci, nuovi assessori e nuovi consiglieri.
E’ qui che la società immobile e senza futuro trova terreno fertile ed infelice. Ma è proprio da qui che bisogna ripartire per una “Idea di Futuro”.
Quella Idea che ebbero in altri luoghi dell’isola le generazioni politiche degli anni ’70 e ’80 capaci di realizzare l’“impossibile”. Penso al sindaco d’ Ischia, Enzo Mazzella, che in meno di 10 anni dal 1978 al 1988 cambia il volto della Città di Ischia con l’esproprio delle pinete utilizzando la “legge sulla casa” con la quale realizza l’edilizia economica e popolare convenzionata; con il Palazzetto dello Sport realizzato con i fondi della legge 219 sul terremoto del 1980 e lo Stadio Comunale con il Credito Sportivo ed ancora i parcheggi e l’edilizia scolastica. Campano di rendita politica da oltre 25 anni gli amministratori del Comune di Ischia lasciata da un sindaco capace di attuare la “Programmazione Possibile”.
Ma avevano una Idea di Futuro gli amministratori degli anni ’50 e ’60 – come Vincenzo Telese, Antonio Castagna, Vincenzo Mennella, Vincenzo Mazzella, Pietro Carlo Mattera e Giovanni Di Meglio – quando chiesero ed ottennero l’acquedotto sottomarino, inaugurato nel 1958, una delle più grandi opere di ingegneria idraulica d’ Europa, la strada Testaccio-Maronti, la Forio-Citara, e tante altre ancora con il grande ruolo della Cassa per il Mezzogiorno sia per le infrastrutture sia per gli incentivi alle imprese alberghiere, commerciali,artigianali. Fu il tempo della “golden age” – l’età dell’oro – per l’ isola d’ Ischia che divenne la prima località turistica della Campania per capacità ricettiva e per numero di presenze.
Occorre oggi una ripresa del Progetto. Ritornare alla voglia di realizzare le cose apparentemente impossibili e di vedere finalmente – “l’ isola dall’alto dell’Epomeo” come diceva Vincenzo Telese. Occorre saper utilizzare per nuovi investimenti e per nuova occupazione una “nuova” Cassa per il Mezzogiorno che oggi si presenta nelle vesti complesse e complicate dei fondi europei del piano 2014-2020 che spetta alla Regione Campania, visto e sentito il Territorio, ben utilizzare.
Può e deve nascere una nuova “golden age” per Ischia, vista nella sua Unità, dopo un trentennio di decadenza civile e di declino ai quali bisogna porre termine se non ci si vuole incamminare verso il baratro.
Di Giuseppe Mazzella. Ripreso da I Tempi – Domenica 3 aprile 2016 su “ Il Dispari” – quotidiano di Ischia e Procida
Casamicciola, 3 aprile 2016