di Derek White
– Traduzione e commento di Silverio Lamonica
Per la puntata precedente, con la contestualizzazione del lavoro, leggi qui
Ammiriamo il tramonto, quindi torniamo in paese e consumiamo del cibo ricavato dal mare. Sulla spiaggia, di fronte al posto dove stiamo mangiando, arde un massiccio falò. Quindi passa una solenne processione religiosa, ognuno smette di mangiare per osservare. Il falò e la processione hanno qualcosa a che vedere con quel tale che morì in croce 2000 anni fa. L’anno scorso, in questo giorno, eravamo su un’altra isola (Erice, Sicilia – N.d.T.) sullo stesso mare, che pure aveva una processione per commemorare quest’uomo. È buffo che questa gente qui voglia onorare quest’individuo, dal momento che sono i discendenti di quegli uomini che lo hanno assassinato. Può darsi che nella loro genesi si sentano ancora male per averlo fatto”.
Eh sì, Derek conosce molto bene la storia: gli Ebrei, allora, furono i responsabili della crocifissione assieme a Ponzio Pilato che se ne lavò le mani e con lui i romani, i quali, in fondo, erano i nostri progenitori. Egli, invece, di stirpe anglosassone, giustamente si dichiara fuori.
Molta curiosità suscitano in lui i cani e i gatti ponziani:
“Su quest’isola ci sono gatti domestici e cani e tanti uccelli, ma d’altra parte non ci sono altri animali, nemmeno le capre. Presumibilmente allevano conigli, ma non ne abbiamo visti. I cani sono amichevoli e dovunque andiamo ci sembra di averne uno a rimorchio. La maggior parte dei gatti sembra che trascorra tutto il tempo tra i rifiuti, finché li mettiamo in fuga quando passiamo.”
Alquanto severo è il suo giudizio (su cui non concordo) su alcuni aspetti dell’architettura locale: infatti vede l’isola “per un bel po’ cementificata”:
“L’atmosfera di quest’isola a volte è difficile da cogliere, poiché non è la stagione in cui tanta gente ci va e per un bel po’ è cementificata, con una sconsiderata architettura di case a forma di blocchi di calcestruzzo, sparpagliate in modo casuale lungo i pendii friabili. L’ambiente naturale è abbozzato e soggetto all’erosione, così una quantità di posti che di solito si visitavano, ora sono chiusi o quanto meno non accessibili, a meno che tu non abbia una barca. Però anche nelle tracce dell’occupazione umana c’è bellezza, intenzionale oppure no, o almeno aspetti interessanti.”
E questa bellezza, intenzionale oppure no, la nota anche nei vani scavati nel tenero tufo, chiuse da rozze porte di legno simili a enormi tavolozze policromi.
“In questo posto si notano di frequente delle porte fissate nelle pareti delle rocce, piuttosto che costruzioni di case o magazzini, spesso sono vani scavati nella tenera roccia o erano grotte preesistenti e adattate allo scopo”.
Anche quando piove le Piscine Naturali hanno un loro fascino:
“Scendiamo su un’area rocciosa con limpidi specchi d’acqua cristallina, dovrebbero essere piacevolmente affollati per i bagni di mare e di sole. Ma ora piove e fa molto freddo per poter fare altro se non osservare”.
“Ad un certo punto divento abbastanza curioso e ficco l’obbiettivo della macchina fotografica sottacqua”.
Terminata la visita alle Piscine, è un po’ complicato per Derek incamminarsi per i viottoli e le scalinate di Cala Feola …
“Qui non sembra che una quantità di strade e di sentieri sia stata pianificata. Chi costruisce una nuova casa ha la possibilità di allungare la scalinata o il sentiero per raggiungerla, quest’è, fino a quando un’altra persona costruisce un’altra casa più avanti. Così tutte le strade ed i sentieri hanno una loro caratteristica frammentaria, spesso attraverso cortili di privati, per lo più abbandonati, perché la gran parte delle persone non vi abita tutto l’anno, solo i cani che ci seguono per un tratto finché svicolano, sniffando qualcos’altro”.
“Torniamo dove abitiamo provvisoriamente, intanto è uscito il sole e noi ci crogioliamo ai suoi raggi, al riparo dal vento che si è alzato, leggiamo. O meglio, un po’leggiamo e un po’ dormiamo … Nel libro sto leggendo argomenti che cominciano a diventare razzisti e volgari. … il tenore del libro è questo”
“Finita la lettura del libro, mangiamo pescespada e altri piatti a base di pesce, innaffiati da limoncello. Ci ritiriamo percorrendo le strade buie. Ci corichiamo, chiudiamo gli occhi. Il vento soffia sempre più forte e, stando ad occhi chiusi, sembra che fuori tutto vada in rovina. In questo paese ci sembra di stare sempre vicino alla costa: l’aria diventa instabile e turbolenta come in questo caso, specialmente di notte, ma forse ciò accade perché al buio l’immaginazione prende il sopravvento, quando si è fuori casa”.
Nota.
Il testo in corsivo (tradotto) è di Derek White; il commento di S. Lamonica è in carattere normale
Le foto sono di Derek White
[Leggendo “The Fixed Stars” di Brian Conn (2) – Continua]