Un esposto al Tribunale di Roma per denunciare una grave omissione d’atti d’ufficio è stato inoltrato da alcuni mesi contro la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e il Sindaco di Ponza.
L’oggetto dell’esposto riguarda la diga di Giancos scoperta nei primi anni ’90 del secolo scorso.
La diga era stata interpretata come ponte sul quale sarebbe passato l’acquedotto proveniente da Cala dell’Acqua alle Forna. Questa tesi fu rapidamente contestata in quanto l’acquedotto ha, a Santa Maria, a circa un chilometro di distanza, una quota di circa 10 m s.l.m. mentre il ponte ha quota 14-15 m s.l.m. Poiché l’acqua per sua natura va sempre dall’alto verso il basso, la tesi era insostenibile.
In occasione di un Convegno Nazionale sulla tecnologia idraulica si realizzò una visita a Ponza e gli esperti concordarono con l’interpretazione fatta; si trattava di una diga. Ma non solo; la diga è un unicum nel vasto panorama di dighe romane. È l’unica diga ad arco di tutto l’impero ancora intatta. Il rilievo allegato mostra il complesso sistema messo in opera per far defluire l’acqua del bacino di invaso nei casi in cui si fosse riempito troppo con il rischio di travasare e danneggiare l’opera.
Invitammo il prof. Coarelli per avere con noi uno dei massimi esperi di archeologia che operano nell’area romana, e non solo. Proponemmo alla Soprintendenza uno scavo di fronte alla facciata della diga con il fine di trovare tracce dell’adduzione, forse per una piccola Terme come sostiene Tricoli nel suo libro sulle isole ponziane. Avevamo anche trovato il finanziamento necessario, ma la Soprintendenza non diede mai risposta.
Né la Soprintendenza né l’Amministrazione Comunale attuale agiscono per salvaguardare un monumento che potrebbe essere tra l’altro un importante richiamo, assieme alle altre opere archeologiche presenti nell’isola, per turisti e tecnici da tutto il mondo.
Si tratta di un patrimonio unico che meriterebbe maggiore interesse e non lo scempio al quale assistiamo oggi.
Dott. Leonardo Lombardi
Roma 24/2/2016
Note
Per altri articoli sul sito che riguardano la diga romana di Giancos, leggi qui
Nello specifico sul reperto archeologico:
La diga di Giancos (1)
La diga di Giancos (2)
La diga di Giancos (3)
vincenzo
25 Febbraio 2016 at 11:40
Il dott. Lombardi ha giustamente denunciato alla Sovrintendenza di Roma la situazione di degrado, spero non solo della diga romana, ma di tutte le emergenze archeologiche di fatto abbandonate, inglobate nelle case private per cui celate alla divulgazione corretta.
Questo Sindaco, potrà rispondere da parte sua che: “nessun’altra amministrazione ha operato come la Sua nel provare a percorrere un percorso di recupero…”
Ma al di là delle propagande di parte ci dovremo chiedere tutti: per chi lavorano gli archeologi? Quando trovano un’anfora o un ‘ancora romana nel fondo del mare o una mattonella per chi lo fanno?
Il lavoro degli archeologi ha un senso, e quello delle Sovrintendenze ha una funzione?
La polemica che rimane di nicchia, della “mattonella” del tunnel di Santa Maria ha un senso in un contesto sociale consapevole dell’importanza della Cultura, quindi in un contesto turistico-culturale ma non certo nel nostro contesto basato sull’individualismo essenzialmente economico producente un’economia turistica ricreativo-consumistica.
Lo dico in modo palesemente provocatorio, a questa platea di cultori dell’archeologia: qui solo pochi si scandalizzano dello svarione sulla mattonella e sono convinto che pochi turisti dei tanti che vengono a Ponza si possono accorgere e di conseguenza scandalizzare dell’errore.
Ma come potrebbe essere diverso, in una isola in cui non c’è niente di protetto in modo Strategico per il Fine di costruire un altro futuro.
Quella “mattonella” al di là degli errori rimane una operazione estemporanea non strategica, come pure la denuncia del Sig. Lombardi e tutte le iniziative che associazioni culturali, Proloco, possono prendere in questo contesto.
Non c’è continuità nel prospettare un futuro che viene da un passato, non c’è un progetto condiviso, non c’è una alternativa di governo: rimangono solo le polemiche che continueranno a produrre un’isola che si depaupera di uomini e storia.
silverio lamonica1
25 Febbraio 2016 at 12:48
Caro Vincenzo, condivido – in gran parte – la tua amarezza che io considero “una goccia” che non cade nel mare che, come è noto, è fatto di acqua e quindi è lo stesso elemento, ma essa cade su qualcosa di ben diverso, sulla pietra, simile a tante “cape toste”.
Però assieme alla “goccia Vincenzo”, io noto tante altre gocce sia su questo sito (e l’esimio Prof. Lombardi è una delle più autorevoli) sia in altri contesti. Tutti i redattori e i collaboratori di questo giornale multimediale, fanno – a proposito – ciascuno la propria parte… “la goccia scava la pietra” …ci vuole tempo e pazienza.
vincenzo
27 Febbraio 2016 at 12:32
Io mi chiedo: – Qual’è il compito della Sovrintendenza? Quello di dare pareri di compatibilità? Non può bastare!
Io mi chiedo: – Qual’è la politica di questa amministrazione per quanto riguarda il recupero delle emergenze archeologiche e se c’è una politica, in quale piano strategico viene inserita? Per fare che cosa tentiamo di recuperare, o proteggere dei siti archeologici.
Io mi chiedo: se c’è una politica, se c’è una strategia sicuramente ci sarà un referente di questa politica: che io non conosco.
Vedete, anche quando c’era un altro Sindaco intellettuale io dicevo le stesse cose e lui un giorno mi rispose all’incirca: ” Togliti dalla testa le grandi strategie, in amministrazione si governa per opportunità economiche, occasioni di finanziamenti, contatti estemporanei, fantasie individuali, iniziative volontaristiche”.
Ho detto, questo fu il contenuto della critica che mi venne mossa, e probabilmente era corretta. Lui, l’Amministratore doveva barcamenarsi nella giungla amministrativa per trovare un percorso, io sorvolavo dall’alto la fitta selva e vedevo che quel percorso conduceva sempre allo stesso punto.
Questo capita a tutti gli amministratori in buona fede: tentare dei percorsi che alla fine risultano inutili ma giustificabili.
Ovviamente questi tentativi di percorsi vengono fatti dagli amministratori per tutte le problematiche, per questo io parlo di mancanza di un progetto. Io parlo di trovare una bussola da seguire e l’ho individuata nella salvaguardia della residenza invernale.
Tutti i percorsi anche quelli innescati dalla opportunità, devono poter alla fine rispondere positivamente alla domanda: – Ho migliorato la condizione di vita del residente?
Per esempio: in che modo il recupero delle evidenze archeologiche può migliorare la condizione dei residenti che apparentemente e per la maggioranza sembrano assolutamente ignari e distratti sulla cosa?
Rispondere bene a questa domanda, motiva e giustifica le operazioni anche estemporanee dell’amministratore in buona fede!