– A vista ’i fanale… – fu questa la risposta alla domanda sulla sua salute che mi diede Gaetano Mazzella questa estate, quando lo incontrai al Poliambulatorio. Piegato in due per l’età e gli acciacchi, mi rispose ancora con un sorriso, come a dire: – ’A vita è chesta! – Sereno, paziente, contento di essere riconosciuto e salutato.
Con lui ed altri “grandi vecchi” come Onorino Mazzella, se ne stanno andando via gli ultimi ponzesi che hanno scritto la storia di Ponza dell’ultimo secolo. L’hanno scritta con il sudore, il sacrificio, l’impegno quotidiano. Gente di poche parole, ma di molti fatti. Da ognuno di loro abbiamo imparato tanto della vita e della vita a Ponza; il loro esempio ci potrà essere utile per l’avvenire.
Come è stato scritto, si stanno spegnendo le ultime luci di un modo di intendere e di vivere la vita.
Il nostro, però, non deve essere solo un ricordo, ma ci deve far riflettere su quanto siamo cambiati.
Questi nostri vecchi che ci hanno lasciati, avevano tra le priorità la solidarietà, la pazienza, il rispetto degli altri… Caratteristiche che si stanno perdendo quasi completamente tra i ponzesi. Come tutti, anche loro hanno vissuto passioni e sofferto problemi; anche loro hanno “parteggiato”, ma senza arrivare al disprezzo dell’altro.
La circostanza della loro scomparsa mette ancora una volta il dito nella grande piaga di un atteggiamento che sta veramente avvelenando la nostra isola: la guerra fratricida fra chi si asserraglia nel piccolo e momentaneo fortino del potere e chi lo deve invece subire.
Tutti sappiamo che siamo tra i cittadini più litigiosi della provincia di Latina: un primato che non solo manteniamo, attenuato forse solo in parte dalle condizioni economiche critiche di questi anni, ma che è rinfocolato da una animosità che viene pretestuosamente incentivata, secondo l’antico motto: “Divide ed impera”.
A questi vecchi, a cui non fece difetto la solidarietà, va il nostro pensiero, insieme all’augurio che quando saremo anche noi “a vista ’i fanale”, possiamo almeno dire di aver fatto qualcosa per la nostra isola, che non si sia trattato solo di ‘rappresentazioni sceniche’ di grande effetto, ma effimere nella sostanza.
vincenzo
11 Febbraio 2016 at 19:15
A vista ’i fanale…
La nave è ormai vecchia arrugginita,
come il timoniere stanco e rassegnato
il viaggio è stato lungo
quante stelle di guardia in coperta nelle notti d’estate
quanta umidità sui tuoi ferri e nelle mie ossa
quanta salsedine nei tuoi motori e nei miei polmoni
tempeste che hanno fatto vibrare le tue lamiere e il mio cuore
dobbiamo tutto al mare, io e te vecchia amica
dobbiamo lasciarci per sempre ma per sempre saremo insieme
il nostro viaggio termina qui
non c’è bisogno di commozione
navi e marinai conoscono il loro destino.
La Redazione
15 Febbraio 2016 at 10:48
Più di un lettore ci ha scritto:
“Non avevo mai sentito prima l’espressione “A vista ‘i fanale”: cosa significa precisamente?”
Risponde Mimma Califano:
’U fanal’ è quello di sopra la Madonna… sulla via che porta al Cimitero; quindi mi sto avvicinando al cimitero. In passato si diceva pure: Aggie pigliat’ ‘a sagliut’ ’i Gird Colonna [con riferimento a Gildo Colonna (senior) guardiano del cimitero per quasi mezzo secolo… Quando il lavoro non era come adesso precario]