di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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L’ economia dell’ isola d’Ischia – tutta impostata sul turismo ed il suo indotto – sta vivendo da molti anni una lunga fase di stagnazione a dispetto di qualche sparuta dichiarazione di ottimismo pronunciata come “paroles de circostance” e nonostante molte “grida di dolore” pronunciate, con molta frequenza, da seri imprenditori e da qualche sopravvissuto Politico Serio (maiuscola imposta) della migliore Prima Repubblica nell’enormità di scandali nella pubblica amministrazione di cui sono gremite le cronache dei giornali locali all’esame della Magistratura .
Ritengo la stagnazione – il periodo, insegna l’ Economia Politica, in cui c’è una graduale estinzione della crescita nel ciclo economico – ancora più pericolosa della recessione – il tempo in cui addirittura c’è una decrescita della ricchezza collettiva – perché la stagnazione porta ad un “ottundimento delle coscienze” cioè a generare una forma di rassegnazione collettiva, ad una abitudine al “sempre peggio” ed all’inevitabilità delle cose che accadono.
Questa rassegnazione collettiva determina l’annullamento della partecipazione civile perché ritenuta inutile, tanto “le cose non si possono cambiare” ed in una barca che affonda così lentamente ciascuno pensa a salvare se stesso chiudendosi nell’egoismo assoluto, annullando ogni forma di solidarietà collettiva.
L’ avanzare della povertà nell’isola d’ Ischia è documentato da meritorie iniziative come la “catena alimentare” della signora Nunzia Mattera che se da un lato testimonia il dramma in crescita di tante persone, fra cui bambini, dello stato di indigenza, costituisce una speranza per la rinascita di una solidarietà collettiva che sembrava perduta. La Chiesa in Ischia dovrebbe fare meno sermoni e più fatti per la responsabilità dei beni materiali in questo mondo.
Il passo tra stagnazione e recessione è molto breve perché già ci sono segnali concreti di aria da recessione nell’indicatore più importante che è quello dell’ occupazione. Non abbiamo dati precisi sullo stato dell’ occupazione nell’isola d’Ischia ma registriamo la profonda PAURA di centinaia di lavoratori stagionali – che sono circa 9mila in tutta l’ isola che ha almeno 14mila iscritti all’ ex-collocamento – di non trovare un posto per la prossima estate; di non raggiungere i sei mesi di lavoro per poter aspirare all’indennità di disoccupazione per gli altri sei che è stata rivista dal Governo con il cosiddetto “Job Act”, il quale avrebbe voluto essere un novello piano per il lavoro di un Governo che definisce se stesso di “centrosinistra”; la PAURA di non trovare addirittura un modesto lavoro stagionale anche di soli tre mesi, mentre la disoccupazione femminile è incalcolabile e chi più ne ha più ne metta.
Se queste sono le PAURE più evidenti, ci sono quelle che camminano sott’acqua o nelle stanze ovattate della banche di grandi e piccoli imprenditori alberghieri alle prese con serie difficoltà di liquidità finanziaria pur avendo grandi patrimoni e che non riescono a mantenere i livelli occupazionali poiché hanno una fortissima pressione fiscale soprattutto con l’ imposta locale della raccolta dei rifiuti.
I lavoratori stagionali ormai si sono abituati ai ritardi nei pagamenti delle spettanze da parte di molti imprenditori e capiscono che il sistema non ha alternative per la concorrenza dei “mercati” internazionali dei viaggi. E’ finita da almeno 10 anni la “rendita di posizione” del mercato tedesco, il cambio favorevole tra la lira ed il dm, la vendita “vuoto per pieno” delle stanze per 8 mesi.
L’indicatore dell’ occupazione ci permette anche di confrontare dagli avvisi economici dei giornali locali la forbice enorme tra domanda e offerta di lavoro mentre l’ ex-collocamento non svolge ormai nessuna funzione di mediazione tra imprenditore e lavoratore perché semplicemente non ha offerte di lavoro. Così si registra l’obiettivo fallimento delle cosiddette “politiche attive per il lavoro” – l’ eufemismo con il quale viene indicata l’offerta di lavoro in contrapposizione alle “politiche passive del lavoro, l’altro eufemismo con il quale viene chiamato il “sussidio della indennità di disoccupazione” a carico dell’ INPS cioè dello Stato. Sostanzialmente è una “politica passiva del lavoro” – tanto per restare nella semantica specialistica – qualsiasi provvedimento teso ad offrire “tirocini formativi” ai giovani fino a 30 anni con la trovata della iniziativa regionale finanziata dall’Unione Europea denominata paradossalmente “Garanzia Giovani” perché il “tirocinio” tutto è fuorché una “garanzia” per i giovani e non è nemmeno una “speranza di occupazione” perché l’ imprenditore non ha alcun obbligo di trasformare il rapporto in contratto di lavoro né a tempo determinato né indeterminato.
Altro indicatore per analizzare la stagnazione verso la recessione è rappresentato dal movimento delle vendite immobiliari con un sostanziale blocco e con un aumento crescente delle “offerte di vendita” di immobili a fronte di una insignificante “domanda di acquisto”.
Nella sola Casamicciola – che definisco da anni l’area industriale in crisi poiché imperniata sul “termalismo” che si definisce “industria” – ci sono almeno 5 alberghi in vendita, o per crisi aziendale essendo di piccole o medie dimensioni, o per vicende di divisione ereditaria mentre è in vendita la maestosa villa con la bella tenuta agricola della defunta principessa Mimosa Parodi Delfino per non ritornare a parlare o scrivere – ancora una volta – delle rovine del complesso Pio Monte della Misericordia delle cui vicende ho alluvionato la stampa locale per almeno quarantaquattro anni.
Per combattere questa stagnazione verso la recessione occorrono politiche forti ed immediate che non possono che essere messe in esecuzione che dai Comuni cioè dall’ Ente Pubblico Locale perché il Libero Mercato – enfatizzato per almeno 30 anni da sciagurate politiche liberistiche – da solo non ce la fa. Bisogna ritornare a politiche “regolatrici” dello sviluppo – ed uso qui il termine “regolatore” per non impressionare gli autentici “liberali”, che sono qualcosa di diverso dei “liberisti”, e non quello più corretto di “Programmazione Economica e di Pianificazione Territoriale” più caro a me di radicata e convinta cultura “liberalsocialista”– e queste Politiche si progettano e si mettono in esecuzione con i Piani Regolatori Generali e con i Piani Strategici per lo Sviluppo Locale perché il primo obiettivo è quello di “sbloccare i cantieri” ma solo quelli capaci di generare occupazione dando l’ossigeno all’edilizia che oggi, con il Piano Paesistico “ingessatore” vecchissimo nella redazione e vecchio nella approvazione di 20 anni e con la crisi finanziaria, è drammaticamente ferma con l’ arresto di tutto l’ indotto (imprese edili, materiali edili, muratori, elettricisti, falegnami).
Il momento economico richiede una classe politica dirigente che deve valorizzare sia i Consigli Comunali (la Politica) sia gli apparati burocratici (la Tecnica Amministrativa) – quelli che il prof. Mariano D’Antonio chiama “la cosiddetta macchina della pubblica amministrazione (La Repubblica 26 gennaio 2016) che avrebbe bisogno di nuove figure professionali”- che sono FONDAMENTALI per ogni singolo Comune anche costituendo una “Cabina di regia intercomunale”, con l’aiuto di burocrati e di esperti dell’Ente in via di costituzione o di senso della Città Metropolitana di Napoli (ha personale in esubero da impiegare!) in grado di progettare prima di tutto “il recupero del costruito”, anche con il mezzo dell’esproprio delle attività immobiliari dismesse o chiuse di proprietà comunque privata e poi di proporre autentiche opere infrastrutturali (non quelle predisposte da “qualche progettista scaltro e “organizzato” che ad ogni annunzio di erogazione di fondi fa il giro delle sei amministrazioni offrendo progetti adatti alla bisogna (prof.arch. Ilia Delizia – La Rassegna d’ Ischia n.6/99 commento agli Incontri sull’ Osservatorio di Casamicciola) con la piena corretta utilizzazione dei Fondi Europei del Piano 2014-2020.
Se Atene piange Sparta non ride. La crisi economica di Ischia rientra a pieno titolo nella crisi del Mezzogiorno d’Italia che pare dimenticato dal Governo, ma l’isola per la sua consistenza economica e sociale deve far sentire concretamente la sua voce sul continente che ha i cordoni della borsa è che è la Regione Campania che dovrebbe avere a disposizione circa 27 miliardi di euro (in attesa di conferma sul dato definitivo) per i fondi europei tesi alla ripresa economica.
A questo quadro non allegro della situazione si aggiunge che oggi l’intera isola d’Ischia è al minimo storico di rappresentatività nell’ente che conta, la REGIONE, dove ha un solo rappresentante nel Consiglio Regionale anche collocato all’opposizione ma che fino ad oggi non ha mostrato impegno su queste problematiche forse anche perché non ha ricevuto sollecitazioni da parte dei sei o di qualche sindaco o di qualche consigliere comunale.
Solo se le cronache locali saranno riempite da una nuova passione progettuale, una voglia di riscatto o di riscossa per arrestare il declino, si può riconquistare la Speranza ultima Dea.
nota: le foto inserite nell’articolo sono state scelte dalla Redazione