Questo eroe manipolato dagli dei cosa cercava per sé e per i suoi? La fama, la gloria, l’amore, la conoscenza? Voleva certamente conoscere ma c’era sempre qualcuno che un attimo prima gli suggeriva la mossa da fare. Era furbo, per cui ingannava per sopravvivere. Il ritorno verso la sua amata Itaca era spinto dalla nostalgia. Nostalgia della sua casa, della sua terra, della sua reggia, della sua ricchezza, del suo potere, di sua moglie, di suo figlio.
Vogliamo finirla di nominarlo nel nostro contesto?
Ma come facciamo a firmare un contratto se non abbiamo definito il destino della nostra isola per cui assolutamente non abbiamo un progetto condiviso da sottoscrivere?
La nostra isola la vogliamo così com’è assecondando tutti gli istinti naturali? Da una parte i ponzesi a proteggere i loro ultimi baluardi e dall’altra i forestieri con le loro valigette a proporre progetti faraonici?
Io a differenza di altri, non mi ispiro a poeti greci e non lancio messaggi nelle bottiglie, parlo finché posso con chi ha il potere quotidiano di fare le cose (l’Amministrazione pro tempore) e parlo con chi deve sollecitare che le cose si facciano (le opposizioni e i comitati cittadini).
Questi uomini non sono eroi, ma possono incidere perché hanno voglia di incidere nella realtà. Per cui io tento di esaltare le piccole capacità quotidiane, i semplici confronti, i passi da formica in avanti e assolutamente cerco di scoraggiare le avventure fallimentari già sperimentate nel corso del tempo.
Non si può non partire dalla nostra realtà politica e sociale per migliorare il presente e prospettare il futuro. Se in questa realtà c’è un barlume di speranza noi dobbiamo coltivarlo, non inventandoci voli pindarici alla ricerca di un Eroe che non può esistere se non nella mente dei poeti.
Rita Bosso
30 Gennaio 2016 at 10:46
Non sarà che, come diceva Proust, “ogni lettore, quando legge, legge se stesso”?
Vincenzo, io nel tuo scritto non ritrovo nulla dell’Ulisse che ho letto a suo tempo, tutt’altro che una marionetta furba che agisce quando gli dei tirano i fili; è l’uomo che tira i fili del proprio destino. E’ questa lettura che ho suggerito, nelle mie quattro modestissime righe di domenica; sono grata a Franco De Luca che ha ripreso il tema e lo ha sviluppato, ai lettori che hanno commentato.
Ne ha stimolati di scritti, il Nostro: da Joyce (ne ho letto dieci pagine) ai libri di Recalcati (nemmeno un rigo), ai versi che tu, Vincenzo, hai inserito a commento: sarà un caso? Non è che, a distanza di tremila anni, la vista più lunga ce l’ha proprio quel cecato di Omero, purché non ci si limiti a una lettura superficiale?
Ulisse ha navigato tanti mari, ha conosciuto genti, è improbabile che si perda dietro a categorie quali forestiero-residente-etc; ha acquisito gli strumenti per pesare uomini e progetti. Se Ulisse esiste, non sta certo aspettando la nomination mia o di Ponzaracconta per presentarsi alle prossime elezioni; dunque tranquillo, nessun cercapersone inutile e noioso.
vincenzo
30 Gennaio 2016 at 12:32
Proust diceva: “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso”. Ma poi aggiungeva:
“L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.”
In altre parole Proust dice: quello che lo scrittore mette in luce, sono parti di questo grande caleidoscopio che è il mondo che tu lettore puoi trovare se vuoi in te stesso. Ognuno ha in se stesso tutto ciò che è stato e ciò che sarà.
Quando si legge un libro lo si contestualizza perché anche lo scrittore, per grande che sia, “ha uno strumento ottico che illumina solo quello che vuole o che è capace di illuminare”.
Hai parlato infatti dell’Ulisse di Joyce, quello sì che mi appassiona perché è più vicino alla nostra razionalità.
Ulisse, ossia Leopold Bloom, è un agente pubblicitario di origini ebree che vaga per la città di Dublino, proprio come Ulisse si perdeva per il Mediterraneo spinto da venti liberati da un otre. Ma poi il realistico pubblicitario cerca di ritornare alla sua normale quotidianità, come fece Ulisse intraprendendo il suo nostos (ritorno spinto dalla nostalgia) verso Itaca.
Joyce non potrà mai essere Omero, ci sono stati nel frattempo l’illuminismo e la rivoluzione francese, la costituzione dello stato, la legge e la repubblica, l’avvento dei tempi moderni, per cui non poteva che ispirarsi al poema greco accettando dell’eroe greco solo le debolezze che sono umane e che subiscono i condizionamenti sociali che comunque governano la vita degli uomini che, malgrado i loro sforzi, non possono che rimanere piccoli, mai eroi.
Infatti il suo personaggio, Bloom, è un antieroe; il suo viaggio nella vita non porta ad alcuna meta né ad alcun risultato. Il suo percorso è segnato da continui insuccessi e sconfitte. Tra di essi, per esempio, il fallimento con il giovane Stephen ed il tradimento subito da parte di sua moglie Molly.
Silverio Tomeo
30 Gennaio 2016 at 20:55
L’ Ulisse di Omero, il prode e scaltro Odisseo, tra le tante altre cose, è l’eroe del grande Nòstos – il ritorno – anche se lo scrittore greco Nikos Kazantzakis (quello di “Zorba il greco”, per capirci) nella sua personale Odissea riprende dove Omero lasciò mano: Ulisse dopo aver amministrato giustizia riparte per una nuova e più affascinante odissea. Senza l’ardire di paragonarmi a nessuna delle immagini di Ulisse, tantomeno a quella postmoderna di Joyce, vi assicuro che non sono l’unico isolano che preferisce viverla solo nel ricordo la nostra isola piuttosto che volerla rivedere oggi come incanaglita e deturpata antropologicamente, culturalmente, ambientalmente, amministrativamente, politicamente. …. Meditate gente, meditate….
Marco
4 Febbraio 2016 at 13:08
COMMENTO RIMOSSO DALLA REDAZIONE
vincenzo
4 Febbraio 2016 at 17:46
Mi chiedo chi sia Marco al quale comunque mi permetto di dare una risposta?
Queste cazzate, di Ulisse e il resto lasciamole alla letteratura, qui non ci sono Proci, qui c’è gente normale che assedia il potere per chiedere cose normali che riguardano la vita di uomini, donne e bambini normali.
Qui non c’è Telemaco che aspetta Ulisse ma ci sono figli che chiedono ai genitori che tornano da pesca o da giocare a carte che hanno bisogno di soldi per andare al bar o comprarsi l’ultimo telefonino. Qui non ci sono Penelope e che fila e sfila la tela, qui ci sono donne che magari vanno a fare ginnastica per rilassarsi ma che spesso s’incazzano per tutto il resto.
Qui nessuno aspetta Ulisse perché non credono alle favole, qui però c’è anche qualcuno che si impegna quotidianamente per fare qualcosa non solo per se ma anche per gli altri sono pochi, pochissimi e questi meritano assolutamente rispetto.
Se poi Marco mi dici che hai in mente un personaggio reale che vive nel mondo, che mosso dalla nostalgia vuole fare ritorno nella sua Ponza per riscattare la sua gente bene a questo punto io ti dico: “fammelo conoscere sono veramente curioso di scoprire chi sia questo UOMO”.
Marco
6 Febbraio 2016 at 17:31
COMMENTO RIMOSSO DALLA REDAZIONE
La Redazione
12 Febbraio 2016 at 23:48
La Redazione ha rimosso i commenti di un Lettore, tal “Marco” – indipendentemente dalla pertinenza e correttezza di quanto scrive –, per aver rifiutato di farsi identificare – pur con modalità ‘riservata’ – come da norme di comportamento che il sito si è dato (leggi qui) e a cui non si fanno eccezioni.
Poiché al commento di detto ‘Marco’ ha risposto Vincenzo Ambrosino, autore dell’articolo, per facilitarne la comprensione globale, sintetizziamo per grandi linee quanto è stato rimosso: nello scritto si sosteneva la necessità per Ponza di avere oltre ad un “Ulisse” anche delle “Penelope” e dei “Telemaco”; si identificava inoltre un possibile “Ulisse” tra coloro che scrivono su Ponzaracconta, pur senza farne il nome.